5. Nuova vita

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L'indomani mattina, Jacopo incoraggiò Simone a scendere insieme al piano di sotto e approfittare della calma della domenica mattina per parlare con loro padre e cercare, insieme, una soluzione che non danneggiasse Simone ancora di più.

Jacopo scese per primo mentre Simone si nascondeva dietro di lui, come quando erano bambini e, dopo aver combinato un pasticcio, andavano insieme a confessare e cercavano sempre di coprirsi a vicenda pur di non lasciare che il padre se la prendesse solo con uno dei due. E Jacopo era sempre il più coraggioso, il primo a parlare mentre Simone si nascondeva alle sue spalle e stringeva forte il braccio del suo fratellino.
Le colpe di uno erano sempre le colpe di entrambi.
I dolori di uno erano sempre i dolori degli altri.

"Non sei solo, siamo insieme, lo siamo sempre stati e risolveremo tutto" Jacopo lo aveva ripetuto fino allo sfinimento per tutta la notte e Simone gli credeva, credeva sempre a ciò che Jacopo gli diceva e soprattutto credeva al suo appoggio che non gli era mai mancato.

«Buongiorno» disse Dante sorridendo vedendo i suoi figli insieme

«Buongiorno papà» come sempre, Jacopo fu il primo a parlare e il primo a prendere posto. Simone si sedette di fronte a lui

Dante continuò a fare colazione mentre i due fratelli si scambiavano degli sguardi, Simone non riusciva a parlare, non sapeva come esporre il problema senza ingarbugliarsi, piangere o far sfociare tutto in un attacco d'ansia. Così, come sempre, Jacopo venne in suo aiuto e parlò al posto suo.

«Papà io e Simone dobbiamo parlarti» disse serio e Dante alzò subito lo sguardo dal giornale che stava leggendo e lo puntò sui suoi figli

«Che avete combinato? Le conosco quelle facce» accennò una risata

«No, nulla» disse Simone «È solo che..» provò a spiegare ma non riuscì così Jacopo completò la frase al posto suo

«Ciò che Simone sta cercando di dirti è che sta avendo problemi a scuola» disse Jacopo

«Problemi di che tipo? Voti bassi?»

«No, papà. Qualcosa molto più grave di un voto basso» disse Simone, con un tono di nervosismo nella sua voce

Dante posò definitivamente il suo giornale e guardò Simone dritto negli occhi.
Lo aveva capito che ci fosse qualcosa di strano ultimamente, era più strano del solito, si isolava più del solito, parlava meno e quando lo faceva era solo per esprimersi a monosillabi.
Aveva dato per scontato fosse a causa di qualche ragazzo, il mal d'amore degli adolescenti, non avrebbe mai pensato ci fosse qualcosa di più serio sotto.

«Che succede, ragazzi?» chiese preoccupato

Simone scosse la testa, non riusciva a parlare, non era solito aprirsi e di fronte a suo padre ancora meno. Così Jacopo prese ancora una volta la parola «Papà..» sospirò «A scuola picchiano Simone»

Dante sentì il fiato venirgli meno, guardò Simone e poi di nuovo Jacopo, sentì come se qualcosa lo avesse colpito in pieno sulla testa «Cosa — chi? Ma che dite?»

«I suoi compagni di classe, uno in particolare lo ha preso di mira e..»

«Mi picchia, costringe gli altri a fare lo stesso, mi insulta continuamente e io non ne posso più, papà» gli si spezzò la voce e scosse ancora la testa, non voleva piangere ma cercò - invano - di trattenersi

«Va avanti da un po'» continuò Jacopo «Ma io l'ho scoperto solo ieri sera, quando quel coglione mi ha scambiato per lui e ha picchiato me»

«Perché non ci hai detto nulla?» chiese Dante prendendo la mano di suo figlio tra le sue

Inaspettato || Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora