Capitolo 4 "Compagno a sorpresa"

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-Passai tutto il giorno in ospedale a far compagnia a Rianne e il giorno dopo ripassai dall'ospedale per riportarla a casa. Mi sentivo in colpa per non esserci stato il momento dell'incidente, così dedicai tutto il mio tempo a lei per rimediare. "Sai che non ce n'è bisogno vero? Mi dà fastidio che ti preoccupi per così poco" continuava a ripetermi quasi con fare stanco, allora io risposi: "lo so ma voglio farmi perdonare". "ancora con questa storia? Non hai fatto nulla non devi essere perdonato" ma continuò prima di farmi parlare: "adesso sto bene non ho bisogno di tutte queste attenzioni! Non stiamo mica insieme". Così abbassai lo sguardo: "Già, scusa ho esagerato un po'" e me ne andai. Non sembrò che cercasse di fermarmi, così feci fretta a prendere la mia roba e uscii di casa. Attraversavo lentamente la strada a testa bassa quando sentii urlare "ATTENZIONE!". Non feci in tempo a capire chi fosse che mi venne incontro con una bicicletta. Per fortuna non mi infortunai anche perché ormai non sentivo più dolore dalla notte del lupo. Mi piace chiamarla così. Aiutai il ragazzo che cercava di rialzarsi: "Ma dico ti sei bevuto il cervello amico? Guarda la strada prima di attraversare!". Mi scusai e lo aiutai a rimettersi in piedi: "Ascolta bello, sto cercando un certo Kael Walsh; mi hanno detto che abita qui a Wallwood City". Sgranai gli occhi e pensai: "Cosa? Nessuno ha mai chiesto di me...cosa avrò fatto adesso?" portandomi una mano sui capelli. "Scusami, sono io Kael Walsh, a cosa devo questo incontro?". Il ragazzo mi guardò con aria strana e disse: "Beh vieni con me, dobbiamo parlare di una cosa che riguarda entrambi". Mi incuriosii quindi senza esitare accettai. Mi portò in un ristorante abbastanza conosciuto in città e decise di offrirmi il pranzo e mentre parlavamo mi mostrò la foto di una ragazza, poi domandò: "l'hai mai vista?" e mi consegnò la foto. La guardai attentamente e dopo un po' lui notò che spalancai gli occhi e risposi: "Sì una sola volta ma non dal vivo, l'ho vista in un dipinto". La foto rappresentava la ragazza del magazzino che visitai i giorni precedenti. Sembrava che la risposta non gli avesse fatto nessun effetto e così continuai: "se ti serve so dove l'ho vista e ti ci porto". Così si alzò immediatamente, lasciò un paio di contanti sul tavolo e disse quasi urlando: "Andiamo!". Lo portai davanti il magazzino e gli spiegai che per entrare servivano delle chiavi, ma il proprietario non sarebbe tornato prima delle 21:00 dalla sua caccia quotidiana. "Non preoccuparti, ho i miei mezzi, tu sta indietro". Era abbastanza scontroso e un po' antipatico, ma lo ascoltai e ritirai un paio di passi, mentre pensavo: "Questo viene qui, non so neanche il suo nome e mi dà degli ordini...Mah". Incominciò a respirare profondamente, così tanto profondamente che il suo respiro si sentiva da quasi tre metri di distanza. Le sue mani sembravano illuminarsi e potevo sentire anche dalla mia distanza, un aumento di temperatura fuori dal normale. Gli bastò un semplice tocco per fondere il metallo dei lucchetti e come se fosse tutto normale, si voltò e agito la mano per darmi segno di entrare. Rimasi praticamente due minuti immobile, scioccato da ciò che avevo appena visto, pensavo a come in poco tempo la mia vita sia cambiata da una normale vita, ad una storia bizzarra. Entrai nel magazzino e gli mostrai il dipinto appeso su un'anta dell'armadio e lui incominciò inspiegabilmente a piangere, come un disperato, mentre diceva cose come: "Ti ho trovato, dopo tutto questo tempo". Gli dissi di calmarsi e gli poggiai una mano sulla spalla, ma appena la mia mano contattò il suo corpo sentii una forte puzza di bruciato e la mia mano faceva fumo; sembrava incandescente come il magma vulcanico. "Non toccarmi" disse subito dopo voltandosi con un'espressione rabbiosa. "Ascolta, mi hai davvero stancato!" urlai con aggressività e continuai: "Non so neanche chi sei, vuoi deciderti a spiegarmi qualcosa di ciò che sta succedendo?". Dopo il mio sfogo di rabbia cambiò e diventò quasi inespressivo, ma tra le lacrime un po' evaporate dal calore disse: "Sono quasi passati quarant'anni dall'ultima volta che ti ho vista e mi sembra di sognare", poi si girò verso di me e disse: "Vedi Kael...Questa ragazza si chiama Angel ed è stato il mio unico e vero amore", ma non finì qui e disse: "Scusa se sono stato troppo irruento con te, ma lascia che mi presenti...io sono Hard-Fire e sono il fuoco che rappresenta l'amore del mio padrone e di Angel". Al che mi incuriosì ancora di più e gli feci alcune domande: "Sei umano?" -" No, vivo grazie all'amore, ma sono semplicemente fuoco ardente...e non morirò mai finché amore esisterà". Quasi svenni a sentire queste parole e indicandolo con la mia mano tremante dissi: "Q-Questo significa che il tuo padrone è...JOEY?!" e lui annui confermando la mia affermazione, così cercai di parlare a Joey nella mia testa per spiegargli ciò che avevo appena saputo, ma non diede un minimo accenno di sé. "Sono rinato sotto forma di tuo protettore Kael, ma se ci sono io Joey non può parlarti, infondo siamo la stessa materia e non siamo divisi. L'unico modo per interagire con il mio padrone sarebbe la metamorfosi". "Aspetta ma, come faccio a far tornare Joey?" -" per questo siamo qui, il quadro e la fonte della mia energia, se fosse distrutto io svanirò e tornerò nell'oblio, ma se benedicessi un oggetto con il nome di Angel Pike io potrò reincarnarmici, a patto che sia abbastanza piccolo da portarlo con te così che io possa seguirti". Mi sembrò una cosa abbastanza semplice e così diedi il nome di Angel Pike ad una semplice penna; Joey mi raccontò che le piaceva scrivere poesie, così decisi che la penna era l'unico oggetto che li potesse tenere legati. Hard-Fire si tramutò in un vento caldo che volava sopra la mia testa e continuava a girare diventando sempre più sottile e in fine, entrò in una penna che era poggiata su un quadernetto aperto con su scritto "I ricordi vivono nell'arte del nostro amore". Era buio fuori così decisi di andarmene; avevo paura che il proprietario mi avesse colto di sorpresa. Mentre tornavo notai Ria fuori casa sua che mi aspettava, mi avvicinai e la salutai e lei ricambiò dicendo: "Comunque mi dispiace di averti detto quelle cose oggi, ero nervosa e neanche ti ho ringraziato per quello che hai fatto". Arrossii di colpo ma per fortuna non lo notò per il buio e dissi: "Tranquilla non devi scusarti, ho esagerato un po'...comunque sono davvero stanco quindi ci vediamo domani ok?". Lei abbasso lo sguardo e annuì, così per rallegrarla un po' le dissi: "rientra a casa che fa freddo ed è tardi, buonanotte" e le accarezzai la testa. Lei sempre a testa bassa mi abbracciò con il suo maglione largo e rientrò a casa. Entrai a casa e provai a parlare: "ci sei Joey?" aspettai un po' ma..." dove vuoi che io sia se non nella tua testa idiota!" e scoppiammo a ridere entrambi. Buffo ma ero contento di sentilo di nuovo e mi addormentai pensando alla penna che arde d'amore "Angel Pike".

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