Capitolo 10

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Erano le sei e mezza del mattino, quando Malchior si stiracchiò sul tappeto verde-argento e sbadigliò mostrando i denti aguzzi.

Si guardò attorno lentamente e il suo sguardo si fermò sul guinzaglio che stava sul comodino, da parte al letto.

Un lenzuolo era scivolato giù dal letto ed era finito sul pavimento, ma nessuno si era disturbato a raccoglierlo da terra.

Si alzò sulle quattro zampe e stiracchiò pure quelle, facendo qualche passo per la stanza. Poi si voltò a guardare il letto del suo padrone, da cui provenivano dei lievi respiri profondi. Si avvicinò ad esso e mise le due zampe anteriori sulla sponda, per vedere meglio, rimanendo così in piedi sulle altre due zampe.

Nonostante vedesse in bianco e nero, la scena era molto dolce, il suo padrone stava abbracciato ad una ragazza dai folti capelli ricci e scompigliati, i loro nasi a pochi centimetri di distanza uno dall'altro.

Scese dal letto e fece il giro della stanza, inquieto. Doveva fare i suoi bisogni mattutini, ma il suo padrone stava ancora dormendo, e gli spiaceva svegliarlo, quando finalmente dormiva un po' in pace, non più tormentato al pensiero di essere cieco.

Così decise di uscire da solo e di andare in giardino per fare i suoi bisogni e studiare un po' quel nuovo posto dalle pareti di roccia e i lunghi corridoi che il giorno prima erano stati attraversati da tutti quegli umani vestiti allo stesso modo.

Si aggrappò con un salto alla maniglia e la porta si aprì di colpo, per fortuna che il suo padrone si era scordato di chiuderla a chiave la sera prima, sennò non sarebbe potuto uscire di soppiatto in corridoio come stava facendo in corridoio, afferrando poi con i denti la maniglia e chiudere la porta dietro di sé, un po' maldestramente.

Essendo stato addestrato ad essere un'ottima guida e ad essere molto furbo e cauto, aveva imparato ad aprire e chiudere la porta con sorprendente facilità, a prendere le cose che gli venivano chieste dal padrone e a portargliele quasi subito, se sapeva dove si trovavano.

Percorse trotterellando il corridoio, facendo attenzione ai dettagli che avrebbero potuto mettere in pericolo l'incolumità del suo padrone e tenendo in considerazione tutto, dai muri alle scale, dai vasi ai piloni e dagli studenti agli altri possibili animali in circolazione.

Come evocato, una cosa grande e pelosa gli attraversò la strada come un fulmine. Malchior prese subito a correrle dietro, abbaiando come un matto a quell'animale che gli era sembrato un gatto rosso e dal pelo fulvo.

Svoltato un angolo si bloccò di colpo, un ragazzo moro e con i occhi straordinariamente verdi, molto famigliare, gli bloccò la strada, con in braccio Grattastinchi.

-Malchior, che ci fai qui?- fece Harry Potter accarezzando il gatto di Hermione per calmarlo, visto che l'animale continuava a soffiare contro il cane.

-Dove è il tuo padrone?- chiese poi guardandosi intorno. Di solito un animale guida doveva guidare qualcuno, no?

-Potter?- fece la voce femminile della professoressa McGranitt.

Harry si voltò, lasciando scivolare il felino giù dal petto e guardandolo sfrecciare via- Buongiorno, signora Preside- salutò con un sorriso Harry.

-Cosa ci fa in giro a quest'ora? Non sono nemmeno le sette del mattino- fece la donna.

-Io...non riuscivo a dormire e sono mi sono alzato per farmi una passeggiata quando la scuola è ancora tranquilla- fece il ragazzo.

-Beh! Sarei venuta più tardi a cercarti, ma visto che sei già qui...- fece la McGranitt - Può venire nel mio ufficio, per favore?-

Occhi che non vedonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora