𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝐼𝐼

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Quando vedi il cielo in due
occhi azzurri è la fine ...

𝐴𝑛𝑡𝑖𝑐𝑜 𝐸𝑔𝑖𝑡𝑡𝑜 1300 𝑎.𝐶.

La musica nel salone di sotto echeggiava in tutto il palazzo, persino nelle mie stanze. Per la vittoria nella terra di Khaset e il ritorno dell'esercito, compresi i miei fratelli, mio padre volle indire un sfarzoso ricevimento in onore degli dei. Tutti i più grandi condottieri, ufficiali e nobili avrebbero presenziato, e mentre tutte le mie sorelle erano a caccia di un ricco marito, io me ne sarei stata nascosta in camera mia a leggere.
Me l'aveva insegnata personalmente mio padre, la lettura, e anche la scrittura. Da qui forse si capisce che la principessina di papà sono io...
In realtà, credeva fossi l'unica all'altezza dell'istruzione, tanto quanto un uomo. Riteneva le altre quattro non degne di un dono del genere.
Sorrisi a questo pensiero mentre ripiegavo la pergamena davanti a me, per poi percepire dei leggeri colpetti alla porta.
<<Avanti>> dissi a rivolgendo la mia attenzione all'entrata.
<<Figlia mia>> replicò mia madre entrando <<che cosa ci fai ancora qui? Gli altri ospiti ti stanno aspettando>>
<<Ho avuto un malessere, madre, non me la sono sentita di scendere>> risposi, ovvia che non fosse vero. Non ero neanche lontanamente una persona da feste e se nessuno fosse venuto a reclamare la mia presenza, me ne sarei stata volentieri qui in pace. Chi me lo faceva fare?

Ma mia madre mi conosceva, sapeva che fossi una pessima bugiarda e mi lanciò il suo solito sguardo da chi ti sta per dire:
"Inventatene un'altra"
<<D'accordo, adesso arrivo>> sbuffai.
<<Ti aspettiamo>> uscì sorridendo trionfante.
Ecco. Questa era mia madre. La grande regina Mertseger. Colei da cui avevo preso il mio carattere -che non avevo mai saputo se definire pessimo o no-
Volevamo sempre avere ragione e ottenere il controllo su tutto, imponendoci e battendoci per le nostre idee. D'altronde è così che lei è diventata una grande sovrana. "La più potente della dinastia" a detta degli scribi. Oltretutto era molto amata dal suo popolo, cosa si poteva desiderare di meglio? Speravo tanto che un giorno sarei potuta diventare come lei.
Mi alzai svogliatamente dal divanetto rosso porpora, chiamando le ancelle. Una veste di lino bianco, cintura e rifiniture in oro, orecchini, bracciali, collane, cavigliere sottili di pietre preziose e i miei sandali di cuoio più pregiati. I capelli elegantemente semi-raccolti con dei fermagli che mi incorniciavano il viso.

... la tua assenza si fa sentire ...

"Mai dai. Davvero devo scendere?" mi chiesi retorica. Ero nascosta dietro una delle quattro colonne all'inizio della grande scalinata, cercando la voglia, ormai dispersa, di inserirmi in quell'immenso caos. Prendendo un grande respiro, uscii dal mio nascondiglio.
Poi tutto si fermò. I balli si interruppero, le persone si ammutolirono e tutti mi guardarono, indicando e sussurrando.

La principessa Dahlia, 8ava di 9 figli. Narrata come la reincarnazione della dea della bellezza. La donna perfetta in ogni canone.
I capelli neri, il corpo dalle forme sinuose e seducenti, il naso all'insù, un taglio degli occhi perfetto, il sorriso tanto innocente quanto magnetico, i lineamenti ben definiti e soprattutto una cosa, che nell' antica dinastia non s'era mai vista ma che venne tramandata dai grandi popoli come un ricordo donato alla propria anima dal cielo, prima di scendere sulla terra: gli occhi azzurri. Ma a quale costo tutto ciò?

"La bellezza è controproducente. Quando ci sono tanti occhi puntati, hai difficoltà a riconoscere chi ti guarda con lo spirito di una conquista e chi guarda la tua apparenza con lo spirito di un desiderio"

Continuai a scendere le scale a testa alta, mio padre si avvicinò per porgermi la mano, che afferrai delicatamente, per poi prendermi a braccetto e condurmi vicino al trono, dove alla sua destra vi era seduta mia madre e alla sinistra il mio fratellastro maggiore Emad.

Fratellastro... stessa famiglia, sangue diverso.

Di fianco, adiacente al suo, vi era un altro trono più piccolo, per la figlia favorita del faraone. "Ecco come si sono accorti della mia assenza" pensai. "Quindi, essere la preferita di papà ha anche i suoi contro" sbuffai interiormente.

... molto più della presenza di chiunque altro ...

"Dio, che noia" Ero seduta qua da chissà quando tempo, lo sapevo che dovevo rimanermene in camera mia. Non stavo facendo qualcosa da troppo tempo e la mia iperattività stava cominciando a farsi sentire.
D'un tratto sentii un colpetto al mio piede, ma non ci feci caso. Poi un secondo e un terzo, allora mi rivolsi all'unica persona che in quel momento avrebbe potuto darmi fastidio.
<<Hai finito?>>
<<Ciao anche a te sorellina. Si, grazie, sto bene anche io. No, tranquilla sono tornato dopo due anni senza neanche un graffio, quasi diciamo>>
Alzai lo sguardo e immediatamente i miei occhi si incatenarono ai suoi. No, non doveva succedere. Non un'altra volta...

Quei maledettissimi occhi verdi mi avevano di nuovo intrappolata, in una strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco, sentendo un calore improvviso percorrere tutto il mio corpo.
Era già successo una volta, un momento prima che partisse per la guerra.

Mi aveva guardato e sorridendo. Poi persi ogni concezione del tempo, avevo le farfalle nello stomaco e le gambe molli. Non seppi mai giustificare tale reazione ma...

Sorrisi, arricciando il naso e scuotendo la testa, riuscendo a porre fine al contratto visivo, per poi appoggiare la testa alla mano con il gomito sul bracciolo del trono.
<<Perché mi ignori?>> disse in tono serio
<<Non ti ignoro>>
<<Si, mi ignori>>
<<No che non ti ignoro>>
<<Si>>
<<No>>
<<Si>>
<<No>>
<<Allora dimostramelo>> disse presuntuoso
<<Oh Maat, salvami tu>>
<<Beh?>>
<<Come?>> lo sfidai
<<Balla con me>>

Mi prese per mano e, senza che potessi dire niente, mi trascinò in mezzo alla sala. Mi prese per i polsi e posò le mie braccia attorno al suo collo, per poi prendermi i fianchi. Esitante appoggiai la testa al suo petto e subito il suo profumo mi inebrió le narici.
Chiusi gli occhi per rintanarmi nel mio nuovo, ma familiare, posto felice, sentendo il suo mento appoggiarsi sui miei capelli.
Ciondolavamo adagio sulle note di una lenta melodia, il pavimento bianco lucido sotto di noi quasi rifletteva le nostre immagini, mentre piano piano la musica cominciava a suonare ovattata. Avrei voluto che questo momento durasse per sempre, ma non sapevo perché. Mi sentivo bene, dopo tanto tempo mi sentivo completa. Finalmente la fredda angoscia di un suo non ritorno era svanita, sostituita da un caldo e avvolgente sollievo. Alzai il volto e incontrai il suo viso. Serrando gli occhi, appoggiammo le nostre fronti l'una contro l'altra, facendo incontrare i nostri nasi e fondere i nostri respiri.

Lui la strinse forte come se lei fosse tutta la sua vita, e gliela volessero portar via.
La strinse sentendo che lei era tutta la vita che potesse esserci per lui.

Ma c'era qualcuno, al di là di quelle grandi colonne che li osservava. Due grandi occhi verdi che speravano solo di essere felici così anche loro, a costo di rubare quell'intensa emozione ai due principi.

Endlessly ~the key of everything~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora