Capitolo 3

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-O Dio- disse Hermione, lasciandogli il viso e coprendosi la bocca con le mani- Te lo sei fatto da solo?- chiese incredula.

-È difficile da credere, vero?- fece lui amaramente- Mi sono infilato due dite negli occhi e così ho danneggiato la retina. Per questa mia codardia ora non potrò più vedere la luce- chinò il capo.

-Sono sicura che non avevi scelta...- lo incoraggiò lei.

-Avevo una scelta, Granger, ma non sono riuscito a capire quale era la migliore da fare. E ho fatto la peggiore-la interruppe con voce disperata- Non cercare di convincermi che non avevo via di fuga- aggiunse miseramente- Ormai non posso tornare indietro, sono cieco-

Alla ragazza venne di nuovo l'impulso di abbracciarlo, ma si trattenne, Malfoy non era vulnerabile come prima, si era ripreso.

Lui alzò lo sguardo ed Hermione si perse a guardare quegli occhi senza vita, quasi bianchi, dove spiccava solo la pupilla, piccola e grigio scura, non più nera.

-Ora non ha importanza se io veda o meno. Devo parlare con qualcuno dell'Ordine della Fenice, è importante-disse infine Draco.

-Vado a chiamare la signora Weasley- disse Hermione, si alzò dal letto e si bloccò a guardarlo, aveva un viso così triste. Poi si allontanò e aprì la porta.

Hermione era fuori in giardino con i suoi amici, un mezz'oretta prima aveva lasciato la stanza di Draco, mentre lui iniziava a discutere con Lupin, in privato.

Non riusciva a far altro che pensare a quel ragazzo, non riusciva a concentrarsi sulla lettura o a parlare con i suoi amici, riusciva solamente a pensare a Draco. Sempre e solo a lui. Draco. Draco. Draco.

Come aveva fatto quel ragazzo a insinuarsi nella sua mente fino a così in profondità, nemmeno i suoi amici ci erano riusciti, nemmeno la guerra contro Voldemort ci era riuscita, nemmeno la sua temporanea cotta per Ron ci era riuscita, perché proprio lui? Il suo nemico di sempre, il ragazzo che per 6 anni l'ha presa in giro, insultata, schernita in ogni modo, affibbiandole nomignoli poco carini e non lasciandola in pace nemmeno una volta, anche solo per lasciarla studiare.

Perché ora, quel ragazzo, non le usciva dai pensieri? Hermione doveva ammettere che però era cambiato notevolmente negli ultimi giorni, forse il fatto di non poter vedere aveva creato tra di loro un legame molto più profondo di un semplice rapporto tra un malato e la sua aiutante. Forse sì.

-Hermione! Ci sei?- la voce di Ron la riportò alla realtà, lui era seduto davanti a lei e le sventolava un mano davanti al viso.

-Ci sono, Ron! Cosa c'è?- chiese leggermente scocciata.

-Ma non mi hai ascoltato? Ti ho chiesto se volevi giocare una partita di scacchi magici contro di me, Harry è stufo di perdere sempre e Ginny lo vuole consolare a modo suo- fece una smorfia di disgusto e le indicò dietro le sue spalle i due ragazzi.

Hermione guardò alle spalle del ragazzo e vide i suoi amici baciarsi sono un albero poco lontano da dove erano seduti lei e il rosso.

-Certo- rispose Hermione, con poca voglia. Almeno l'avrebbe distratta dai suoi pensieri che avevanoirrimediabilmente come protagonista Malfoy.

-Ma cosa fai? Non puoi muovere così!- le urlò Ron, spostando il pezzo con la mano prima che la sua regina lospappolasse.

-Scusa Ron, ero distratta- disse Hermione, per niente dispiaciuta.

-Lo vedo! Che cosa hai? Sei strana di questi giorni, mia madre ti fa lavorare troppo in soffitta- le fece notare il ragazzo.

-Forse è così, Ron. Ma mi diverto ad aiutare tua madre, mi piace darle una mano, e poi sai quanto mi piace Antiche Rune- si spiegò lei.

Occhi che non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora