Erano circa le dieci e mezza di sera quando gli agenti Robert Frazier e Cameron Becker riuscirono a ottenere i tabulati telefonici che il detective Moore aveva chiesto di reperire. Per entrarne in possesso non avevano dovuto faticare molto, né cimentarsi in virili prove di forza per convincere Jayden, l'unico uomo rimasto a guardia del forte mentre tutti gli altri erano in giro a piazzare posti di blocco o a scaldarsi al bar dopo aver trascorso l'intera giornata a perlustrare l'area di Blue Shades. Anzi, l'agente era stato più amichevole di quanto si aspettassero, confidando loro che trovava molto più utile quel mucchio di scartoffie piuttosto che andare in giro nei boschi nella speranza di incappare in Gary Stanford.

Robert e Cameron si scambiarono un'occhiata confusa prima di tornare a rivolgersi a Jayden, che nel frattempo si era accomodato di nuovo alla propria scrivania senza curarsi di loro.

«Mi scusi, il vice-capitano Franklin non l'ha messa al corrente degli ultimi sviluppi?» chiese Cameron.

Jayden scoppiò in una risata derisoria. «Se si riferisce all'arma trovata a casa di Stanford, mi stupisce che non abbia distribuito volantini in giro per la città.»

«E comunque non è convinto della colpevolezza di Stanford?»

«Come mai questa domanda? Non credevo che le mie opinioni fossero tanto interessanti.»

«Siamo solo curiosi», intervenne Robert. «Sembra che anche il detective Moore abbia dei dubbi a riguardo, ma non riusciamo proprio a capire perché.»

«Non so cosa frulli nella testa del vostro detective, ragazzi, ma posso dire di aver conosciuto Gary Stanford e sono pronto a scommettere che le accuse nei suoi confronti sono tutte false. Uccidere a sangue freddo un amico e non sforzarsi neppure di nascondere l'arma... Gary non è pazzo o cattivo, né tantomeno avventato. Il profilo delineato non gli si addice minimamente.»

«Lei è un esperto di profilazione criminale?»

«Niente affatto, sono soltanto un agente di polizia di una piccola cittadina tra le montagne. In tutta la mia vita ho visto meno azione di un pivello alle prime armi delle grandi città. Ma questi sono i miei sentimenti, se così volete chiamarli, e spero con tutto il cuore che non si sbaglino.»

Robert e Cameron decisero di non avventurarsi oltre in quella conversazione. Salutarono Jayden e lo lasciarono alla sua postazione, intento battere pigramente sulla tastiera del computer. In fondo, si ritenevano fortunati. Non avevano idea di dove fosse il vice-capitano Franklin e avevano evitato di chiederlo all'agente Jayden, ma entrambi erano sicuri che se fosse stato presente non sarebbero usciti da lì con tanta facilità, non in possesso dei tabulati. Trovavano strano che Franklin non fosse alla stazione di polizia, dopotutto lui avrebbe dovuto coordinare le ricerche, sebbene, ora che ci pensavano, era da quel pomeriggio che tutto il lavoro sembrava essere ricaduto interamente su Moore. Si domandarono se non fosse il caso di rientrare e domandare a Jayden se avesse notizie riguardo il suo capo, ma alla fine decisero di fare spallucce e risalire in auto. Dopotutto, avevano ciò per cui erano venuti.

In realtà, Jayden non avrebbe saputo fornire loro alcuna informazione. Era ormai da ore che non sentiva Franklin e non ne era affatto dispiaciuto. Era uscito parecchio prima, quando il cielo aveva cominciato a scurirsi, ordinandogli di tenere sotto controllo i volontari via radio e segnando sulla mappa le zone già battute, ma non aveva rivelato dove fosse diretto, né lui era stato tanto stupido da chiederlo.

Nessuno sapeva che Franklin era salito a bordo del suo suv e si era diretto verso Green Bear per svolgere altre ricerche, molto più personali, che non aveva intenzione di condividere coi propri colleghi, specialmente Moore.

Un sottile fascio di luce si muoveva tra gli alberi, non troppo lontano dall'abitazione di Gary. Case teneva la torcia ben stretta nella propria mano e la puntava attorno a sé in attesa, più che nella speranza, di illuminare ciò per cui era venuto. Sapeva che prima o poi avrebbe trovato un'ulteriore prova – quella definitiva – della colpevolezza di Stanford. Sentiva quella certezza ribollire nel proprio stomaco e scaldarlo come se all'interno del suo corpo scorresse lava e fuori le temperature non fossero sotto lo zero. Non riusciva a capire come Moore e altri, tra cui anche alcuni dei suoi uomini, potessero ancora porsi domande sull'innocenza di Stanford. Anche aver trovato l'arma con cui Alec era stato ucciso sembrava non essere abbastanza e la frustrazione che stava ululando dentro di lui era ormai rabbiosa.

Il segreto di Ted GreysonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora