The dream chapter: Star, OUR SUMMER - CHOI SOOBIN

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Le strade di Seoul erano desolate, l'asfalto coceva, la temperatura segnava 34 gradi e il telegiornale, come ogni anno, consigliava di rimanere a casa o di frequentare ambienti freschi e arieggiati.
Allora perché quello stramaledetto treno era addirittura più affollato del solito!?
Anche se, sicuramente, non era più affollato della testa di Soobin, il quale, osservando fuori dal finestrino, cercava di sgomberare la mente da tutti quei pensieri che da giorni lo tormentavano.
C'è solo una cosa che gli universitari odiano più del suo stesso indirizzo di studi... E quella cosa è la sessione estiva.
Tutti escono e si divertono spensierati, ma loro no, loro se escono poi sono tormentati da un costante senso di colpa per non aver compiuto il loro dovere.
Basterebbe almeno aver letto una semplice pagina, ma se parti con l'idea di spassartela, anche solo quel piccolo gesto non ti bussa nemmeno per sbaglio all'anticamera del cervello.
Parliamoci chiaro, Soobin non è mai stato in fissa con lo studio o con l'ottenere per forza il massimo dei voti.
Il suo motto si potrebbe tranquillamente riassumere in un classico "vivi e lascia vivere", finché nessuno lo stressava, lui sapeva badare a sé stesso.
Eppure... Era in ansia.
Aveva talmente tanta fretta di finire che aveva trascorso le ultime settimane sui libri.
Se fosse stato per lui non l'avrebbe mai fatto, ma quell'estate era diversa, quell'estate... Sarebbe stata la loro prima estate insieme.

Il moro sospirò e accaldato, un po' per via dei raggi che filtravano attraverso il grosso vetro del finestrino del treno e un po' per l'ammontare di persone in quel vagone, si strattonò il colletto della polo, allontanandolo il più possibile dalla sue pelle leggermente imperlata di sudore.

Domani è l'ultimo esame, darò l'ultimo esame e poi potrò godermi appieno la mia Arin.

Pensò e poi si sistemò meglio sul suo sedile.
Per errore urtò la gamba accavallata della signora seduta accanto a lui, si scusò in fretta e la donna sorridendo gli disse di non preoccuparsi.
Quando mancarono due fermate, mandò un messaggio alla sua ragazza, avvisandola che da lì a breve sarebbe arrivato alla stazione di Busan, ma Arin gli rispose subito che avrebbe tardato un pochino a causa di un ritardo dell'autobus e che sarebbe stato meglio se lui, una volta arrivato, si fosse avviato alla loro spiaggia.
Soobin che non vedeva l'ora di incontrarla, sbuffò e dopo averle inviato un vocale in cui inveiva contro il conducente del suo autobus, ripose il cellulare nella tasca e tornò a concentrarsi sul panorama.

Non gli sembrava vero di essere quasi al mare.
Per raggiungerlo gli bastava salire su un treno, mettersi comodo e circa due ore dopo avrebbe potuto toccare la sabbia chiara delle spiagge di Busan.
Lo sapeva, ma ogni volta pareva scordarsene.
Amava l'odore salmastro, i gabbiani, i chioschetti che vendevano granite appena fuori dai lidi.
Soltanto una persona adorava il mare più di lui.
Arin.
Quando durante l'inverno si era deciso a confessarle i suoi sentimenti non credeva alle sue orecchie.
La ragazza più carina, solare e sveglia che avesse mai avuto la fortuna di incontrare, ricambiava il suo amore.
Anzi, qualche tempo più tardi lei gli confidò che se quel giorno di dicembre lui non l'avesse fatto, probabilmente da lì a poco sarebbe stata lei ad aprirle il suo cuore.
Avevano così tanto in comune che fin dall'inizio sarebbe parso assurdo che quei due ragazzi tanto simili non fossero diventati la coppia più invidiata dai loro amici.

La spiaggia di Haeundae era sempre più vicina e il battito cardiaco stava iniziando a farsi sentire.
Era impaziente, felice.
Quanto le mancava per raggiungerlo!?
Proprio oggi dovevano fare ritardi i pullman!?
Quell'attesa era a dir poco straziante.

Finalmente arrivato a destinazione, si appoggiò al muretto che costeggiava l'intero lungomare.
Inviò la posizione ad Arin e con lo sguardo a terra, iniziò a passeggiare avanti e indietro.
Percorse e ripercorse quei metri tante volte e proprio quando l'angoscia stava per tornare a fargli visita, sentii in lontananza la sua voce.

"Sooooobiiiiin~~!"

Gridò la morettina che ridacchiando si mise a correre per ricongiungersi al suo fidanzato e così incominciare la loro tanto attesa uscita.
Appena fu abbastanza vicina gli pose la mano che lui non esitò ad afferrare.
La sollevò e la strinse forte a sé.
Le annusò i capelli, le lasciò una piccola scia di baci sul collo e poi la strinse ancora.

"Sei contento di vedermi, ho capito, ma lo sono anche io! Fatti baciare!!"

Esclamò con allegria Arin.
Soobin, sorridendo, spostò il viso permettendole quindi di fare avvicinare le loro bocche.
La mora, ancora in braccio, gli ricoprì il volto con delicati schiocchi, gli mordicchiò le guance morbide e solo quando furono entrambi sazi, si staccarono e i piedi di Arin poterono toccare nuovamente terra.

"Siamo stati lontani due settimane, ma a me sono sembrati due mesi"
"Soltanto due mesi??? A me due anni!"

La incalzò Soobin e dopo averle afferrato la mano, incastrò le loro dita e insieme si incamminarono verso la spiaggia.
Si raccontarono gli ultimi avvenimenti, si rincorsero a piedi nudi sulla sabbia, giocarono, si baciarono, chiacchierarono.

"Hai studiato come un pazzo e ti sei rintanato in casa, è ovvio che lo passerai! Tutto questo tempo distanti è servito a non distrarti e a non compromettere la nostra estate... Anche se..."

Arin, che aveva abbassato la testa per un attimo, venne ripresa dal fidanzato, il quale con la sua mano che da aperta riusciva a contornarle l'intero viso, la costrinse a guardarlo negli occhi.

"Se???"

La mora arrossì.

"Potrà sembrarti una cavolata, imbarazzante e sdolcinata da dire, specialmente ad alta voce, ma... È da quando sto con te che ho la sensazione sia sempre estate"

In quel preciso istante, le onde si infransero sulla spiaggia arrivando fino a loro, bagnando i loro vestiti.

"O cavolo"

Arin scoppiò a ridere e Soobin, dopo averle stretto di nuovo la mano, l'attirò a sé facendola scontrare contro il suo petto.

"Sai che... Anche io... Appena ci siamo fidanzati ho avuto la tua stessa impressione?"

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