ᴠɪɪ

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ǫᴜᴀʟᴄᴜɴᴏ ɪɴsɪᴇᴍᴇ
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In mezzo a quella soffocante vita Mattia riusciva solamente a sentirsi inutile, completamente sbagliato e inadatto a un mondo che non giusto lo era a prescindere.

Si sentiva costantemente solo, sul limite di quel baratro di malinconia eccessiva e scura dentro al quale desiderava visceralmente cadere solo per provare comunque qualcosa.

Perché un qualcuno, per quanto sbagliato e improponibile esso fosse, era comunque meglio di un nessuno. Mattia si sentiva un nessuno e questo lo aveva portato a invidiare tutti quei qualcuno che lo circondavano solo per inerzia.

Mattia si sentiva inspiegabilmente inadatto a quel mondo, la causa del dolore che lui stesso aveva inflitto agli altri consapevole di non saper fare di meglio.

Mattia si sentiva sporco, sbagliato e assolutamente e indiscutibilmente superfluo in quella vita che scorreva monotona ai suoi occhi, ma che scorreva tanto velocemente per quei qualcuno diversi da lui.

E non ne comprendeva il motivo, ma semplicemente non riusciva a considerarsi diversamente da questo. E ci provava, ci provava disperatamente a farlo.

Mattia sapeva di essere lui la causa di tutti i suoi problemi, di aver creato da solo tutti quegli ostacoli che la vita metaforicamente gli stava ponendo davanti.

Mattia era consapevole che lui, e solo lui, aveva permesso alla sua media scolastica di calare rovinosamente senza possibilità di rivalsa.

Mattia aveva ormai capito che la danza, da sempre sua unica alleata in quella guerra civile scoppiata nella sua testa, lo stava lentamente abbandonando alla sconfitta. Lo aveva capito perché ormai, per quanto si sforzasse e ci provasse, non riusciva a danzare. Non riusciva ad esprimersi.

Mattia sapeva che la colpa era attribuibile solo a se stesso se aveva perso quelle amicizie tanto care, al suo apatico menefreghismo del resto del mondo alimentato dalla costante gelosia che provava verso quegli innumerevoli qualcuno.

Mattia era un nessuno e tale sarebbe rimasto, nonostante i continui tentativi di cambiare la sua esistenza e tramutarla in qualcosa di più piacevole da sopportare.

E avrebbe voluto urlarlo al mondo che lui un nessuno non voleva esserlo, che lui desiderava ardentemente avere il suo personale posto nel mondo. Ma semplicemente si sentiva troppo inadatto per avere il permesso di farlo.

Perché, purtroppo, era questo il principale difetto di Mattia. Lui non dava possibilità a se stesso. Forse perché non voleva rischiare di rimanere deluso da quella vita che ai nessuno non riservava niente.

Restava fermo dentro casa, nascosto dietro le tende leggermente scostate della finestra della sua camera ad osservare incantato l'oggetto del suo desiderio. Quel mondo tanto intraprendente che lui aveva sempre agognato.

Mattia osservava Christian ogni qualvolta il moro uscisse o entrasse in casa. In quella piccola dimora dalle mura candide e il portoncino in legno che era stata costruita difronte alla sua. Ne ammirava ogni sfaccettatura senza spiegarsi il motivo, semplicemente perché lo attiravano.

Se a Mattia avessero chiesto di descrivere un qualcuno avrebbe parlato di Christian Stefanelli.

Christian era definibile dal biondo l'ideale raffigurazione di quel qualcuno che lui aspirava a divenire. Il prototipo perfetto da ammirare e venerare perché le tue convinzioni ti spingono a farlo.

Christian aveva una dolce e allegra famiglia che a volte veniva a trovarlo in quella piccola casa in affitto in cui il moro abitava.

Christian aveva un fedele animale domestico che ogni mattina lo accompagnava alla porta quando stava per uscire e recarsi a lavoro e ogni sera lo aspettava sveglio fino al suo rientro.

𝑪𝒆𝒓𝒄𝒂𝒎𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒃𝒖𝒊𝒐 •𝒁𝒆𝒏𝒛𝒐𝒏𝒆𝒍𝒍𝒊•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora