Capitolo 4

35 7 2
                                    

Elizabeth iniziò a vagare per il rifugio appena il sole iniziò a picchiare contro il vetro, gironzolava senza far nulla, la sentivo aprire e chiudere sportelli uno dopo l'altro, poi uscì e mi chiedo se tutto quello fosse normale.

Decisi di rendermi produttiva solo quando Carlos iniziò a rotolare giù dal suo letto- letteralmente-, le ali erano ripiegare su loro stesse e praticamente invisibili ora.

Mi alzai a tempo a lui e ci salutammo con la mano, andammo in cucina e iniziai a cercare qualcosa che potessi mangiare.

Carlos si era seduto sul tavolo e agitava le gambe avanti e indietro, sembrava impaziente così intuii volesse che facessi da mangiare anche a lui, fantastico, mi dissi.

Già non sapevo come cucinare per me, ora lo dovevo fare per un bambino.

<<Danica fa sempre le uova,>> m'informò Carlos sgranchendosi le braccia sopra la testa.

Indossava una maglia verde pastello tre volte più grande di lui con due buchi sulla schiena per le ali e dei pantaloncini color cachi che gli arrivavano alle ginocchia. Ipotizzai che la maglia fosse stata trovata in giro- c'era un sacco di roba in giro, non ero sicura di come fosse arrivata lì-, non era vestito in quel modo il primo giorno, e nemmeno il giorno prima a dire il vero.

<<E dove sono le uova?>> Mi girai a guardarlo e lui indicò un armadietto sopra la mia testa che ero sicura di aver già ispezionato.

Magicamente, perché mi rifiuto di credere fossero lì anche prima, le uova erano comparse, sembrava non ci fosse più molto cibo in quella dispensa.

Il mio primo pensiero fu che, almeno in parte, era colpa mia- e di Stephane, ma incolpare lui mi sembrava un po' ingiusto- dato che sfamare due bambini un'adolescente e una donna adulta richiedesse meno risorse che tre bambini, tra cui uno praticamente insaziabile, un adolescente e due donne adulte.

Potrà sembrare una differenza sottile, ma vi assicuro che non lo era affatto.

Mi sentii in colpa, dopo aver passato una nottata del cazzo- tra una bambina che sembrava uscita da shining a fissare la luna e il solo pensiero di essere indagata per omicidio, dovevo aspettarmi di peggio- stavo iniziando male la giornata.

Avrei voluto gridare, perché è così che sfogo lo stress, ma non lo potevo fare, così presi a scuotere la mano come facevo sempre quando non avevo di meglio da fare.

Riuscii a fare le uova strapazzate a Carlos senza dare di matto e quando ebbe finito mi degnai anche di chiedergli come avesse dormito.

<<Ho visto mia zia!>> Annunciò entusiasta.

<<L'hai sognata?>>

<<No, è una cosa da Arpie, credo, possiamo entrare nei sogni della gente a volte, io non so controllarlo bene ma ieri ci sono riuscito>> sorrisi sentendo la felicità nella sua voce, Carlos era sempre allegro, ma questa volta era genuinamente felice, non emozionato o divertito, solo felice.

Quel periodo di isolamento dev'essere stato duro per tutti, ma credo che lui soffrisse di più, forse perché era il più piccolo dopo Stephane e, a differenza di lui, aveva una famiglia molto unita.

Ancora non sapevo nulla di cosa fosse successo alla famiglia di Stephane, ma davo per scontato che non fossero molto presenti.

<<E come sta tua zia?>> Lui sorrise, forse perché era ansioso di parlarne con qualcuno.

<<Bene! Dice che le mie mamme sono preoccupate, vorrebbero sapere dove sono... ma Danica ha detto che è un segreto...>>

<<Lo sai, una delle mie mamme è... non è un'Anomalia, non è proprio mia mamma però mi lascia giocare sul tetto a patto che non mi lanci di sotto... anche se sono capace a frenare la caduta!>>

La storia delle Anomalie e dell'AnticristoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora