Capitolo 7

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Danica mi stava come cullando, sentivo di star dondolando avanti e indietro, era rassicurante ma non bastava, sentivo ancora quella voce nella testa, sentivo il rumore del legno in fiamme, sentivo ancora tutto come fosse stato vero.

<<Amanda, ti va di alzarti?>> Mi chiese Danica con la sua voce dolce, io non riuscivo a parlare, la gola mi sembrava ancora in fiamme, annuii però, e provai ad alzarmi.

Le gambe tremavano e fui grata del sostegno di Danica.

<<Stiamo tutti bene,>> mi assicurò, mi prese il viso con entrambe le mani e mi costrinse a guardarla negli occhi.

Gli occhi di Danica erano neri, ma era il nero più bello che avessi mai visto, detta così sembra una cosa stupida ma vi assicuro che è vera, da lontano sembravano occhi banali su un viso banale, ma la verità è che il viso di Danica era più bello di quello di qualsiasi altra donna avessi mai visto. Lo ripeterei all'infinito.

Nonostante i nostri nasi si sfiorassero non mi sentivo a disagio, ero tranquilla mentre guardavo dritto nei suoi occhi e mi concentravo sulle sue dita calde sulle mie guance.

<<Era un incubo,>> disse, poi guardò alla mia sinistra.

Seguì il suo sguardo e trovai Stephane e Carlos, si erano fatti piccoli e stavano guardando la scena da un metro di distanza, come se fossi una bomba pronta ad esplodere.

<<Si sono spaventati parecchio,>> mi comunicò Danica portando le mani sulle mie spalle <<Devin è corsa qui prima che ti mettessi ad urlare>>

Mi girai in tutte le direzioni ma non la vidi, solo dopo Danica mi riferì che se ne fosse già andata, immaginai sapesse che sarei stata bene.

<<Facciamo un giro?>>

Io continuai a fare scena muta ed annuì, mi si affiancò Stephane e mi prese per mano, mi sorrise persino.

Stephane mi tirò una manica della camicia finché non arrivò a parlarmi nell'orecchio <<anch'io faccio brutti sogni,>> mi disse <<però non sono veri per davvero, sono solo sogni>> mi assicurò.

Vidi l'espressione poco convinta di Carlos, immagino che per le Arpie i sogni fossero leggermente più reali, o che comunque venissero considerati tali.

<<Già non me lo ricordo più,>> gli dissi forzando un sorriso, era una bugia, ma a fin di bene perché sentii Stephane mollare leggermente la presa sulla mia mano, non l'aveva lasciata ma non mi stava più stritolando.

Guardai Danica, lei mi fissava credendo di essere discreta, non la biasimavo comunque: quando Stephane aveva avuto quel suo attacco di panico lo avevo trattato con i guanti per tutto il giorno.

<<La mia ala sta già meglio, guarda,>> vidi Carlos spiegare le ali ma prima che potesse mettersi a fare le sue acrobazie Danica disse di non sforzarla.

<<Se vuoi guarire devi avere pazienza,>> e Carlos sbuffò.

Stephane non disse nulla ma lo sentii soffocare una risata.

Per tutta la nostra camminata nessuno menzionò il mio incubo, nemmeno una volta, ne fui grata, ma ogni tanto avvertivo questa sorta di muro che si crea quando delle questioni vengono lasciate in sospeso, mi promisi che ne avrei parlato con Danica più tardi, soprattutto perché quel sogno non sembrava affatto "solo un sogno".

Non ero il tipo che andava a cercare i significati dei sogni o cose del genere, non pensavo che il mio subconscio stesse cercando di comunicarmi qualcosa quando sognavo di essere la protagonista del film che avevo guardato giusto la sera prima, ma anche se fosse stato una sorta di messaggio in codice il mio cervello mi conosceva abbastanza bene da sapere che non sarei andata a decifrarlo. Quell'incubo, però, era diverso.

La storia delle Anomalie e dell'AnticristoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora