9. Resta con me

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L'indomani dal litigio, Jacopo uscì di casa senza nemmeno aspettare Simone, cosa che - solitamente - faceva ogni mattina.
Simone soffriva quel distacco, gli faceva male tutto il corpo per la lontananza da suo fratello e per quell'astio ma non riusciva ancora a fare finta che quella conversazione che avevano avuto non esistesse.
Così era uscito da solo da casa e da solo era salito sulla sua vespa per dirigersi verso scuola, sapeva già sarebbe stata una giornata terribile.

Infatti le prime ore passarono lentamente.
Tutti continuavano a chiedergli cosa avesse ma lui si limitava solo a scuotere la testa e accennare un sorriso pur di non dare spiegazioni, non sapeva cosa dire.

«Oh rega v'aspetto alla festa mia domani, nun ve lo scordate» disse Matteo non appena suonò la campana della ricreazione

«La festa, è vero» disse a bassa voce Simone portandosi le mani sul viso

Matteo, che stava ancora seduto nel banco accanto al suo, si voltò a guardarlo «No, nun ce provà Simò. Tu alla festa mia ci vieni e basta»

«È un periodo di merda, Mattè» provò a giustificarsi Simone

«Eddaje, è la festa mia! Poi ce stamo tutti, te diverti, so' sicuro» quasi lo supplicò

«Dai Simò, tu non ci sei mai stato a 'na festa co' noi» si intromise Chicca «Vedrai che sarà 'na bellissima serata»

Simone sospirò «Va bene, vengo» si arrese

«Ho già mandato tutte cose nel gruppo de classe, se manca qualcuno nun ve parlò più pe' 'na settimana»

«Io non la prenderei come una minaccia, anzi» intervenne Giulio

«Ma statte zitto, e nun te mbriacà come la volta scorsa che io nun ce voglio finì all'ospedale per il compleanno mio pe' colpa tua»

«In ospedale?» chiese Simone stupito

«S'è scolato e fumato de tutto, 'na visione orribile, lascia perde'»

Giulio scosse la testa e accennò un sorriso, era la prima volta che Simone lo vedeva sorridere.

«Vabbè, vado a prendere il caffè. Voi volete qualcosa?» chiese Simone alzandosi, tutti scossero la testa e uscì dalla classe

La fila alle macchinette era sempre interminabile durante la ricreazione ma, fortunatamente, era abbastanza scorrevole tanto che in pochi minuti Simone riuscì ad arrivare davanti la macchinetta per poter prendere il suo caffè.

«Ciao» sentì una voce familiare alle sue spalle, non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per capire si trattasse di Manuel «Non mi saluti nemmeno più, mò?»

«Ciao» rispose Simone prima di prendere il suo bicchierino di caffè e allontanarsi dalla fila, Manuel lo seguì

«Possiamo parlà n'attimo?»

«Non ho nient da dirti, Manuel»

«Jacopo ha capito tutto»

«Ma non mi dire!» Simone si fermò e lo guardò per un breve istante, entrambi sentirono come se fosse passata un'eternità dall'ultima volta in cui si erano guardati negli occhi

«Ha cazziato pure te?» chiese Manuel e Simone annuì «Ho provato a chiamargli ma nun me risponde»

«Non parliamo da ieri pomeriggio, non so aiutarti»

«Perché ha litigato pure co' te?» chiese confuso «Con me lo posso anche capire ma tu..»

«Perché gli ho detto delle cose che non avrei dovuto dirgli, forse» si sedette sulle sedie che stavano in corridoio e Manuel si sedette accanto a lui, gli offrì il caffè che era rimasto nel bicchiere ma Manuel rifiutò con un veloce gesto del capo ringraziandolo, però, con un dolce sorriso

Inaspettato || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora