Gary trovava strano vedere le proprie gambe muoversi. Non aveva dato nessun comando e neppure ne era in grado. Stavolta sapeva di non stare sognando. La sua coscienza galleggiava nel vuoto, spegnendosi a intervalli irregolari come una lampadina sul punto di fulminarsi e affacciandosi alla realtà di tanto in tanto, giusto in tempo per osservare le proprie scarpe. L'asfalto venne sostituito dal terreno; il terreno da qualcosa di morbido che non riusciva a definire; e infine il nulla. Aveva smesso di camminare (oppure trascinarsi), e anche di ascoltare la voce che per tutto il tempo aveva tentato di tenergli compagnia. Che avesse parlato per qualche secondo o per un giorno intero, soltanto una frase era suonata comprensibile al suo orecchio: «Resta con me». Gary pensò che fossero delle parole stupende. Morire sapendo di essere amato rendeva il viaggio accettabile, addirittura piacevole.
Si svegliò su un letto che non era il suo e in una stanza che non riconosceva. Tentò di mettersi a sedere, ma non appena si mosse, tutti i suoi muscoli esplosero. Non soltanto la spalla e il braccio, ma anche le gambe, le mani, la schiena. Era come se avesse appena terminato quindici riprese con Rocky Marciano senza che nessuno lo avesse avvisato. Anche la sua testa sbraitò di dolore e la stanza venne sepolta da una valanga di puntini luminosi che lo costrinsero a chiudere gli occhi.
Gary crollò di nuovo sul materasso. Si disse che probabilmente sarebbe stato messo meglio se avesse dovuto estrarre a mani nude altre tre pallottole. Si arrese ai vincoli del proprio corpo e restò immobile, bagnandosi le labbra con la lingua e attendendo il momento giusto per riaprire gli occhi. Aveva sete, da quando non beveva un goccio d'acqua?
Mosse il collo quel tanto che bastava per dare un'occhiata in giro. Era steso su un letto a una piazza e mezzo, coperto da diversi strati di coperte. Non era affatto come quello che aveva trovato nella baracca. Le lenzuola non puzzavano e non erano logore (e, anche se non gli era ancora possibile giudicarlo, non erano imbrattate di sperma), non sentiva il ferro arrugginito delle molle premere contro le sue vertebre e avvertiva un piacevole tepore. L'intero ambiente era permeato di un profumo rilassante, quasi seducente. La luce calda e soffusa gli fece credere che qualcuno avesse acceso un fuoco, ma non vide alcun camino. Il bagliore proveniva dal lume sul comodino alla sua destra. L'illuminazione a soffitto, invece, era spenta e notò che le tende erano state tirate per coprire qualsiasi vista sull'esterno.
Sul comodino c'era anche un bicchiere d'acqua. In quel momento, il liquido trasparente che riempiva il vetro gli parve la cosa più bella del mondo e il suo più grande desiderio. Provò di nuovo a raddrizzarsi, nella speranza di raggiungerlo. Altro dolore lo attraversò, meno intenso ma comunque insopportabile. Neppure allungò la mano.
«Chi ti ha fatto questo?»
La voce proveniva dall'altro capo della stanza. Hayley se ne stava seduta su una sedia rivolta verso di lui. Alle sue spalle una scrivania e un poster dei The Calling vecchio di almeno vent'anni. Alex Band li osservava dall'alto, coi lunghi capelli ossigenati che gli coprivano una parte del viso e la classica indifferenza ammaliante dei rocker. Gary vide che in grembo teneva la sua pistola.
«Dove sono?» chiese benché conoscesse già la risposta.
«A casa mia. Non sei mai stato qui, vero?»
Il cuore di Gary prese a battere come un tamburo. «Non posso stare qui», disse. «Brian... Brian chiamerà Franklin. Pensa che io...»
«Che tu abbia ucciso Alec e il capitano Barrett? Ormai lo pensa tutta Quiet River. Gary, non sei stato tu, vero?»
«Hai finalmente deciso di iniziare a chiamarmi per nome. Credevo non l'avresti mai fatto.»
Era difficile dirlo, ma gli parve che Hayley fosse arrossita. «Smettila!» protestò. «Ti rendi conto di quello che sta accadendo lì fuori? Dicono che sei un mostro, che ci hai presi tutti in giro fin dall'inizio. Non ho fatto altro che ripetermi che si sbagliavano, ma poi Franklin mi ha rivelato che hanno trovato l'arma a casa tua, e tu sbuchi dal nulla, mezzo morto con... con... QUESTA!». Prese la pistola e l'agitò a mezz'aria.
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Il segreto di Ted Greyson
HorrorSono trascorsi diversi mesi dalla Notte della Tragedia di Cold Falls, ma non per il capitano Gary Stanford. Gli sbagli e i rimorsi lo hanno inseguito fin tra le foreste dell'Alaska, nella cittadina di Quiet River. Qui, in bilico tra le paure e la ri...