Gary si sentì disorientato nel non vedere Alec seduto al proprio sgabello. Era entrato al Quiet Cafè in tutta fretta, convinto che lo avrebbe trovato al solito posto. Una rapida occhiata gli rivelò che non era neppure al tavolo dove lo aveva scorto quella mattina.
Di solito si fermava lì per pranzo, ma forse aveva raggiunto Callen allo Smoked Salmon per aiutarlo con qualche faccenda.
Stava per uscire di nuovo dal locale e andare a dare un'occhiata all'affumicatoio, quando Hayley lo fermò. Era imbarazzata come al solito, tuttavia Gary notò che si sforzava di sostenere il suo sguardo.
«Capitano... Gary. Vuole fermarsi a mangiare qualcosa?»
«No, Hayley, ma grazie. Sto cercando Alec. Per caso sai dov'è?»
«Se n'è andato da un po'. Ha detto che voleva tornare a casa da sua moglie per pranzo. Sa, da qualche giorno Kora non si sente bene.»
«Spero nulla di grave.»
«Non lo so, è stato molto vago sull'argomento. Però ho sentito dire che le sue condizioni sono peggiorate. Le voci girano», aggiunse quasi come per scusarsi.
«A volte le dicerie sono soltanto dicerie. Mi auguro con tutto il cuore che sia questo il caso.»
«Purtroppo non ne sono sicura», disse Hayley. «È da martedì che Alec fa colazione col signor Greyson. Il medico, ha presente? Ho l'impressione che si diano appuntamento. Quando mi avvicino al tavolo li sento parlare di cure e sono convinta che c'entri Kora.»
Gary non rispose. Era stato così concentrato su se stesso e le minacce di Franklin che non aveva mai preso in considerazione che Alec potesse avere questioni più importanti a cui pensare. Quella mattina aveva deciso di non entrare nel Cafè perché non voleva che Ted Greyson fosse al corrente di una faccenda tanto delicata, quando in realtà sarebbe stato lui a essere fuori luogo. Non si era mai sentito tanto meschino in tutta la sua vita.
«Gary, posso farle una domanda?»
«Sì, Hayley... certo», disse come destandosi da un sogno.
«Perché la scorsa settimana ha litigato con Alec? Ho provato a chiederlo a lui e mi ha detto che non era nulla per cui valesse la pena perdere tempo, però a me non sembrava affatto così. Non vi ho mai visto discutere in quel modo.»
Gary ci pensò su. Forse non era il caso di scaricare la verità anche su Hayley. Se avesse saputo cos'era accaduto nel parcheggio del supermercato si sarebbe sentita in colpa. Dopotutto, aveva mentito a Franklin proprio per salvarla dalle attenzioni indesiderate dell'uomo.
«Alec ha ragione, nulla che meriti il tuo tempo. Abbiamo solo avuto un malinteso, tutto qui. Ti prometto che chiariremo presto.»
«Lo spero. Avete stretto un bel rapporto.»
Gary si lasciò scappare un sorriso. «Non l'avrei mai detto, burbero e testardo com'è.»
«Anche lei mi sembra parecchio testardo.»
«È vero. Forse anche troppo. Ma non è un pregio, Hayley. Bisogna riconoscere quando fare un passo indietro.»
«Quindi posso convincerla a pranzare qui? Non c'è nessuno, mi farebbe compagnia.»
Gary la vide arrossire. Avrebbe voluto accettare, ma aveva bisogno di parlare con Alec. Scusarsi, soprattutto.
«Mi dispiace, ma proprio non posso. Magari domani.»
Gli occhi di Hayley si illuminarono. Il modo in cui le emozioni si manifestavano sul suo viso le rendeva impossibile mentire. Gary pensò che sarebbe stata la testimone dei sogni per qualsiasi giuria.
«La considero una promessa.»
Gary non vedeva l'ora di correre da Alec, ma le guance rosse di Hayley gli ricordarono che, in fondo, si fidava della ragazza. Anzi, le voleva bene. Il suo parere era importante come quello di Alec.
«Hayley, posso farti una domanda?»
«Certo.»
«Tu hai ventitré anni, giusto? Hai mai pensato di tornare all'università?»
Hayley lo guardò sorpresa, senza capire.
«Sì, credo di sì... Lo scorso semestre stavo per iscrivermi, ma poi ho lasciato perdere. Non ho mai voluto abbandonare davvero la facoltà di architettura, ed ero anche brava. Poi i miei hanno divorziato. Papà era così abbattuto che non voleva neanche uscire di casa. Se non fossi tornata il locale sarebbe fallito e non ho idea di cosa ne sarebbe stato di noi.»
«Ora però le cose vanno bene. L'intera città è affezionata al Cafè e mi pare che Brian sia in grado di cavarsela da solo. Perché non lasci Quiet River?»
Gary vide Hayley mordersi l'interno della guancia. Era decisamente in difficoltà e si disse che forse aveva insistito troppo. Però aveva un sospetto, e voleva andare fino in fondo.
«Non posso», rispose alla fine.
«Come?»
«Franklin. Sa che ha minacciato mio padre, vero? Lo sa tutta la città. Se non fosse intervenuto il capitano Barrett... Ricordo di aver avuto la certezza che l'avrebbe ucciso.»
«Mi è stato detto che è intervenuto perché ti ha messo le mani addosso. Nessun padre avrebbe fatto di meno.»
«Sì, ma non è tutto. All'inizio era venuto solo per una delle sue solite avances. Gli ho sbattuto in faccia che presto avrebbe dovuto finirla per forza visto che stavo per ripartire per l'università. Non ha idea di quanto mi sia sentita libera! È stato bellissimo, ma è durato solo un attimo. Non l'avevo mai visto reagire in quel modo. Ha detto che se me ne fossi andata da Quiet River nel giro di una settimana sarei tornata per il funerale di mio padre. So che mi prenderà per pazza, ma non stava scherzando. Sono sicura che l'avrebbe fatto e Barrett non avrebbe potuto impedirlo. Una donna sente quando un uomo è davvero pericoloso, e io ho paura di Franklin.»
«Sei rimasta qui perché ti costringe?». Gary sentiva il sangue ribollirgli. Si chiese che espressione avesse; se tutta quella rabbia lo rendesse spaventoso come Franklin agli occhi di Hayley.
Lei però non sembrava intimorita. Piuttosto, provava vergogna.
«Sì.»
Era un motivo in più – l'ennesimo – per non prendere sottogamba gli ultimi eventi.
La domanda che voleva farle sin dall'inizio uscì dalla sua bocca quasi d'istinto.
«Come ti sentiresti se fossi io a prendere il posto di Barrett?»
Hayley gli sorrise. I suoi occhi tremavano di gioia.
«Al sicuro».
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Il segreto di Ted Greyson
HorrorSono trascorsi diversi mesi dalla Notte della Tragedia di Cold Falls, ma non per il capitano Gary Stanford. Gli sbagli e i rimorsi lo hanno inseguito fin tra le foreste dell'Alaska, nella cittadina di Quiet River. Qui, in bilico tra le paure e la ri...