Capitolo 13

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"Alohhaaaaaaaaaaaaaaaaaaa" Barcollo in casa in modo poco dignitoso.

Wow. Sono troppo ubriaca anche per piangere. Sono a quel punto di non ritorno, quello in cui il mondo esterno è solo una realtà ovattata, e tutto quello che vorrei è vomitare accasciata sul water.

Purtroppo, il vomito è fermo in gola e non ne vuole sapere di scendere.

"Mel! Dov'eri? E per quale motivo sei ubriaca alle sette di sera?!"

"Quanto siete noiosi! Seeeeeempre la stessa domanda! Devo solo andare dal vicino tra un'ora per farmelo dire pure da lui!"

"Mel! Vai subito in camera tua! Sei in punizione! E quando sarai sobria parleremo del tuo comportamento!"

"Che palle" Evidentemente l'ho brontolato a voce così bassa che mia madre non mi ha neanche sentita.

Salgo in camera mia strascicando i piedi e sbattendoli rumorosamente contro ogni gradino e , una volta arrivata, mi siedo pesantemente sul letto, facendolo sprofondare sotto il mio esile peso.

Mi sale un conato acido, è da ieri a pranzo che non mangio qualcosa di solido, i succhi gastrici che mi risalgono in bocca mi stanno distruggendo.

Mi alzo aiutandomi con le braccia e cammino verso il bagno, tanto velocemente quanto me lo permettono i giramenti di testa.

Mi inginocchio sulle mattonelle bianche e poggio i gomiti sulla tavoletta del water.

Cavolo, non esce niente.

In un impeto di frustrazione mi infilo due dita in gola per rimettere tutto e tornare in camera mia a dormire.

La gola mi brucia e quasi non respiro, ma non demordo. So che qualcosa uscirà, deve uscire, o andrò sotto casa di Harry e gli sfascerò l'auto per avermi messa in questa situazione.

E mentre la mia mente vaga nel mondo degli omicidi, un conato fortissimo e inaspettato mi porta ad accasciarmi all'improvviso sul water, tanto da far entrare la testa completamente nella cavità.

L'aria è pestilenziale, non riesco a respirare, e i capelli sfuggiti dall'acconciatura mi ricadono davanti agli occhi permettendomi di vedere quanto si stanno sporcando.

Vorrei alzarmi,davvero, ma non ci riesco.

I succhi gastrici che continuano ad uscire in assenza di cibo mi tengono incollata alla tazza, e in ogni caso non credo che le mie gambe riuscirebbero a reggermi.

Sto male, tanto male.

Nell'attesa che le mie gambe si decidano a funzionare cerco di convincermi che tutto questo non è vero. Questa non è la mia vita.

I miei passi rimbombano lungo il corridoio semi deserto mentre mi dirigo verso il teatro.

Come ogni anno, a novembre si inizia a preparare lo spettacolo di Natale.

Io non sono nel club di teatro, ma quest'anno le audizioni sono aperte, e io voglio dei crediti extra, soprattutto se voglio entrare al college con una borsa di studio.

Spingo la pesante porta e attraverso lo spazio tra le poltrone per raggiungere la prima fila e sedermi su una poltrona impolverata e consunta.

Dovrebbero pulirlo un po' più spesso questo posto.

Lo spettacolo di quest'anno è una storia d'amore: lui e lei si innamorano, la sorella di lei però le ruba lui, litigano, quasi si ammazzano ma alla fine, come in quasi tutte le storie d'amore, va tutto bene.

Aspetto il mio turno un po' ripassando il copione un po' ascoltando gli altri. Wow, alcuni sono davvero molto bravi.

"Melissa Hamilton" chiama la donna seduta a qualche poltrona di distanza dalla mia.

if  || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora