Simone è seduto sul divano di suo padre, sono passati dieci giorni dalla nascita dei gattini e lui non ha saltato neanche una volta la sua colazione, solo per andare in garage e guardare Lina che allattava i gattini, scattargli mille foto e farle le coccole - solo a lei, per ora, perché i gattini non gli permetteva di toccarli.Ha notato che Lina ha completamente cambiato atteggiamento da quando è diventata mamma: se prima le piaceva mettersi sulle gambe di Simone e farsi coccolare per tanto tempo, ora odia stare in braccio. Simone ha notato anche che lascia la scatola per qualche secondo, cammina un po', arriva al centro del garage e ritorna indietro, ha paura di lasciare i piccoli da soli. Così, Simone ha spostato la ciotola con le crocchette e con l'acqua, che precedentemente la nonna aveva messo in salone, accanto alla scatola, in modo da far sentire Lina più tranquilla e non doverla costringere ad allontanarsi troppo dai micetti.
È ansioso, tre giorni prima ha fatto l'esame e sta aspettando i risultati, visto che era scritto. Ma, il professore sembra essere molto lento, e Simone, di pazienza, non è che ne abbia molta. Per questo, ogni tanto si alza, cammina per la stanza, controlla il telefono, va nel suo profilo sul sito dell'università, vede che non c'è nessun voto, rimette il telefono in tasca e si siede di nuovo. Prende un libro che trova sul tavolino in legno posizionato davanti al divano, apre la copertina rigida verde smeraldo e inizia a sfogliare piano le pagine, legge qualche frase qua e là, si rende conto già dopo due minuti che il libro è troppo noioso, quindi lo chiude e lo ripone dove era prima.
Dante fa il suo ingresso nella stanza mentre Simone sta posando il libro.
"Figliolo! Vedo che hai iniziato ad essere interessato alle cose serie"
"Papà, ero solo annoiato"Dante si siede accanto a lui, sul divano.
"Noi due dobbiamo parlare"
Simone inizia a pensare a tutto ciò che ha fatto nell'ultima settimana, ma non gli viene in mente nulla, però lo sguardo serio di Dante lo spaventa seriamente."Dimmi"
Simone si appoggia con la schiena al divano, si mette comodo, pronto a sentire una delle solite ramanzine che il padre gli fa sull'ennesimo argomento inutile.
"Ora noi abbiamo cinque gatti, no?""Se la matematica non è un'opinione 4+1 fa 5, e quindi?"
Simone proprio non capisce dove vuole andare a parare il padre."E quindi, caro Simone, noi non possiamo tenerli tutti, questo non è un gattile"
"E io cosa dovrei farci?"
Dante gli punta l'indice contro.
"Tu dovresti mettere un annuncio da qualche parte, tipo che ne so, su quei siti che usate voi giovani, così vedi se qualcuno vuole un gattino. Che ne pensi? Non è un'idea fantastica?"
"Non ci pensare proprio"Dante si passa una mano tra i capelli.
"E perché no?"
"Perché non farò una cosa del genere"Dante si alza dal divano, si ferma in piedi accanto al tavolino.
"Allora, te li porti a casa tua tutti questi gatti, io non li voglio tenere!"
Si ferma, Simone lo guarda con l'espressione divertita.
"Al massimo uno, ecco"Simone si alza, ridendo.
"Uno lo prendo anche io"
"Bene, ora devi cercare casa agli altri due, buona fortuna, figliolo!"
Gli dà una pacca sulla spalla e sparisce dietro la porta.Simone resta a fissare il tappeto sotto ai suoi piedi, e soprattutto si chiede perché Dante l'abbia chiamato figliolo, visto che in venticinque anni di vita non ha mai sentito uscire quella parola dalla sua bocca. Scuote la testa, va in garage, accarezza Lina, poi sale in macchina e ritorna a casa.