𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑋𝐼𝐼

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Tu sarai per sempre
il mio incantesimo
-G. D'Annunzio

Antico Egitto - 1300 a.C.

No...no... ti prego...

<<NO!>> urlai svegliandomi di soprassalto.

L'ennesimo incubo nel cuore della notte. L'ennesimo riflesso nella mia mente di come sarebbe potuto finire quel giorno. Di come quell'essere avesse potuto toccarmi, violarmi, se Emad non fosse arrivato in tempo. Nei miei sogni però lui non c'era, potevo gridare quanto mi pareva, la mia voce sarebbe sembrata sempre ovattata, smorzata, come fossi circondata dall'acqua. Nessuno mi sentiva e in ogni singolo sogno lui si faceva sempre più vicino, sempre più pericoloso. Poi mi svegliavo, e l'unico ricordo impresso erano i suoi occhi assetati di carne.

Mi mancò il fiato, sentivo come se l'aria non fosse abbastanza.
Mi portai la mano sul petto, il mio cuore batteva come un martello dentro quel corpo che sembrava non riuscire più a contenerlo.

<<Chi è?!>> chiesi spaventata da un rumore esterno, come se la paura di un incubo non fosse stata abbastanza. Rivolsi il mio sguardo verso la porta, restando interdetta vedendola accostata. Ero certa di averla chiusa la sera prima.

<<Nakia?>> chiesi, avvicinandomi all'uscita <<Astarte?>> uscii dalla camera, entrando nel grande corridoio <<Nasim?>> chiesi sempre più angosciata <<Emad?>> mormorai il suo nome <<Dai, non è divertente, Emad>> dissi facendo un giro su me stessa, per accertarmi se ci fosse qualcuno. Un altro rumore alle mie spalle mi fece sobbalzare <<Emad vieni fuori, mi stai spaventando>> dissi timorosa voltandomi, ma trovando davanti a me qualcos'altro.

<<Oh miei dei...>> biascicai terrorizzata. Un fantasma. No, non era un fantasma. Ancora non so che cosa diavolo fosse. Forse proprio quello. Un diavolo. Dall'aspetto lugubre e agghiacciante.

Un manto nero come le tenebre, che copriva un corpo fatto solo di ossa e brandelli di carne bruciata. Neanche il volto ne era esente. Un teschio che presentava un solo brandello di cute, come una benda che partiva dal centro della fronte, arrivando allo zigomo, prendendo l'occhio sinistro, l'unico presente.

La mostruosa figura mi guardava negli occhi, come a penetrarmi l'anima. Cominciò, poi, ad avvicinarsi, lentamente, pareva fluttuare, come se sotto il lungo manto non ci fosse altro che polvere.

<<No...>> sussurrai terrorizzata, mentre nella mia mente si figuravano gli scenari peggiori. Indietreggiai sempre di più, fino a voltarmi e correre per scappare. Sarei sicuramente inciampata sui miei stessi passi dalla paura se non avessi avuto una scarica di adrenalina che mi portò a fuggire da quella creatura che ora mi inseguiva.

La cosa più inquietante era la calma con cui lo faceva. Mi seguiva, senza alcuna fretta, senza correre, come se fosse sicura che in un modo o nell'altro mi avrebbe presa. Il palazzo era completamente buio, qualche ombra si intravedeva grazie al leggero bagliore della luna, ma tutto il resto era avvolto nelle tenebre.

Decisi di imboccare diversi corridoi senza sapere dove mi avrebbero portato e ovviamente, in quell'enorme labirinto, si dimostrò una pessima idea dato che in poco tempo mi ritrovai in un vicolo cieco. In trappola.

<<No, non è vero>> piagnucolai <<è solo un incubo>> cercai di confortarmi, vedendo l'ombra avanzare sempre più velocemente <<no... no... ti prego...>> dissi accasciandomi nell'angolo <<ti prego...>> dissi con voce spezzata, un'ultima volta prima che il mostro mi piombasse addosso e... si dissolvesse, lasciando solo un'eco dietro di se.

<<اترك الأمير وشأنه>>
Sussurrò la voce demoniaca prima di eclissarsi nel vento.

...insegnami a...

Mi svegliai con un sussulto, inspirando pesantemente dalla bocca come se fossi stata in apnea tutto il tempo. Mi voltai verso la porta accertandomi che questa volta fosse chiusa. Era soltanto un altro incubo. Peggiore di tutti gli altri. Ero nel mio letto. Nella mia camera, e non mi ero mai mossa da lì. "Ma che mi sta succedendo?" chiesi tra me e me, ancora sconvolta, appoggiando la testa sui cuscini. "اترك الأمير وشأنه..."

...scordarmi di pensare...

Nel frattempo, però, la soluzione ai dubbi della principessa giaceva pochi metri sopra di lei, nella torre più alta del palazzo.

Qualcuno a lei troppo vicino, possedeva poteri che neanche la più potente sacerdotessa del regno poteva immaginare. Poteri ottenuti dalla magia nera, che avrebbero solo accentuato la parte oscura dell'individuo che li avrebbe posseduti.

<<Oh dei, quanto mi diverto a giocare con i sogni>> disse ghignando appagata, nel modo più perfido.

<<Ignara. Piccola. Indifesa principessina>> cominciò con voce macabra osservandola dal suo specchio d'acqua <<Goditi la tua vita da sogno, fino a che non diventerà il tuo peggiore incubo>> concluse con una risata tanto perversa e infame, da far fuggire tutti i volatili dormienti nelle vicinanze.

Poi lo scenario nell'acqua cambiò, mostrando un'altra figura. Una figura maschile, dal sonno più tranquillo di quello di Dahlia.

Qualcuno che ronzava molto nella testa della nostra sconosciuta e che ella non avrebbe mai osato toccare.

<<Ti amavo, lo sai? Eri dannatamente tutto ciò che volevo>> disse sfiorando delicatamente la sua figura sul pelo dell'acqua <<tu, però, hai scelto lei. Ma tranquillo, presto tornerai da me strisciando>> disse innervosita al pensiero, portando al sopravvento delle sue emozioni. Così risentita, sbatté la mano sulla superficie dell'acqua, schizzando ovunque e comportando la rottura dell'incantesimo.

Doveva ancora imparare che i suoi sentimenti non dovevano interferire con la magia, altrimenti avrebbe comportato la perdita del controllo.

Endlessly ~the key of everything~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora