𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝐼

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Penelope non cerca marito,
Penelope vuole Ulisse

Biblioteca ~ 01:00 a.m.

Mi trovavo in biblioteca da un'ora e mezza, ormai.
Un libro in mano e lo sguardo fisso sulle pagine giallastre. In piedi, davanti allo scaffale con l'odore di legno e libri che mi avvolgeva, stavo studiando o, per lo meno, ci provavo. Non sapevo nemmeno io che cosa stessi "studiando", storia probabilmente. In realtà, lo aspettavo.

Si erano dati appuntamento li, terza colonna, ottavo scaffale a destra. Il loro posto.
La biblioteca era deserta, neanche il custode c'era, e in que momento l'unica cosa interessante lì dentro per lui era lei e per lei l'immagine in bianco e nero nel suo libro di storia egizia.
La osservava nascosto dietro alla libreria, come se stesse osservando la stella più bella del cielo.

"Basta. Me ne vado". Stavo per chiudere quel vecchio libro sporco e polveroso, quando, girando pagina, una fotografia mi attrasse. Un dipinto funerario. Faraone e regina. Affascinante. Attraente, dato il mio poco interesse per quel tipo di arte. Come se quell'illustrazione fosse riuscita a intrappolare quelle due anime. Per sempre. Due sguardi incatenati per l'eternità. E chissà perché, è stato come un dejavú, qualcosa di familiare...

...che cosa c'è in un nome?...

D'improvviso sentii qualcuno abbracciarmi da dietro. Due grandi braccia mi avvolsero la vita per avvicinarmi al loro petto, appoggiando la testa sulla mia spalla sinistra. Percepii il suo respiro sul mio collo ed il profumo, che mi inebriò subito le narici, diffuse in me un senso di sicurezza e protezione.
<<Che cosa leggi?>> mi sussurrò all'orecchio, facendo scorrere migliaia di brividi lungo la mia schiena.
<<Un libro, preso a caso>> sospirai chiudendolo con un colpo e riponendolo sullo scaffale. Con questo gesto, in veloce flashback si insinuò nei miei pensieri. Uno dei nostri primi ricordi.

"Sei talmente nana che neanche arrivi allo scaffale" mi sfotté.
"Tieni" disse passandomi il libro "A questo punto una persona si aspetterebbe un grazie"
"Non te l'avevo chiesto"

Tornai alla realtà qualche attimo dopo.
<<Ce ne hai messo di tempo, eh. Stavo quasi per andarmene>> cercai di mantenere un tono scocciato.
<<Scusa ma è dura organizzare una fuga da casa, quando solo tua madre conosce il codice dell'allarme>> disse con un sorrisetto amaro ed io sospirai arresa.
<<Hey>> mi prese il mento portando il mio viso a pochi centimetri dal suo <<Qual'è il problema? Adesso sono qui>>
Bastasse quello...
<<Per quanto ancora dovremo continuare così? A nasconderci, intendo>> chiesi facendo appoggiare le nostre fronti l'una all'altra.
<<Resisti. Finiamo quest'anno, ci diplomiamo e scappiamo. Andremo al college e, se serve, anche in un altro stato. Ce ne sono tanti>> ridacchiò <<Potremmo vivere felici, magari un giorno ci sposeremo pure. Se ti va prendiamo anche un gatto...>>
<<Voglio un cane>> lo interruppi
<<Andata per il cane allora>> affermò tornando serio, incatenando i suoi occhi ai miei.

Erano verdi. Verdi come le distese delle valli dopo un temporale, che anche solo guardandole potevi sognare di correrci in mezzo all'infinito. Verdi con impercettibili venature di grigio, come nuvole in una tempesta. Sembrava rispecchiassero la sua anima, bastava guardare i suoi occhi per accedere alla sua mente, ma allo stesso tempo riuscivano a penetrarti nel profondo, senza che tu potessi fare nulla.

<<Lontano da questo posto dimenticato da Dio, lontano dalle nostre famiglie, da tutto. Solo io e te>> rispose con enfasi e sorrisi a tutto ciò.
Mi piaceva quando mi parlava così, di questi suoi piani così folli e ribelli. Ma allo stesso tempo avevo la consapevolezza che se lo avesse voluto, avrebbe fatto di tutto, purché accadesse. "Ce lo eravamo sempre promessi, ma chissà se ne avremo mai la possibilità" pensai.

...ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa...

Appartenevano a due importanti famiglie estremamente benestanti, ciononostante politicamente avversarie. Per generazioni e generazioni non ci fu un momento di pace tra le due. Talmente tanto in conflitto che pure i rispettivi cognomi erano banditi tra le quattro mura di casa. Non potevano neanche sfiorarne in pensiero, figuriamoci se quei due si fossero mai potuti innamorare.

...anche se lo chiamassimo con un altro nome ...

Ci incontriamo qui, ogni notte, dopo le 24:00, dove per la prima volta in nostri sguardi si sono incontrati.
La nostra cittadina era economicamente instabile, tanto che per risparmiare sui vari costi, il sindaco aveva deciso di mantenere un solo custode della biblioteca. Ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. E per nostra fortuna si trattava di Bill.
Un uomo sulla cinquantina, grande quanto un armadio a due ante. Una di quelle persone che da fuori non sembrano quello che sono dentro, tanto grosso quanto buono. Bill era un amico di famiglia, che avrebbe fatto di tutto pur di tenere al sicuro il nostro segreto. Faceva sempre riferimento a come gli ricordassimo Romeo e Giulietta.
Ci aveva lasciato una copia delle chiavi della biblioteca promettendo che se qualcuno avesse fatto domande su di noi, lui "non avrebbe visto niente". Diceva che era solito fare taaaante pause caffè.

...sarebbe pur sempre lo stesso profumo ...

Ci siamo "rifugiati" nel nostro angolo preferito. Un divanetto posto nella nicchia di una finestra, nella parte più nascosta della biblioteca, seduti su dei grandi cuscini polverosi e sopra di noi solo la grande vetrata rivolta alle stelle. Ethan è appoggiato con la schiena tra la finestra e l'angolo creato dalla libreria d'ebano accanto. Io sono in mezzo alle sue gambe, con la schiena contro il suo petto. Mi tiene stretta tra le sue braccia, mentre io tengo in mano il mio libro.

C'è silenzio, pace. Non servono parole per adesso. Mi coccola e disegna con le dita piccoli cerchi immaginari sul mio braccio, mi stringe a se, e sembra che non abbia alcuna intenzione di lasciarmi andare, come se avesse paura di perdermi. Mi beo nel mio piccolo angolo di paradiso e continuo a curiosare nel mio nuovo libro.
<<Cos'ha quel coso di tanto più interessante di me?>> mi sussurra all'orecchio e io sento delle scosse attraversarmi corpo e le farfalle nello stomaco che mi distraggono dalla lettura. La sua voce più roca è qualcosa di eccessivamente elettrizzante. Giro lentamente la testa e mi perdo in quei pozzi verdi che tanto mi catturano.
<<Non lo so, forse questo "coso" è più bravo di te in storia?>> risposi sarcastica.
<<Ha - Ha - Ha>> rise sarcasticamente <<Quanto sei simpatica. Inutile che fai la gelosa, è stata Keira a chiedermi se avessi bisogno di ripetizioni>>
<<Oh, decisamente. E vedo che hanno avuto un gran bel risultato>> continuai riferendomi alla sua C.
<<Hey, per lo meno ho ottenuto la sufficienza!>>
<<certo, certo>> lo derisi
<<Allora dimmi grande saggia>> cercò di imitare il mio sarcasmo <<in cos'è che questo libro batte la mia così profonda sapienza?>>
<<Beh...>>

Endlessly ~the key of everything~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora