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Mi svegliai.

Mi aspettavo di vedere la solita stanza di cemento grigio buia e fredda piena di sangue, ma non era così.

Mi trovavo in un letto bianco morbido. Il soffitto era anch'esso chiaro e non era tinto di rosso.

L'aria era calma e tranquilla.

I ricordi mi tornarono in mente. O meglio dire, mi ricordai di aver visto Mirio e sentito il muro venir sfondato prima di svenire.

Quindi se le mie supposizioni erano giuste mi avevano salvata ed ero in ospedale. Bene.

Hatsue: te l'avevo detto che prima o poi saresti uscita da lì.

Akemi: per una volta sono felice del fatto che tu abbia avuto ragione.

Avevo braccia, gambe e corpo fasciati. Le bende erano leggermente rosse di sangue.

Fortunatamente non facevano più tanto male. Davano solo un po' di fastidio.

Mi guardai meglio intorno.

Oltre al letto c'era un comodino con sopra una pianta. Il pavimento di legno chiaro era perfettamente pulito.

Attaccati al mio corpo c'erano diversi macchinari.

Una grande finestra illuminava la stanza e davanti avevo una porta.

Entrò nella stanza un uomo con il un camice bianco.

Dottore: finalmente sei sveglia. Come ti senti?

Akemi: sto bene, ma posso sapere quanto ho dormito?

Dottore: circa 2 giorni.

Akemi: ah. La scuola?

Dottore: se intendi la UA dopo l'attacco le lezioni sono ripartite. Se non sbaglio il preside mi ha detto di dirti che le lezioni sono riiniziate da 4 giorni.

Akemi: ho una domanda. Le ferite lasceranno cicatrici?

Dottore: mi dispiace, ma non abbiamo potuto fare molto per questo. I tagli erano troppo profondi e la maggior parte di loro lascerà il segno.

Akemi: oh, ok... Posso sapere se qualcuno della mia classe è venuto a farmi visita?

Dottore: da quel che ne so sono venuti:   Hitoshi Shinso, Shoto, Fuyumi e Natsuo Todoroki, e Mirio Togata.

Rimasi un po' triste. Nessuno oltre alla mia famiglia e alla persona che mi aveva salvata si era preoccupato per me.

Persone di merda. Ed io che pensavo di perdonarle...

Ma poi mi accorsi di un altro nome: Hitoshi Shinso.

Perché era venuto a trovarmi proprio lui? L'avevo incontrato una volta nel corridoio e ci avevo parlato a volte durante la pausa pranzo.

Credo che dovrei iniziare a passare più tempo con lui. Se si è preoccupato per me vuol dire che mi vuole bene.

Dottore: ci sono delle persone che vorrebbero parlarle.

Akemi: certo, falle entrare.

Dottore: avanti.

Dalla porta entrarono Tamaki, Nejire e Mirio.

Il dottore uscì dalla stanza ed io rimasi con loro.

Akemi: ehm, buongiorno. Vi ringrazio di avermi tirata fuori da quel posto.

Mirio: è il nostro dovere da hero, non preoccuparti!

Nejire: stai bene? Sei bendata da piedi a collo.

Perfect family? BNHADove le storie prendono vita. Scoprilo ora