Un bacio sporco sa spogliarmi il cuore dai demoni

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Capitolo 20- Un bacio sporco sa spogliarmi il cuore dai demoni

C'è qualcosa dentro di me
Che è sbagliato e non ha limiti
E c'è qualcosa dentro di te
Che è sbagliato e ci rende simili

E un bacio sporco sa
Spogliarmi il cuore dagli incubi
Un bacio sporco sa
Come un miliardo di uomini

Vieni a fare un giro dentro di me
O questo fuoco si consumerà da sé
E se una vita finisce qua
Quest'altra vita presto comincerà

Nel tuo letto la novità
È fare a pezzi l'anima
Ma la violenza della stabilità
È un modo di morire a metà

(...)

C'è qualcosa di nuovo per te
È sbagliato perché non ha limiti
E anche tu hai qualcosa per me
È sbagliato, ma ci rende simili
È sbagliato, ma ci rende simili
È sbagliato, ma ci rende simili

La vedova bianca- Afterhours-
Album Ballate per piccole iene

Il pugno si abbatté sullo zigomo in un movimento fluido e sotto le nocche Harry sentì la pelle dell'altro rientrare in se stessa e l'osso rompersi come legno secco ad Agosto.
Raramente era ricorso ad una tale violenza e nello sguardo da animale ferito del malcapitato lesse la sua colpa.
"Harry! Per Godric Grifondoro! Smettila subito, così lo ammazzi!" Gridò una voce alle sue spalle prima che qualcuno lo strattonasse malamente indietro.
"Sarebbe la cosa migliore, non trovi Ron? Un ratto in meno a sporcare la città!" Fece Harry freddamente, pulendosi la bocca luccicante di saliva.
"Smettila di dire stronzate! Non è così che lavoriamo!" Rispose l'amico, chinandosi a rimettere sulla sedia un giovane dall'aspetto grigiastro e gli occhi larghi come piattini.
"Infatti lavoriamo malissimo, visto che questi sorci continuano a moltiplicarsi!"
"Harry, sei esausto, prenditi una pausa, vai a casa, fai quel cazzo che vuoi, ma esci da qui!" Disse Ron a muso duro.
"Non ci penso proprio." Lo sfidò Harry, continuando a  studiare il giovane accasciato sulla sedia.
"Allora finiscila. Non vedi che questo poveraccio è strafatto? Un altro zombie al servizio di quel bastardo: non può dirci nulla, proprio come tutti gli altri. Non ti riconosco più Harry: proprio tu che ti sei battuto così tanto per interrogatori equi e giusti, adesso ti sfoghi con un tizio che conta meno di zero?" Fece Ron accorato.
Harry alzò una mano per zittirlo: non aveva bisogno di un' altra predica, ma di informazioni! Possibile che nessuno lo capisse?
Fissò lo zigomo distrutto del giovane e suo malgrado una fitta gli contorse lo stomaco: sapeva benissimo che Ron e tutti gli altri avevano ragione, ma il tempo passava e loro non muovevano un passo verso il Dandy Bianco, verso Malfoy.
"Zabini non ha ancora trovato nulla che possa risvegliare questi mezzi uomini dal loro torpore? Non è il migliore? E allora perché diavolo non fa il suo fottuto dovere?!" gridò nuovamente imbestialito.
"Lo sai meglio di me che Zabini lavora giorno e notte per cercare un antidoto, ma questi poveracci muoiono come le mosche e questo non mi sembra destinato ad una lunga vita." Rispose Ron nauseato: pensò a quanti ragazzi e ragazze erano passati nelle ultime settimane tra le loro mani e quanti di questi erano morti tra le loro mani: una magia oscura e diabolica. Un esercito di servi destinati a procurare il maggior danno possibile alla comunità di maghi e poi abbandonati al loro destino.
"Fai chiamare Blaise." Fece Harry interrompendo il flusso dei suoi tetri pensieri.
"Ma hai sentito cosa ho detto?!"
"Fai chiamare Zabini. Ora!"
Ron imprecò ad alta voce e uscì sbattendo la porta, sperando che il suo migliore amico non commettesse qualcosa di irreparabile.
Harry si appoggiò ad una parete, sfinito, senza perdere d'occhio il prigioniero. Era vestito di stracci e lividi come tutti gli altri e doveva aver passato un brutto periodo.
L'avevano trovato intento a far esplodere la casa isolata di una famiglia di Babbani: era stato un miracolo che la strage non si fosse concretizzata. Una fuga di notizie arrivata in un momento provvidenziale, un informatore meno reticente del solito: fortuna, solo fortuna.
"Ragazzo!" disse all'improvviso con voce imperiosa.
L'altro non mosse neanche un muscolo.
Gli si avvicinò e gli sollevò bruscamente la testa ciondolante: gli occhi erano vacui, senza alcun barlume di consapevolezza.
"Ragazzo..." mormorò "Che ti hanno fatto? Cosa ti ho fatto?"
In quel momento la porta alle sue spalle si aprì e la voce annoiata di Zabini disse: "Potter,  le tue urla saranno arrivate fino al Primo Ministro Babbano."
"Sei riuscito a produrre un antidoto decente, Zabini? Oppure devo chiedere a Kingsley un nuovo pozionista?" disse Harry acido, senza voltarsi.
"Per quanto mi riguarda sei liberissimo di disfarti di me. Sarebbe un sollievo non dover più starti a guardare mentre diventi la peggiore versione mai vista di un Auror."
Zabini osservò la schiena dell'altro irrigidirsi e quando parlò, la voce di Harry gli provocò un brivido.
"La gente crepa, Zabini, esattamente come l'ultima volta quando tu hai deciso di tenerti in disparte e salvarti il culo. Pensi di fare lo stesso? Trovarti un cantuccio e nasconderti fino a quando tutto sarà passato?"
"Non sarà denigrando me che risolverai la situazione, Potter. E comunque ti conviene chiamare un Medimago: il tizio non respira."
Solo allora Harry parve sentire i pietosi suoni che uscivano dalla bocca del prigioniero: rantoli e risucchi.
Il giovane Auror si precipitò a sollevare la testa del detenuto, ma quello con un ultimo disperato rantolio, spirò.
"Non potevi fare nulla, Harry. La droga con la quale sono stati intossicati non lascia scampo e nessun antidoto fin ora testato può arrestare il processo, per quanto io continui a cercarlo. Sono riuscito ad isolare quattro componenti diversi nel sangue di questi poveretti, ma senza poterlo analizzare direttamente sarà molto difficile capirne la composizione. La Granger è andata a Durmstrang per consultare la loro biblioteca proibita: abbiamo l'idea che sia stata creata da quel Simon Wilkes, nipote del Dandy Bianco. Avendo studiato lì, può darsi che abbia avuto l'idea dopo una amena lettura edificante."
"Zabini non c'è bisogno che tu mi dica ciò che già so, ho bisogno che tu mi dia qualcosa con il quale io possa interrogare questi fantocci! Hai idea di ciò che accadrebbe se il veleno venisse diffuso su larga scala?"
"Perfettamente Potter! Nel mio comodo nascondiglio stiamo lavorando senza sosta da giorni!" disse allora Blaise scaldandosi.
"Non abbastanza, evidentemente!"
"Invece voi Auror fate passi da giganti! So che siete riusciti ad entrare nella stazione in disuso e so anche che l'avete trovata perfettamente vuota! Vi hanno aperto il passaggio per farsi beffe di voi! Un grande smacco per l'eccelso Harry Potter, vero?" fece Blaise furente.
Harry respirò profondamente due o tre volte per dominarsi e vincere la tentazione di saltargli alla giugulare.
Tre settimane prima, Harry aveva finalmente trovato il modo di aprire la porta: non aveva fatto niente di che in realtà, si era solo presentato davanti al portale e quello si era aperto. Harry sapeva che l'aveva fatto non perché gentilmente qualcuno aveva tolto i dannati incantesimi, ma perché il suo stato d'animo era talmente tormentato e inquieto da soddisfare i requisiti richiesti.
Ricordava di come si fosse precipitato dentro e di come non avesse trovato nulla, neanche un fazzoletto di carta abbandonato.
Una volta dentro aveva sentito la magia spezzarsi e l'Antinferno era ritornato ad essere una vecchia stazione abbandonata. O almeno così pareva.
La squadra intervenuta per battere ogni centimetro di quel maledetto luogo aveva iniziato a rumoreggiare all'improvviso, mentre una musichetta dolce e lenta aveva pervaso l'aria.
Harry aveva gridato a più non posso di stare giù, ma  questo non era bastato a salvare la vita di tutti.
La detonazione aveva divelto una centralina elettrica e investito con violenza gli occupanti della stanza: una giovane strega era stata travolta in pieno dai detriti e non c'era stato niente da fare per lei.
I resti di un carillon brillavano tra le macerie: un altro regalo di Nott.
"Potter, siamo tutti sconvolti e non sei da solo a combattere. I tuoi più cari amici sono in ansia per te e la Granger..."
"So benissimo ciò che pensa la Granger, non c'è bisogno di ripetermi la predica. La situazione ci sta sfuggendo di mano e gli attacchi stanno diventando sempre più aggressivi: di questo passo ci sarà un'altra guerra magica."
"Siamo già in guerra, solo che non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscere di persona i nostri avversari. Stanno giocando con noi come il gatto con il topo: ci stanno logorando e dividendo. Sono sempre di più le famiglie, abbandonate a sé stesse dopo la morte di Voldemort, che cercano un posto tra le fila del Dandy Bianco. E non solo i disperati, ma anche parecchi ex mangiamorte dormienti stanno andando a rimpinguare le fila di quello stronzo. Ma, Potter, io non credo che tu sia in un tale stato di prostrazione solo per questo." Rispose Blaise cautamente.
Harry lo fissò astioso e preoccupato insieme: perché gli diceva quelle cose? Cosa sapeva?
"Tu non sai niente di me, Zabini."
"So che ti stai dannando l'anima per cercare Draco Malfoy! Credi davvero di essere circondato da una massa di idioti?!" rispose l'altro mandando la cautela a farsi benedire.
"Cosa?! E perché dovrebbe interessarmi la sorte di quel maledetto traditore?!" Bluffare, bluffare sempre. Mantenere fede alla linea studiata con Hermione, il Capo e il Ministro.
Blaise rise amaramente.
"Non fare la parte con me, Potter. So benissimo che tutta la campagna del Ministero contro la famiglia Malfoy è stata costruita ad arte per permettere a quell'imbecille di procurarsi un alibi. Non sono l'ultimo pivello arrivato al Ministero."
Blaise vide Harry ripiegarsi su sé stesso e sgonfiarsi come un palloncino.
"Avrei dovuto immaginarlo: ho notato che tu ed Hermione siete diventati molti intimi. Forse sta cercando di sostituire il suo amicone con te."
"A volte credo che tu abbia ancora tredici anni. Hermione ed io stiamo collaborando per il tuo stesso scopo: riportare Draco a casa."
"Me l'hai detto tu stesso che non siete mai stati amici: a cosa devo questo interesse?" buttò lì Harry, incuriosito.
"Conosco abbastanza sia lui che Nott da sapere che forse si tratta davvero della nostra unica speranza. Questi individui non hanno nulla da perdere, perché non aspirano a nulla."
"Credi... credi davvero che sia ancora vivo?" mormorò Harry improvvisamente fragile di fronte all'altro.
"Sì, lo credo. Perché ti interessa tanto? Forse se ti confidassi con qualcuno non saresti in questo stato pietoso e potresti essergli di maggiore aiuto." Disse Blaise con calma.
Confidarsi? Con Blaise Zabini? Se Harry non fosse stato tanto innervosito si sarebbe messo a ridere sguaiatamente. Fece per ribattere, ma poi improvvisamente tacque: forse, tra tutti, Blaise avrebbe potuto capirlo, consigliarlo. Aprì di nuovo la bocca, ma la vergogna gliela fece richiudere nuovamente.
Zabini attese pazientemente che Potter sciogliesse il suo dilemma interiore, ma dopo qualche minuto capì di aver fallito ed ebbe la conferma dei sospetti che la Granger gli aveva confidato. Tra i due era accaduto qualcosa di grave o qualcosa che perlomeno Harry Potter considerava tale.
"Trovami l'antidoto Blaise. Sei l'unico che può farlo." Gli disse Harry, passandogli accanto prima di imboccare l'uscita.
Zabini fissò pensieroso il cadavere che aveva assistito suo malgrado a quella penosa conversazione e si chiese quali segreti nascondesse, poi uscì a sua volta per chiamare un Medimago che potesse aiutarlo a rimuovere il corpo e ad analizzarlo.

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