POV:ISABEL
Ho il cuore a mille ľ ansia sale e le preoccupazioni altrettanto. Lo svanire dei miei dubbi è bloccato da un piccolo lasso di tempo...minuti, secondi, millisecondi, nanosecondi, qualsiasi tipo di numero temporale mi separa dalla verità.
In questo momento sono sopra al letto della stanza di Ploy con lei accanto che non accenna a proferire parola, a parte il suono fievole del vento che proviene dalla finestra, non c'è nulla nessun altro rumore.
Non voglio metterle fretta, ma ho sete; mi alzo e faccio per uscire dalla stanza...-Mi dispiace...Posso sembrarti una codarda, ma non è semplice per me, mi viene un senso di nausea e paura solo al pensiero che possa rifarlo. -dice bloccando la mia avanzata. -E...
-Sei una donna forte, non sentirti una codarda. Ti fa ribrezzo? Ti mette ansia?
Un singolo pensiero, un solo ricordo brutto o bello che sia può scatenare infinite emozioni talvolta incontrollate, ma che il solo parlarne con qualcuno in circostanze adeguate può placare.
Sono qui per supportarti non per metterti pressioni inutili, in fin dei conti in quel modo peggiorerei la situazione, quindi quando te la senti sono qui per ascoltarti.
Vado a prendere un bicchiere d'acqua per entrambe.Mi reco in cucina riempio i bicchieri con dell' acqua fresca e torno in camera.
Solo ora mi rendo conto che in casa ci siamo solo noi e questo facilita anche se di poco le possibilità di avere presto delle risposte alle mie domande.-È arrivato il momento credo di farcela...-fa un respiro sprofondo. -Ok, ti ricordi il giorno in cui ti ho invitato per pranzare?
Annuisco e continua.
-Mancava circa un'ora al nostro incontro stavo finendo di compilare alcuni documenti, quando hanno bussato alla porta. Io senza alzare lo sguardo ho dato permesso di entrare e appena ho sentito la porta chiudersi, una voce che ho riconosciuto subito mi ha fatto innervosire. Eh in pratica ha detto le solite cose che avevi anche sentito quella sera alla festa, ma non parliamo di quello. Dicevo...io non volevo stare al suo gioco, mi stavo sentendo male. -ha gli occhi lucidi sta cercando di trattenersi.
-Lei ha approfittato di quel mio momento di debolezza per sbattermi al muro, mettermi delle manette e bloccare la loro catena con una mano. -una lacrima solitaria le riga il viso.-Non c'è bisogno che continui, non voglio che tu pianga. -dico posando la mia mano sopra la sua tremante.
-Te ľ avevo detto, quindi finisco. -mi guarda negli occhi.
-Con ľ altra invece mi ha preso il viso, baciata e quasi soffocata con la sua lingua. Posso dire solo che se non fossi riuscita a dargli un calcio sul ginocchio facendola allontanare e poi svenire, non so cosa mi avrebbe fatto, cosa avrebbe potuto farmi...alla fine sono semplicemente uscita dalla stanza chiamando una mia cara amica per portarla via. Non mi ha fatto più sapere nulla riguardo a lei per ora... -il suo viso inizia a bagnarsi di lacrime, mentre prova a trattenere i singhiozzi.Ľ abbraccio e mi stringe forte, scoppiando in un pianto disperato.
-Sai Izzy sei l'unica con cui riesco ad aprirmi facilmente e senza alcuna paura. Spero solo che non ti dia fastidio, io non verso mai lacrime davanti a qualcuno e non posso fare nient'altro se non ringraziarti per essere qui. -sussura vicino al mio orecchio facendomi rabbrividire.Appena inizia a riprendersi un po' la faccio stendere a pancia in su e la seguo a ruota mettendomi accanto a lei stringendogli ancora una volta la mano.
-Per qualsiasi cosa io ci sono non ti lascio sola, quando ne hai bisogno o se ti da ancora fastidio avvisami. -ed io che pensavo che quella Clayton fosse una tipa a posto, ma avevo bevuto o cosa?! Spero solo che non gli faccia del male...
-Sai Izzy io potrei stare in silenzio con te per il resto della mia vita e significherebbe più di mille parole con chiunque altro. Perché sei unica e bellissima sia dentro che fuori non dimenticarlo mai. -sussura, ma riesco a sentirla e ha sorridergli con la lingua in mezzo hai denti, vedendo i suoi occhi addolcirsi per il mio gesto.
Lei si mette su un fianco senza staccare lo sguardo da me, allora faccio lo stesso e osservo attentamente i suoi bellissimi occhi.
Una pozza di smeraldi fusi con altre pietre preziose che insieme formano uno spettacolo per la vista.
Degli occhi che in pochi riescono a leggere nel modo corretto e che dopo la prima volta non si può più fare a meno.-Perché mi fissi? Ho qualcosa sulla faccia? -chiedo dopo diversi minuti che siamo rimaste in quella posizione e lei fa una piccola risata che mi scalda il cuore. La prima che sento dopo alcune ore.
-Si hai qualcosa aspetta. -posa una mano sul mio viso.
-Cosa?
-Hai... -fa una carezza con il pollice sulla guancia -...una bellezza unica. -arrossisco girandomi dalľ altro lato.
-Dai non fare la timida. -mi circonda il fianco con un braccio, avvicinandomi a se facendo aderire i nostri corpi, posa il suo mento sulla mia spalla e il suo profumo si fa più forte mandandomi in estasi. L'unica cosa che sento a parte il suo buon odore, è che sta succedendo una caos nel mio stomaco, ho come delle farfalle che svolazzano di qua e di là, non conosco parole con il quale descrivere questa sensazione. È così bella anche se mi fa un po' male il petto, ma non capisco il motivo.Per placare i miei pensieri chiudo le palpebre cercando di entrare nel mondo dei sogni. Qualche istante prima di crollare la sento sussurrare un altro grazie e mi addormento tra le sue braccia in quel caldo, sincero, bisognoso abbraccio.
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Come siamo arrivati a questo?
RomanceIsabel Way 17 anni, liceale, fidanzata con il miglior giocatore di football della scuola e con un passato che la tormenta da tutta la vita. Molto popolare, con qualche invidioso che gli dà sempre fastidio, ma che non si fa mettere i piedi in testa d...