La convivenza

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Sapevo che la convivenza con Will, adesso che era libero, sarebbe stata difficile. Avrebbe potuto ribellarsi e uccidermi durante la notte, per questo lo ammanettavo alla ringhiera delle scale quando andavo a dormire. Durante il giorno invece era libero di muoversi per la casa, sempre sotto il mio controllo ovviamente. Mi piaceva suonargli della musica al pianoforte. Il suo brano preferito era Clair de lune, di Debussy.
"Sei molto bravo" mi diceva.
"Grazie, ho imparato da autodidatta"
"Potresti insegnarmi?"
"Certo Will" risposi, eccitato da quella proposta.
Lo feci sedere su un panchetto di fronte al piano e misi le sue mani sui tasti.
"Lascia che diriga le tue dita" dissi. Mi misi dietro di lui e gli strinsi i polsi, muovendogli le mani a mio piacere. Gli feci suonare la Per Elisa. Will era contentissimo.
"Piano piano dovrai imparare da solo quali tasti premere. Posso scriverci sopra i numeri in modo che impari le canzoni come sequenze numeriche"
"In questo modo credo di poter suonare. Sono bravo a ricordare i numeri"
La parte più difficile della nostra convivenza forzata era il sonnambulismo di Will. Seppur ammanettato, si alzava in piedi e iniziava a muoversi e a fare rumore come se avesse avuto le convulsioni. Ogni volta mi svegliavo e, temendo che si stesse sentendo male, andavo a controllare. Lo trovavo in piedi, rivolto verso la parete a fissare un punto indefinito.
"Will, Will!" lo chiamavo, ma non rispondeva perché sebbene avesse gli occhi aperti era del tutto incosciente.
Ad un certo punto ricominciai a dargli il sonnifero, per il suo bene. Quando si svegliava infatti era sempre scosso e confuso, e vederlo così mi addolorava.  Per lui riuscivo a provare un'empatia che non avevo mai provato verso nessun altro, riuscivo a connettermi con i suoi sentimenti.
Che cosa mi stava succedendo?

How can you love me? [Hannigram]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora