Capitolo 2

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Non mi accorsi nemmeno di aver toccato terra, non mi ero fatta nulla, in qualche modo.

Pensai potesse trattarsi di una cosa da Anticristo, magari i miei poteri- attenuati ma sempre presenti- stavano cercando di tenermi in vita senza che io facessi nulla, dopotutto ero consapevole che, se avessi voluto, sarei stata in grado di causare la fine del Mondo, con o senza cip. Le voci me lo ripetevano continuamente.

La cosa del cip, comunque, mi era sempre sembrata strana, io sentivo come un muro che mi bloccava, bloccava i miei poteri, ma sentivo anche di poter attraversare il muro, certe volte.

Non ero nemmeno certa di come usare qualsiasi potere avessi, non avevo avuto la possibilità di sperimentare da piccola.

<<Stephane?>> Alzò la testa e mi guardò sbalordito, non fece domande ma intuivo la sua sorpresa e la sua curiosità.

Mi alzai in piedi, le ginocchia un po' mi pulsavano, e anche le caviglie, non abbastanza però, contando fossi saltata giù dalla finestra.

Attorno all'edificio c'era un alto muro di pietra, la ragione della sua presenza era ovvia, come tutto in quel posto.

Camminai raso al muro per stare il più lontano possibile dalle fiamme che ormai divampavano, volevo tapparmi il naso tanto era forte l'odore che sentivo. Non era solo l'odore del fumo.

Stephane sembrava sopportare sempre meno il caldo, ripeteva che sarebbe morto e non ero certa fosse in modo figurato.

Per qualche ragione, forse per distrarmi da quello che stava accadendomi intorno, iniziai a studiare Stephane in modo scrupoloso, lo osservai con la coda degli occhi: i suoi capelli bianchi, il suo corpo minuto e apparentemente delicato e i denti affilati che avevo intravisto solo pochi istanti.

Cos'era Stephane?

Una creatura pericolosa, questo era certo, ma creature simili ce n'erano a bizzeffe .

Dovevo concentrarmi, ma la mia curiosità mi impediva di lascar perdere quel mistero.

<<Amanda...>> bisbigliò Stephane <<sta arrivando qualcuno...>>

Io non sentivo nulla, ma pensai potesse essere per via del fatto che la puzza mi annebbiava il cervello, così diedi corda a Stephane.

<<Da dove?>>

<<Di là,>> indicò una direzione di fronte a noi, la parete dell'edificio girava a sinistra, lo spazio tra la parete ed il muro era decisamente più ampio lì e decisi di avventurarmi.

<<È una donna,>> continuò Stephane <<profuma di pulito.>>

<<È una di quelle con il camice?>> Non ero certa che il bambino li considerasse professori (o professoresse, non si fanno discriminazioni di genere)

<<Sì>>

Affondò la testa nel mio petto.

<<Fa caldo!>>

<<Lo so, ora ci spostiamo.>>

Non sono mai stata brava con i bambini (anche se a volte fantasticavo di adottarne uno) e se non fossimo stati in una situazione disperata, avrei pensato che Stephane fosse un marmocchio viziato che fa i capricci perché non vuole tenere la giacca o cose del genere.

Comunque, credevo che Stephane soffrisse il caldo in modo particolare. Non che non facesse caldo, ma sarebbe dovuto essere più sopportabile.

Non eravamo ad un centimetro dall'edificio in fiamme.

La storia delle Anomalie e dell'AnticristoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora