3. Complicità inaspettata

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Era successo.
Dopo tutte le volte in cui glielo avevano promesso, i suoi compagni erano riusciti a pestarlo a sangue senza che Simone potesse difendersi.
Non ci provava nemmeno, restava lì accovacciato a terra a sorbirsi le botte, sperando finissero presto, sperando che qualcuno intervenisse dimostrando quel coraggio che a lui mancava, la forza che a lui mancava.
Ma nessuno faceva nulla, ognuno pensava per sé, provando - ancora una volta - come siamo abituati a vivere in modo omertoso.

Ringraziò il cielo che Jacopo non tornasse a pranzo quel giorno, aveva un appuntamento con Carla e, per dimostrargli il suo appoggio, si era premurato anche di inviargli un messaggio con scritto un semplice "Buona fortuna, anche se non ne hai bisogno. S." ma il loro rapporto di questo era fatto: di azioni semplici ma che, in realtà, significavano tutto.

Suo padre sarebbe rimasto a lavoro anche di pomeriggio, aveva gli incontri con i genitori a scuola.
Era professore di filosofia proprio nella scuola in cui studiava Manuel e, guarda caso, era anche uno dei suoi alunni più brillanti.

Aveva qualche ora a disposizione per cercare un modo per camuffare quei lividi sul viso.
Provava un dolore assurdo al fianco e, quando arrivò a casa, scoprì di avere un enorme livido anche lì.
Era stanco di quella situazione e si sentiva uno stupido per non essere riuscito a difendersi, per non essere riuscito a fermarli e aver lasciato che lo umiliassero tanto solo perché aveva scelto di essere sé stesso e di amare chi voleva alla luce del sole.
Non riusciva ancora a capire cosa ci fosse di sbagliato in quello. L'amore è sempre una cosa bella, no?
Non lo sapeva più nemmeno lui.

Pianse mentre si passava una crema sul fianco, ma non per il dolore fisico bensì per quello emotivo.
Si sentiva tanto impotente e solo.
Sentiva di non importare a nessuno se non a suo fratello ma non voleva scaricare addosso a lui tutti i suoi problemi, Jacopo era splendente quanto il sole a mezzogiorno, nell'aspetto e nel carattere, e non voleva spegnerlo, non voleva ridurlo così com'era ridotto lui.

Tirò su con il naso e scese al piano di sotto per poter bere un bicchiere d'acqua, non aveva nessuna intenzione di pranzare.
Proprio mentre stava per posare la bottiglia in frigo, sentì qualcuno bussare alla porta.
Si affacciò discretamente dalla cucina, per capire chi fosse e vide Manuel con le mani sui fianchi e la testa bassa.
Alzò gli occhi al cielo, perché era lì? Sicuramente sapeva che Jacopo non fosse in casa.
Poi, aveva avuto già una giornata terribile, non aveva nessuna voglia di sentire anche lui.
Pensò bene di ignorarlo ma questo insistette a bussare

«Simone, lo so che stai in casa, c'è la vespa tua!» urlò prima di continuare a bussare

Simone si passò una mano sul viso, prese un respiro profondo e si diresse ad aprire, voltando subito le spalle a Manuel per evitare che lo guardasse in faccia

«Che vuoi?» finse di prendere dell'altra acqua dal frigo

«Nun te saluto tanto lo so che nun fa parte de te» disse schietto, la loro tregua era già finita

«T'ho chiesto che vuoi» Manuel si accorse che Simone era più teso del solito

«Niente, Jacopo m'ha detto de prende' 'na cosa in camera sua. Posso?»

Simone non gli chiese nemmeno cosa «Se te l'ha detto Jacopo» fece spallucce e sentì Manuel salire al piano di sopra, poco dopo minuti riesce

«Gentilissimo, accogliente come sempre» disse Manuel ironicamente una volta tornato in cucina

«Non è giornata, Manuel»

«Contrariamente al solito, ve?» Simone si portò una mano sul viso, dimenticandosi dei lividi e fece un verso quasi impercettibile per il dolore «Te potresti pure girà quando te parlo»

Inaspettato || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora