capitolo 1 ~Clarissa

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-Clarissa


GIORNO 1

«Toglietemi queste fottute manette dai polsi!» grida una voce roca.

Si sentono riecheggiare dei passi nel corridoio e mi alzo dalla mia scomoda branda.

Mi avvicino alla porta laccata di bianco e vedo i due uomini tenere stretto un ragazzo. Arrivano davanti alla mia porta e la aprono.

«Per quale ragione deve stare qui con me?!

Ci sono un sacco di altre celle e qualcuna anche libera!» mi lamento vedendo i due togliere le manette al ragazzo ed indicargli la sua nuova branda, il suo futuro letto per non so quanto tempo.

«Perché il direttore ha deciso di voler rinchiudere voi due nella stessa cella.

Spera che vi uccidiate a vicenda al più presto.» dice Adams, una delle due guardie.

Un ghigno fastidioso è presente sul suo volto.

«Col cazzo.

Voglio parlare col direttore!» affermo decisa, senza degnare di uno sguardo il nuovo arrivato.

«Senti Decors, non rompere. Gli ordini sono ordini.» continua imperterrito.

Guardo Matt sperando in qualche suo minimo accenno d'aiuto.

«Mi dispiace Clar, ma questa volta ha ragione Adams.

Gli ordini sono ordini.» mi dice, guardandomi negli occhi.

Sbuffo ed alzo gli occhi al cielo.

«Beh... ci vediamo presto Clar.» aggiunge Matt, facendomi il suo solito occhiolino e richiudendo la porta alle proprie spalle.

Ritorno sulla mia branda e mi ci stendo sopra. Prendo il mio libro continuando a leggere da dove mi ero interrotta, ignorando il ragazzo vicino a me.

«In quale zona della prigione ci troviamo?» mi chiede dopo un po'.

Mi giro verso di lui e solo ora noto il suo aspetto.

Ha dei profondi occhi tra le sfumature del verde e dell'oro, sembra che ci siano due gemme incastonate dentro. Le labbra sono rosse, abbastanza carnose ed a guardarle si direbbe che siano morbide, mentre i capelli sono ricci e neri.

E' muscoloso, molto.

«Siamo nell'area di massima sicurezza.» gli rispondo, vaga.

«In poche parole siamo nella zona d'isolamento?» mi chiede, ma sembra più un'affermazione che una domanda.

«Si.» sbuffo semplicemente.

Questo ragazzo parla troppo per i miei gusti.

«Io sono-» cerca di presentarsi ma lo interrompo.

«1. Non te l'ho chiesto;

2. non mi interessa;

3. so già benissimo chi sei: ti chiami Jason Wyle.» dico semplicemente senza degnarlo di un solo sguardo.

«Come fai a sapere chi sono?!» domanda confuso e molto sorpreso, sembra anche un po' scocciato.

«Stando qui, capirai che io so tutto di tutti.» rispondo brusca.

«Allora sai anche perché mi hanno sbattuto qui, in prigione.» mi dice sbuffando.

Credo sia irritato dal mio comportamento e dal fatto che conosco il suo nome e che, secondo lui, potrei anche conoscere il suo reato.

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