Capitolo 10

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Quando tornammo verso gli altri notai come si fossero allontanati, speravo che Carlos e Stephane non avessero sentito nulla, ma dentro di me sapevo benissimo che i loro sensi erano talmente amplificati da poter dire se una mosca avesse la tachicardia.

Immaginavo di essere in pessime condizioni, probabilmente ero pallida come un lenzuolo e avevo gli occhi rossi. Non avevo idea di come Danica si fosse trattenuta dal vomitare. Avevo l'immagine del viso di quell'uomo impressa a fuoco nella memoria, chiudevo gli occhi e la mia mente me la sbatteva proprio davanti.

<<Credo che anche questa struttura sia stata attaccata,>> proclamò Danica, tutti la stavano a sentire con aria tesa, non c'era da biasimarli.

<<Credi che ci sia stato un incendio?>> Domandò Elizabeth, Danica scosse la testa.

<<Non ne sono sicura, è strano che non sia stata rasa al suolo dalle fiamme, ma...>> non voleva dirlo ad alta voce, ma sapevo cosa stesse pensando: il fuoco c'entrava sicuramente qualcosa dato che l'uomo sul furgoncino aveva la faccia mezza sciolta. O era fuoco oppure l'uomo era fatto di cera.

<<Entro a controllare, non muovetevi finché non torno>> cambiò discorso Danica, si stava rivolgendo anche a me ed era evidente, ma non potevo mica lasciarla andare da sola.

Un secondo prima che mi offrissi Devin si alzò da per terra <<vengo con te,>> disse, Danica pareva sul punto di obbiettare, ma poi annuí.

Vorrei dire di essermi sentita impotente a stare lì seduta sulla sabbia mentre Devin e Danica andavano in giro per un luogo potenzialmente pericoloso. In realtà ero sollevata, sollevata di non dover più vedere gente morta.

<<Volete fare un castello di sabbia?>> propose Erik dopo una decina di minuti in cui nessuno si azzardava a dire una parola. Carlos saltò in piedi alla velocità della luce, Stephane fece lo stesso, aveva ancora la camicia sulla testa.

<<Voi due?>> Erik guardò me ed Elizabeth, io accettai- quasi esclusivamente per non restare sola con Elizabeth.

<<Dai vieni, Beth, che senso ha startene qui da sola?>> non so se Erik se ne accorse ma il viso di Elizabeth divenne rosso di rabbia e pensavo gli sarebbe saltato al collo, ma prima che potesse succedere lui l'aveva già presa per il polso tirandola su di peso e trascinandola verso il bagnasciuga con noi altri al seguito. Era la scena più strana che avessi mai visto.

Elizabeth si rifiutò di fare un castello di sabbia (ovviamente), era seduta a guardare verso l'edificio dell'ICTA, probabilmente nella speranza che Danica e Devin uscissero e la salvassero da noi.

Modestamente, io stavo facendo un bellissimo castello: una montagna con in cima quella che per me era una fortezza. Ero sicura fosse venuta bene. Finché non mi girai a guardare cosa stavano combinando gli altri, a quel punto il mio capolavoro ingegneristico mi sembrò un mucchietto di terra. Avevano costruito un castello con attorno un muro pentagonale, in uno degli angoli Stephane stava perfezionando una torretta, Carlos si occupava del torrente attorno al muro ed Erik del ponte.

<<Bel castello, Mandy,>> storsi il naso a quel soprannome.

<<È più funzionale del vostro,>> protestai <<intanto sta sopra una collina, così si vede se qualcuno lo attacca, e poi... sta in alto, quindi è difficile arrivarci,>> Erik rise e vidi che nemmeno Stephane sembrava convinto dalle mie strategie di battaglia.

Inconsciamente guardai Elizabeth, non ci stava nemmeno ascoltando, e sembrava turbata.

<<Perché non le parli?>> alla mia sinistra era spuntato Erik <<voi vi conoscete da più tempo, no?>> avrei voluto rispondere di sì, ma sarebbe stata una bugia.

La storia delle Anomalie e dell'AnticristoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora