capitolo 5 ~Clarissa

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-Clarissa


Toc. Toc.

«Ma perché?! Io stavo tanto bene qui...» si lamenta Jason.

«Chissà perché...

Anzi no, lo so!

Perché avevi la testa appoggiata al mio seno?!» gli rispondo ironica.

Inizia a ridere e poco dopo la porta della cella viene aperta.

Ci alziamo sbuffando e, una volta ammanettati, andiamo in mensa.

Il pranzo passa lento e quasi completamente noioso.

Gli unici bei momenti sono quando i miei occhi si incatenano a quelle bellissime e profondissime gemme di un bellissimo giallo.

Sta diventando la luce che illumina il lungo tunnel nero e buio della mia vita.

Mi capisce e mi ascolta, eppure da quanto io e lui ci conosciamo?

Forse due giorni?

Eppure sta diventando essenziale per me...

E devo ammetterlo questo legame che si sta formando, tra le nostre anime, mi sta alquanto spaventano...

Non avevo mai accettato l'idea che prima o poi sarei potuta dipendere veramente da qualcuno...

E questa cosa... questo dipendere da qualcuno... sta avvenendo...

Sta avvenendo ed io non ho idea di come dovrei comportarmi...

Con lui...

Con i suoi demoni...

Con i suoi sentimenti...

Con i miei demoni...

Con i miei sentimenti...

Con me stessa in generale...

Spero solo che lui rimanga...

Che almeno lui resti con me...

Non so se riuscirei a sopportare un'altra perdita...

Non so se riuscirei a sopportare la Sua, di perdita...di mancanza...di lontananza...

La mia mente è affollata...

I miei pensieri sono...

Confusi...

Incoerenti...

Disastrosi...

Distruttivi...

Incasinati...

Forse anche troppi...

La mia mente è altrove, tanto da non rendermi conto della campanella suonata, segnando la fine del pranzo, e di Carlos che mi sta ammanettano i polsi e le caviglie, dopo avermi tirata in piedi dal braccio...

A malapena mi rendo conto di camminare verso la mia cella...

Mi ritrovo in cella, spaesata e senza manette...

«Clar, stai bene?» mi chiede premuroso Jason.

«Io... io, si...

Stavo solo pensando...» dico, cercando di rassicurarlo.

«Mmh... a cosa?

Se posso sapere, ovvio...» mi chiede incerto.

«Al tunnel nero e buio della mia vita, che finalmente ha trovato una luce...

Qualcuno che mi capisce e che mi ascolta...» gli rispondo ed un sorriso increspa le mie labbra piene.

Lui, però, non ricambia il sorriso e lo vedo rabbuiarsi all'improvviso.

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