Manuel sta leggendo nel suo studio, ha appena finito di fare colazione e non ha voglia di fare nulla, a parte starsene stravaccato sul divano col suo libro in mano. Casa sua è completamente un disastro, ma non ha voglia di sistemare, e Amore, accoccolato sulle gambe, di certo non lo aiuta ad alzarsi.
Gli occhi scorrono tra le righe, ma non ci sta capendo molto, non perché il libro sia così complicato, è solo che la sua testa è piena di pensieri e non riesce a concentrarsi. Sbuffa, chiude il libro e lo lascia sul tavolino davanti al divanetto, afferra il cellulare e compone il numero di sua madre.
"Manu?"
"Ciao ma', c'hai da fa' oggi?"
"Manuel, lo sai che io per te sono sempre libera. Che succede? Ti serve qualcosa?"
Manuel sorride, mentre accarezza la testa di Amore che si è addormentato sulle sue cosce.
"C'hai voglia de veni' a pranzo qua?"
"Certo che c'ho voglia, ci vediamo tra un paio d'ore, devo fini' di sbriga' delle cose"
Quando posa di nuovo il cellulare sul tavolo, realizza che è realmente arrivato il momento di sistemare tutto il disordine che ha lasciato in giro negli ultimi due giorni. La madre non può vedere casa sua in quel modo, Manuel in qualche modo sente il dovere di dimostrarle che è cresciuto, che non è più il ragazzino che si è fatto bocciare alle superiori e che non si caccia più nei guai. E anche se lei lo sa, visto che Manuel è laureato ed è abbastanza grande da poter prendersi le proprie responsabilità, lui sente sempre il peso addosso delle bravate che ha fatto quando ancora frequentava le scuole superiori.
Si alza, va verso la sua stanza e inizia a rifare il letto, toglie la pila di libri sulla sua scrivania e li sistema tutti al loro posto nella libreria. Sistema la cucina, ha qualche piatto da lavare nel lavandino e innumerevoli tazzine di caffè accumulate da qualche giorno. Prende tutti i giochini di Amore - che lui si diverte a spargere per la casa, rischiando di far cadere il suo padrone di continuo - e li mette in un angolo del salone, non vuole rischiare che sua madre possa rompersi una caviglia per colpa di quella palla pelosa così vivace.
Quando la madre arriva, Manuel ha appena finito di fare la doccia, tanto che è costretto a passarsi velocemente l'asciugamano addosso e infilarsi i vestiti, anche se non si è asciugato bene e quando si veste, sui vestiti si formano delle chiazze nei punti in cui non ha passato l'asciugamano.
Corre verso la porta con Amore tra i piedi.
"Ciao ma'"
Anita entra e lo stringe in un abbraccio.
"Che hai fatto pe' tutta la settimana che nun te sei fatto vede', eh?"
La madre lo dice con ironia, ma Manuel sa che è sincera e che quello è il suo per dirgli che le è mancato.
"Se guardi sui tuoi piedi lo vedi che ho fatto pe' tutta la settimana"
Anita abbassa lo sguardo, un gattino bianco con le macchie grigie la guarda dal basso con i suoi occhioni azzurri. Si china, lo prende in braccio.
"Oddio, che bel gattino! Maschietto o femminuccia?"
Manuel sorride, pensa di non aver mai visto una scena più tenera in tutta la sua vita.
"Maschietto, si chiama Amore"
"Manu, io sono troppo contenta, almeno non stai sempre da solo qua dentro"
Anita entra, posa la borsa in un angolo del divano e si siede, mentre Amore si posizione sulle sue cosce. Manuel alza gli occhi al cielo.
"'A ma', nun inizia' eh"