Capitolo 10: "Problemi in famiglia"

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Ero seduto sul divano, pensavo a Ria, forse quello che le dissi la fece stare male. La chiamai al telefono, qualche secondo, poi rispose:

<Hey>

<Come va?>

<Tutto bene>

<Forse sono stato cattivo ieri, non so se ci sei rimasta male>

<No tranquillo, non avrei dovuto parlare così con mio padre>

<Ti va di vederci oggi?>

<No scusami, voglio stare un po' sola>

<Ah...va bene allora ci sentiamo>

<Sì, a più tardi>

Mi passai una mano nei capelli, mi dispiaceva di aver detto quelle cose. Uscii di casa tardi quella sera, mi arrampicai sul campanile della chiesa di Wallwood, potevo vedere tutto di lì. Mi guardai attorno, tutto tranquillo. Erano quasi le 2:15 del mattino. Joey mi lascio il suo corpo per la notte così da poter controllare tutta la città. Mi lanciai sui tetti delle case saltando da uno all'altro, con la forma di Joey era facile muoversi velocemente. A volte però mi distraevo mentre mi spostavo da una parte all'altra. C'erano delle cose che mi facevano pensare a lei. Guardai un cartellone pubblicitario con una ragazza incappucciata...la mia Hoodie-Girl. Sentivo in lontananza il rumore delle tegole che si avvicinava sempre di più. Mi voltai verso l'origine del suono ma lo feci troppo tardi. Una zampata in piena faccia. "Non questa volta" gridai, e mi aggrappai sul cornicione per non cadere. Saltai sul tetto opposto e lo vidi...

- "Quindi ci rincontriamo"

- "Perché hai ucciso il cacciatore?"

- "Sapeva"

Non capii cosa significasse, ma continuai a parlare

- "Cosa? Cosa sapeva il cacciatore?"

- "Stanne fuori piccoletto...o ti faremo fuori noi"

Saltò verso la mia direzione cercando di afferrarmi: "Ne sei così sicuro?"

Gli dissi con tono arrogante. Saltai, mi trovavo sopra di lui adesso, stavo cavalcando la bestia. Gli strappai qualche pelo prima di ferirlo con i le dita affilate di Joey. Un lungo graffio dietro la schiena. Caddi dalle sue spalle e atterrai sul ciglio della strada, mentre lui scappò verso la luna piena. Avevo il corpo distrutto, ma almeno avevo altri campioni da portare in laboratorio. Qualche tempo dopo arrivarono i risultati di entrambi i campioni e le statistiche combaciavano perfettamente, arrivarono anche i risultati di una fialetta di sangue. Mentre ero in sala parlavo con lo scienziato incaricato del lavoro, il dottor Wick.

Mi raccontò che la fialetta conteneva il sangue di un certo "David Ducky", un soggetto evaso dal carcere sotterraneo di Wallwood, uno dei luoghi se non il luogo più sorvegliato della città. Non ne avevo mai sentito parlare. Tornai a casa stanco, arrivai quasi a casa e alzai lo sguardo verso la porta d'ingresso, c'era proprio lei, che mi aspettava fuori, sembrava preoccupata. Arrivai dietro di lei e la chiamai, quando mi vide i suoi occhi si riempirono di lacrime e mi abbracciò forte.

- "Ria mi stai soffocando cosa succede?!"

- "Sono così contento che tu stia bene"

Piangeva a dirotto. Non riuscivo a calmarla. Non riuscivo a togliermela di dosso. Ed ecco che spunto Max dal mio cortile con una faccia sconvolta. Indicava verso l'interno della casa. Era distrutta...completamente distrutta. Ria mi ha raccontato di aver sentito dei forti rumori all'interno della casa e di aver chiamato la polizia, una volta entrati gli agenti all'interno della casa sono scomparsi. Max dopo un po' entrò non trovando nessuno all'interno. Quando arrivai erano tutti preoccupati per me, pensavano che mi fosse successo qualcosa.

Salii in camera, era a soqquadro qualsiasi cosa. Sulla scrivania c'era un bigliettino stropicciato che diceva "So cosa hai fatto Kael Walsh". Ero spaventato e come me lo erano Max e Ria. Max sapeva dei miei poteri ma Ria non era a conoscenza di nulla. Passai l'intera giornata ad abbracciarla e a tranquillizzarla, sembrava essersi presa un bello spavento, quasi un trauma. Non sapevo chi potesse essere stato a farmi questo, non poteva essere la bestia, non può sapere la mia identità e non può sapere dove abito. Dormii a casa di Ria perché la mia casa era un completo disastro. Sentii bussare alla porta della mia camera

- "Avanti"

- "Hey, non voglio disturbarti so bene che è stata una giornataccia"

- "Non disturbi lo sai...tu come stai?"

- "Mi sento molto meglio sapendo che non ti è successo nulla"

- "Se stai bene sto bene anch'io"

- "...ho bisogno di te, ho paura di stare sola dopo quello che è successo, non voglio stare neanche un minuto lontano da te"

- "Ok?"

- "Posso dormire qui insieme a te?"

Arrossii e annuii, sapevo cosa stava provando in quel momento e volevo tranquillizzarla il più possibile. Le feci spazio nel letto e si infilò sotto le coperte, appoggiò una mano sul mio petto e la sua testa sulla mia spalla. Stavo bene, ero felice.

- "Kael è seriamente preoccupata per te, devi dirle tutto"

- "Joey io vorrei tanto, ma non mi guarderebbe più in faccia, meglio di no"

- "La perderai comunque Kael, io ti ho avvisato"

Pensai profondamente a quelle parole...forse Joey aveva ragione, l'avrei persa se non le avessi raccontato come stanno le cose, ma quando lo saprà non mi guarderà più in faccia. La guardai mentre chiudeva i suoi occhioni, era serena tra le mie braccia. Portai una mano sui suoi capelli e la accarezzai dolcemente mentre potevo vedere il suo sorriso un po' nascosto: "Quanto vorrei poterti dire quello che voglio" pensai, mentre piano mi addormentai anch'io. Mi svegliai presto, erano le 6:00 del mattino, avevo ancora Ria accanto a me, stava ancora dormendo...era così dolce. Sentii la porta d'ingresso aprirsi seguita da una voce che diceva: "Rianne sono io, sei in casa?". Spalancai gli occhi, sapevo di chi si trattasse. Mi alzai dal letto e mi vestii, la porta della camera di aprì e come mi aspettavo dietro essa c'era lui...il padre di Ria.

- "Ancora tu?!"

Ria si svegliò di colpo dalle urla di suo padre, lui si avvicinò a me prendendomi per il collo della maglia, mi tirò un pugno in faccia e mi lanciò fuori casa. Uscii di casa anche lui, forse non aveva colmato il suo senso di piacere, ma Ria corse fuori per portarlo in casa. Lui si girò verso di lei con un'espressione minacciosa. Le tirò uno schiaffo potentissimo e la spinse in casa urlando: "Sei proprio una puttana lo sai?!". Vidi tutta la scena, ero completamente andato, non ci vedevo più dall'ira. Lo presi dal braccio per portarlo via da Ria, che era a terra. Lo sentii urlare di dolore, mentre del fumo usciva sotto la mia mano. lo lasciai subito dopo per capire cosa stesse succedendo, aveva un'ustione sul braccio proprio nel punto in cui lo presi. Scappò via mentre Ria mi guardava scioccata...

- "Penso sia arrivato il momento di dirtelo"

Another SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora