Capitolo 12

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Qualsiasi cosa mi stessi aspettando, le mie ipotesi vennero presto smentite quando entrammo in quella porta apparentemente identica a tutte le altre.

Per qualche ragione mi ero immaginata uno spettacolo sanguinoso, del tipo un biglietto scritto col sangue da una persona in punto di morte, con parole confuse e sgrammaticate.

La stanza era immacolata, nemmeno una goccia del sangue che credevo avrei visto- con il senno di poi, immagino che Danica non avrebbe fatto entrare i bambini in una situazione del genere-, ci rimasi quasi male, questo non perché volessi vedere del sangue, onestamente mi faceva un po' schifo, ma perché Danica sembrava praticamente sconvolta quando l'avevamo incrociata in corridoio.

Sopra una scrivania vidi un bigliettino giallo, pareva un cartoncino, con sopra una scrittura chiara e pulita, nemmeno una sbavatura, di quelle che si fanno quando si passa la mano sull'inchiostro fresco. Non sapevo ancora cosa ci fosse scritto, ero troppo lontana quando Devin ci si parò davanti, era sempre difficile dire cosa le passasse per la testa, ma mi sembrò turbata.

<<Ehi,>> la salutai, lei alzò appena la mano prima di guardare Danica, probabilmente sapeva stesse per parlare perciò feci lo stesso.

Danica rimase in silenzio qualche secondo, potevo quasi sentirla pensare, stava valutando le sue parole. Poi non disse nulla, guardò Carlos e Stephane e rimase muta. Devin sembrava stupita dalla cosa, e poi, per un istante, vidi un'altra emozione passarle sul viso, ma non riuscii a capire di cosa si trattasse.

<<Eli ed Erik, potreste iniziare a preparare il pranzo? State attenti se prendete del cibo dal frigo, non so da quanto la corrente sia staccata, ma probabilmente è quasi tutto da buttare>>

Erik ed Elizabeth si guardarono, sembravano sul punto di chiedere "perché noi", ma penso fossero riusciti a leggere l'espressione di Danica, ed evitarono. Erik aveva distratto I più piccoli per farli uscire, anche se Stephane si era girato un'ultima volta a guardarmi.

<<Arrivo subito,>> dissi, non ero sicura fosse vero, ma immaginavo non ci avremmo messo molto.

Elizabeth chiuse la porta dietro di se e la stanza piombò nel silenzio, un silenzio... non imbarazzante, mi sentivo un po' a disagio però. Devin era appoggiata ad un muro e non sembrava intenzionata a dire nulla, come al solito, mentre Danica giocherellava con il colletto del camice.

Volevo dire qualcosa, ma allo stesso tempo non mi sembrava l'idea migliore, perciò guardai Danica, si era girata a prendere il cartoncino e sembrava insicura, il che era un po' strano dato che non la vedevo spesso così insicura.

<<È stata scritta da uno dei chimici,>> iniziò passandomi il cartoncino.

<<In che senso?>> logicamente sapevo che non esisteva un solo tipo di scienziati, però mi sembrava strano si potesse capire che tipo di scienziato scrivesse cosa.

<<Leggi e basta, poi ti spiega,>> disse Devin gesticolando appena con la mano, sbuffai, ma quella fu la mia unica obiezione, guardai il foglio un paio di secondi prima di riuscire a leggerlo, soprattutto perché le linee erano davvero vicine e la dislessia non aiutava. C'era anche una sigla sull'angolo destro del foglio, all'inizio avevo faticato a leggere pure quella. Dopo un attimo il mio cervello decise di collaborare appena e riuscii a leggere:

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Kristen Anika C. Jackson,
Siamo stati attaccati, io e Logan C. Stott ci siamo barricati all'interno della sala 4, se questo messaggio raggiunge il Direttore, vogliamo avvisare che i soggetti sono altamente pericolosi, non siamo riusciti ad identificarli, ma uno di loro, presumibilmente il loro capo, evoca il fuoco anche a lunga distanza.
In fine, io e Logan C. Stott chiediamo che le nostre famiglie vengano avvisate della nostra morte. Chiediamo di fornire un sostegno psicologico alle nostre mogli, al figlio di Logan e alle mie due figlie.
Ripeto di affrontare la situazione con estrema cautela.

La storia delle Anomalie e dell'AnticristoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora