Quello che non c'è

68 3 0
                                    




Capitolo 18 – Quello che non c'è

Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo
Rivoglio le mie ali nere, il mio mantello
La chiave della felicità è la disobbedienza in sé
A quello che non c'è

Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco
Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
Quello che non c'è

Quello che non c'è – Afterhours

Album Quello che non c'è

Draco camminava, le mani in tasca, lo sguardo tagliente. Il quartiere, nonostante l'ora tarda, brulicava di varia umanità. Bizzarri esseri umani che trascinavano le loro esistenze tra sordidi locali e vicoli bui: forse, anche loro si portavano nello stomaco il loro peso di vergogna e colpa. Giovani tossici barcollavano con sguardi inebetiti: erano riusciti a dimenticare se stessi almeno per un attimo? Draco se lo chiedeva e le sue dita si contraevano spasmodicamente.

Il desiderio di alcool arrivava ad ondate facendogli venire le vertigini.

Un pub chiassoso lo indusse a fermarsi davanti alla sua porta con il suo richiamo seducente ed insidioso.
Bere era diventato più che un bisogno: era un imperativo morale. Cedere sarebbe stato poggiare il piede sullo scalino finale della lunga scala che aveva percorso verso l'abisso.

Le mani artigliarono la stoffa dei pantaloni, mentre il vento gelido si insinuava sotto il maglione, facendolo rabbrividire vistosamente.
" Ehi, amico! Entri o no?" Lo appellò un ragazzo dai capelli troppo lunghi.
Draco lo guardò senza vederlo davvero.
"Cazzo, amico, stai fatto come una scimmia!" Ridacchiò l'altro spostandolo con una manata ed entrando nel pub.

Una zaffata di alcool gli annebbiò la vista.
Doveva avere un aspetto terribile.
Si guardò brevemente nella vetrina del locale: i capelli scarmigliati e gli occhi liquidi e rossi lo facevano effettivamente assomigliare ad un tossico.

Bere, bere, doveva bere.

Bere per cancellare dalla bocca il sapore di Potter, bere per cancellare dalla mente gli occhi stupiti di Potter, bere per avere una scusa per rimangiarsi tutto ciò che mai avrebbe dovuto dire e fare.
La disperazione gli strizzò le viscere ed ebbe voglia di vomitare su sé stesso e la propria umiliazione.
Perché? Perché aveva ceduto a quell'istinto inopportuno? Il ricordo delle sue mani che artigliavano il mento di Harry gli fece sussultare il petto e dalle labbra riarse gli sfuggì un lamento.
La saliva dell'altro era un veleno dal quale si sarebbe dovuto tenere alla larga.
Il suo corpo, una gabbia pronto a rinchiuderlo.

La porta del pub si spalancò di nuovo e un grosso bicchiere di birra comparve nel suo campo visivo.
"Amico! Visto che non vai alla birra, la birra viene a te!"
Draco spostò lo sguardo dal bicchiere al giovane con i capelli troppo lunghi.
"Non fare quella faccia! Bevi e non pensarci più! La tua faccia mi disturba! Se avessi voluto vedere dell'angoscia questa sera sarei rimasto nel mio merdoso buco a guardarmi allo specchio!"
"Che diavolo vuoi?" Sibilò Malfoy.
"Calmo, calmo! Prendi questo fottuto bicchiere e vai a farti fottere, amico!"
"Forse potrei andarci con te, amico."
"Stai veramente fuori. Fa come ti pare!" E così dicendo appoggiò violentemente il boccale sul marciapiede e si affrettò a rientrare nel pub, intimorito da quegli occhi vuoti e freddi.

Draco si lasciò scivolare per terra, rimanendo a contemplare il bicchiere per un tempo infinito.
Improvvisamente il viso gli si contrasse in una smorfia e lentamente, molto lentamente, prese in mano il boccale.
Appoggiò le labbra sul bordo: tremava così tanto da far traboccare il liquido.
Il primo breve sorso gli disgustò il palato, il secondo accarezzò la sua lingua con il sentore amaro del luppolo, il terzo lo lasciò senza fiato. Il quarto decretò la fine della sua astinenza.

Sectumsempra - Vulnera SanenturDove le storie prendono vita. Scoprilo ora