Gary si rigirò con cautela sul vecchio materasso, facendo attenzione a non riaprire la ferita alla spalla. Ogni movimento, anche il più piccolo, era uno sforzo a cui non si sentiva pronto. Le gambe, le braccia, la testa, tutto era pesante, come se durante la notte le sue ossa si fossero trasformate in lastre di acciaio. Sbirciò verso il pavimento ai piedi del letto e vide la bottiglia di bourbon, vuota come le altre che lo sconosciuto gli aveva lasciato in eredità.
Dopo la telefonata a Root aveva tirato fuori da un armadio tutte le coperte e i piumoni che aveva trovato e si era coricato, sfinito, ma presto aveva scoperto che il dolore che gli attanagliava il petto e il braccio sinistro gli rendeva impossibile addormentarsi. Così aveva poggiato le labbra alla bottiglia e aveva continuato a bere. Lentamente, mentre l'alcol scendeva all'interno della sua gola, i pensieri si erano fatti nebulosi. Li aveva visti fare piccoli passi all'indietro, allontanandosi per concedergli una piccola, meritatissima tregua. La tempesta, la baita, la ferita, Greyson, Franklin e tutto il resto erano sbiaditi in una foschia insipida che lo aveva cullato per ore.
Adesso però la tregua era finita. Si chiese quanto avesse dormito. Il cielo era grigio e la neve continuava a cadere con naturalezza, ma tutto sembrava più calmo. Era come se gli alberi, il vento, e persino Dio stessero trattenendo il fiato, ansiosi di scoprire se Gary Stanford sarebbe riuscito a provare la propria innocenza. In fondo, una domanda molto simile sibilava nella sua testa.
Gary radunò le proprie forze e si alzò. La stufa si era spenta in un momento imprecisato della notte e il freddo era tornato all'interno della catapecchia. Non che se ne fosse mai andato davvero. Il legno dell'abitazione era troppo malandato e c'erano troppe crepe perché riuscisse a trattenere il calore.
Mentre dava vita a una nuova fiamma con la stessa tecnica che aveva utilizzato la prima volta, Gary comprese che non avrebbe potuto nascondersi lì in eterno. Non aveva acqua, il riscaldamento era appena sufficiente e il poco cibo a disposizione in cui si era imbattuto frugando nella cucina era in gran parte scaduto. In quelle condizioni, non sarebbe durato a lungo. Non aveva neppure idea di dove fosse, né di quanti sapessero di quel luogo. Il tempo era migliorato e forse le ricerche della polizia erano già iniziate. Di sicuro, Franklin non avrebbe perso neppure un minuto.
Idiota, ringhiò. Mi odi così tanto da non avermi neanche lasciato il tempo di spiegare. È stato Greyson, dannazione, e se soltanto potessi provarlo per davvero...
Non sapeva che ora fosse. Probabilmente mezzogiorno, o quasi. L'unico orologio della casa, di fianco alla testa d'alce, era fermo da chissà quanto e il sole era completamente coperto dalle nuvole. Voleva accendere il cellulare e telefonare a Root, ma era certo che Corvini non fosse ancora arrivato a Pentwater. Forse l'avvocato aveva già cominciato a fare qualche domanda per conto suo, ma la batteria del cellulare era agli sgoccioli e doveva utilizzarla con parsimonia.
Dopo essersi assicurato che il fuoco fosse stabile, Gary si spogliò di nuovo. La fasciatura di fortuna che aveva rimediato era sul punto di cedere e pregna di macchie di sangue, doveva cambiarla. Strappò altri due lembi del lenzuolo, scegliendo con attenzione i tratti più puliti. Addormentarsi tra coperte ingiallite e ricoperte di vecchie chiazze di fluidi corporei non era mai stata una delle sue ambizioni, e ancor meno portare quella roba addosso. Prese una bottiglia di assenzio e la versò sul primo lembo. Lo usò per pulirsi dal sangue rappreso, stringendo i denti e soffocando le imprecazioni non appena l'alcol sfiorò la ferita; dopodiché aspettò che si asciugasse e avvolse il secondo attorno alla spalla. Se il diavolo fosse apparso chiedendogli l'anima in cambio di qualche antidolorifico, avrebbe accettato senza battere ciglio. Per il momento, il pensiero che sarebbe potuta andare molto peggio era il suo unico sollievo.
Una volta finito, Gary decise di mettere qualcosa sotto i denti. Prese una lattina a lunga conservazione di piselli dalla credenza, l'aprì e l'avvicinò al fuoco.
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Il segreto di Ted Greyson
HorrorSono trascorsi diversi mesi dalla Notte della Tragedia di Cold Falls, ma non per il capitano Gary Stanford. Gli sbagli e i rimorsi lo hanno inseguito fin tra le foreste dell'Alaska, nella cittadina di Quiet River. Qui, in bilico tra le paure e la ri...