capitolo 10 ~Clarissa

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-Clarissa




«Te lo chiederò solo un'altra volta!

Dove cazzo si nasconde tuo padre?!» mi urla Mark, facendo arrivare la sua saliva in piccole gocce sul mio volto.

È incazzato nero perché più mi ammazza di botte, più io non gli rispondo.

Il sangue mi esce dal naso, mi sento il sopracciglio gonfio e sanguinante, e sono certa di avere il labbro rotto.

Sputo vicino alle sue scarpe e ghigno.

«Non te lo dirò mai, maledetto bastardo!» ridacchio io.

Lo ammetto. Io non so veramente dove sia mio padre, ma questo non fa alcuna differenza.

Se io gli dicessi che non lo so, lui continuerebbe comunque, non credendomi. Invece così posso prendermi gioco di lui ed è molto divertente, tanto il dolore passa in fretta.

«L'hai voluto tu!» esclama sempre più infuriato.

Mi tira un altro pugno sullo zigomo già gonfio e fa un cenno con il capo alle guardie dinanzi alla porta.

La aprono e vedo l'ultima persona che sarebbe dovuta essere qui.

«No... ti prego! Lui no!» urlo disperata.

Non può averlo veramente portato qui!

«Lui no...» dico ancora e fisso i miei occhi nei suoi.

«Menami quanto vuoi, a costo di arrivare fino alla morte, ma lascia lui in pace!» grido a Mark, implorandolo con lo sguardo.

Lui non deve sfiorarlo nemmeno di un millimetro.

«Mmh... è un'idea molto allettante...

D'accordo.

Portatelo via.» dice.

«Clar!» urla Jason e la porta viene chiusa, portando via con sé la vista di un Jason preoccupato ed arrabbiato.

«Faremo un combattimento a mani nude.

Niente armi.

Nessuno dei due deve morire.

Se riesci a tenermi a terra per cinque secondi, non ti menerò più per due mesi.

Se invece sarò io a tenerti a terra per almeno cinque secondi, un giorno sì ed un giorno no, ti menerò per la durata dell'ora d'aria pomeridiana.» mi propone.

«Ci sto.

A patto che non menerai mai Jason, Tailor, Mattheo, Alex, Jhonatan, Stefan, Cameron e Dared.» dico subito.

«Va bene.» dice e mi libera.

«Tre.

Due.

Uno.

Iniziate!» urla una delle due guardie.

Come previsto Mark si muove per primo.

Cerca di prendermi in viso con un gancio destro, ma riesco a schivarlo ed a far andare in segno un pugno all'altezza dell'addome.

Approfitto di questo suo momento di debolezza.

Lo prendo per le spalle e lo piego verso il basso.

Gli assesto una ginocchiata in pancia ed un calcio sul ginocchio.

Si piega a terra e gli tiro un pugno sul naso.

Con un calcio lo atterro e mi metto a cavalcioni sul suo busto.

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