10. Solo Simone

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Simone aveva controllato il suo telefono più volte il giorno seguente alla festa, e anche quello dopo.
Aveva aspettato notizie da parte di Manuel, anche indirettamente tramite qualche storia su Instagram, ma niente.
Non si era presentato nemmeno a scuola e Simone era - inevitabilmente - preoccupato nonostante non volesse renderlo evidente.
Lo aveva tenuto stretto sulla vespa mentre gli parlava per tenerlo vigile, per non fargli perdere del tutto i sensi.
Lo aveva assistito mentre, improvvisamente, Manuel si era messo a vomitare per strada sporcandogli anche la manica della camicia ma a lui non importava.
E lo aveva accarezzato quando, dopo averlo messo a letto con l'aiuto della madre di Manuel convinta di star parlando con Jacopo e non con lui - cosa che Simone non si premurò di chiarire - lei era andata in bagno per prendere qualcosa per pulire il viso del figlio.

Sapeva Jacopo fosse stato da lui ma non aveva avuto il coraggio di chiedergli notizie, né Jacopo gli aveva riferito qualcosa convinto che Manuel avrebbe fatto tutto da solo presto.
Ma Manuel, dopo essersi ripreso un minimo, era rimasto in camera a fissare la finestra in cerca delle parole giuste da dire a Simone, cercando un modo per giustificarsi, per chiedere scusa, soprattutto per la brutta figura fatta quella sera.
Aveva le idee confuse, sapeva di aver straparlato ma non ricordava esattamente cosa gli aveva detto.
Era stata un disastro quella festa, di questo era sicuro.

Sentivano entrambi la mancanza dell'altro e gli faceva male.
Manuel aveva preso il telefono più volte tra le mani per chiamare Simone ma trovava sempre una scusa per non farlo, sentendosi uno stupido.
Perché era così difficile?
Doveva solo chiedergli scusa e dirgli la verità, disposto anche a supplicare di perdonarlo, cosa che lui non aveva mai fatto.

«Manuel? Mi dai una mano con la spesa?» sentì la voce della madre provenire dall'ingresso, sbuffò e si alzò dal letto «C'hai ancora 'na faccia terribile»

«Mi sento 'no schifo, 'nfatti» ammise Manuel

«Eh, pensaci la prossima volta» lo rimproverò lei

Non era tanto per colpa dell'alcol se Manuel si sentiva tanto male, ma per Simone.
E odiava che il suo umore dipendesse tanto da qualcuno ma realizzò che se voleva stare bene doveva tornare da lui ma per tornare da lui bisognava che Simone lo perdonasse e affinché questo potesse succedere Manuel doveva parlargli e dirgli la verità e lui non sapeva come fare.
Era un circolo vizioso terribile.
Come aveva fatto ad entrare in una situazione del genere? Non poteva restare solo una notte di sesso e basta?
La risposta l'ebbe immediatamente dopo: no.
No perché Simone non era una persona qualsiasi, per tanti motivi che non riusciva nemmeno ad individuare bene. Sapeva Simone fosse Simone. E gli bastava per sentire tutto il corpo tremare.

«Domani te ne torni a scuola, comunque» disse Anita mentre Manuel gli passava le cose da posare in frigo

«E che palle, però. Nun possiamo fà finta de niente pe' tutta la settimana?»

«No, così impari a fà lo scemo»

«Non ho fatto lo scemo» disse esausto alzando gli occhi al cielo

«Ah no, c'hai ragione. Tu sei scemo»

«Quante storie stai a fà!»

«N'altro po' ed entravi 'ncoma Manuel, ma te rendi conto delle cose che fai? Menomale che c'hai sempre quel santo de Jacopo che te viene appresso»

Non era Jacopo, quello.
Avrebbe voluto dirlo ma, ancora una volta, lo tenne per sé perché il solo pensiero di dover dire quel nome ad alta voce gli faceva mancare il respiro.

«Nun succederà più, va bene? La smetti mò de famme la guerra?» si appoggiò al muro

«Voglio vede', Manuel» rispose fredda lei prima di cedere e dare un bacio sulla guancia al figlio che non si ritrasse e si godette quell'affetto di cui aveva bisogno

Inaspettato || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora