𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑉𝐼𝐼

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Il cuore ci mette troppo
a capire cose che
la mente già sapeva

𝐴𝑛𝑡𝑖𝑐𝑜 𝐸𝑔𝑖𝑡𝑡𝑜 - 1300 𝑎.𝐶.

A questo pensavo quella notte d'estate: l'amore è semplicemente vivere. Ma come posso io vivere sapendo che è sbagliato? È sbagliato amarti in questo modo soltanto perché siamo nati sotto cattiva stella. Che forse Hathor non aveva previsto questo per noi.

Forse siamo amanti contro ogni suo piano e ora ne paghiamo le conseguenze. Sarebbe meglio amarti in un'altro modo... forse come si amano i tramonti? In silenzio e da lontano.

Ero appoggiata alla grande balconata, quella dove mio padre annunciava le grandi notizie al popolo. Quello che di giorno veniva visto come un luogo sacro, poi la notte tornava a essere soltanto un blocco di terracotta, illuminato dai raggi argentei della luna. Da li intravedevo l'intera città e oltre. Si scorgevano le coste e il porto mentre le navi attraccate riflettevano la loro immagine nell'acqua cristallina.

Erano poche le luci nelle case ancora accese e le uniche persone per strada erano qualche mendicante, prostitute e padri di famiglia che tornavano a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Chiusi gli occhi e sospirai pensando a come molte persone laggiù fossero più felici di me lassù. Il loro cuore e la loro mente meno confusi dei miei e l'anima più leggera.

La brezza soffiava leggera e mi accarezzava il viso, scompigliandomi un po' i capelli. Percepisco due braccia possenti abbracciarmi delicatamente da dietro, e delle calde labbra appoggiarsi vicino al mio orecchio, cominciando a lasciare baci umidi, fino alla spalla, passando per il collo. Involontariamente mi lasciai scappare un sospiro di piacere, sentendo la presa attorno a me stringersi ancora di più.

<<Non farlo>> disse Emad facendo incontrare i nostri sguardi <<potrei non rispondere più delle mie azioni>>

A quelle parole mi morsi il labbro inferiore mantenendo il contatto visivo. Lui scosse la testa e in meno di un secondo si buttò sulle mie labbra. Così la sua lingua avanzò e in breve si spinse contro la mia, permettendomi così di riuscire finalmente a sentire il tanto bramato sapore di quella bocca che come un dolce irresistibile non sarei più riuscita a non desiderare. Fin da subito le nostre lingue presero a scontrarsi, i respiri si fusero, infranti solo dai piccoli lamenti che sfuggivano dalla mia gola in maniera del tutto irrefrenabile e le dita avevano cominciato a sentire il bisogno di muoversi su di lui senza timore, potendo finalmente sentire sotto il loro tocco la presenza fisica di quell'uomo la cui mancanza stava quasi arrivando a farmi mancare il l'ossigeno. Non avevo la minima idea di ciò che sarebbe successo, la mia unica certezza era che la voglia di lui mi stava logorando. Letteralmente. Volevo diventare la ragione del suo essere, come lui lo era per me ora, la timidezza che sempre mi tormentava, non avrebbe avuto alcuna voce in capitolo. Un impulso che veniva dal profondo del petto mi spinse a saldarmi con la mano sinistra ai suoi tonici bicipiti, per non perdere l'equilibrio nell'atto di sollevare la destra ad accarezzargli i capelli. Fu stupito da quel semplice ma sfrontato gesto, al punto che una sorta di malizioso ringhio si sprigionò cupo dalla sua gola arrivandomi direttamente al basso ventre, facendomi gemere di soprassalto e arrossire violentemente. Non mi staccai da lui nemmeno per riprendere fiato, piuttosto accolsi le mie tentazioni per mettermi sulle punte e protendermi in avanti per raggiungerlo meglio, così da rendere quel bacio ancora più carnale di quanto già non fosse. Ormai ero spacciata, la ragione non mi apparteneva più, e lui non sembrava da meno. Più i secondi passavano, più la sete e il bisogno che facesse qualcosa aumentavano. Nemmeno i baci bastavano più.

In mezzo a quel loro incessante bruciare e consumarsi, però, qualcosa cominciò a sorgere nel profondo di lui, crescendo fino a prendere il controllo delle sue azioni, non più mosse da un'impetuosa lussuria, ma da una spinta ferma e decisa che in maniera improvvisa pose fine a quel circuito apparentemente infinito da cui non sarebbero più voluti più uscire.

La sua lingua si ritrasse, le sue labbra si scollarono dalle mie emettendo un piacevole schiocco. L'aria fredda sul terrazzo mi occupò rapidamente i polmoni prima di venir buttata fuori affannosamente più di una volta, lasciandogli il petto via via meno pesante e dandogli la forza di pronunciare le prime parole dopo quella che sembrava un'eternità.

<<Stiamo sbagliando>> di colpo l'universo attorno a me si fermò. Ogni muscolo, ogni fibra, ogni cellula smise di funzionare, interrotta dal tagliente suono della sua voce che mai avrei voluto si rivolgesse a me con tali sussurri, che con inaspettata brutalità mi fecero ammutolire completamente. Nella mia testa c'era ancora un vuoto, un assordante silenzio contornato dall'eco della sua voce.

Stiamo sbagliando.

Tutto ciò che fino ad allora pareva essersi costruito lentamente, con una passione che aveva pazientato così tanto a sprigionarsi, era svanito in un battito di ciglia. E quando la dolorosa sensazione di avere lo stomaco stretto in una morsa affilata da mille spine pungenti si espanse sempre di più in tutto il mio ventre, il respiro si allontanò per poco dalla gola, costringendomi a deglutire a fatica, alla ricerca di tutto l'ossigeno che i suoi baci mi avevano portato via e che non sembrava intenzionati a ridarmi. Quel fastidioso rimbombare che risiedeva fra i pensieri trasparenti diveniva sempre più forte, tentava di sovrastare le preghiere inascoltabili che si ripetevano nella mia mente ad oltranza, nella speranza di trovarmi dentro un sogno tramutato in incubo da cui mi sarei potuta subito svegliare.

<<Tutto questo non sarebbe dovuto succedere>> invece si.

Emad mi precedette e il mondo mi crollò direttamente addosso. Fu come uno schiaffo in pieno viso, una pugnalata dritta al cuore dopo un bacio il cui sapore lasciava un amaro retrogusto di tradimento sulle labbra.

Tutto sembrava così vero e puro quando stavamo insieme, entrambi riuscivamo a dimenticare tutto ciò che di più tossico e rischioso si celasse dietro l'armonia che formava i nostri corpi nell'unirsi l'un l'altro, ma poi la consapevolezza tornava a tormentarci.

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