✨pazzia✨

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(tw: tipo stupro ma non esattamente dato che l'altro gode comunque. Vabbè molta violenza. Se siete sensibili non consiglio.

-blood kink

-praise kink

~buona lettura (* ̄3 ̄)╭)

Entrai nella stanzetta buia:
" Hai finalmente smesso di urlare?"

Accesi la luce che emetteva un leggero tremolio ritmico con que suo colore giallo ocra; sentii un lamento che risuonava nel piccolo ambiente.

Mi avvicinai, passo dopo passo, finché mi ritrovai davanti all'ammasso di ossa e muscoli mugolante.

" Sei pronto?"

Gli presi troppo delicatamente il viso alzando il suo sguardo e incatenandolo con il mio; i suoi occhi erano rossi, la cicatrice sull'occhio destro che era bella come al solito. Gli occhi però avevano come una patina chiara, che gli levava il suo solito luccichio di vita. Quanto tempo era che lo tenevo chiuso qui dentro? Circa due mesi credo.

" Ho chiesto: sei pronto?"

Un mugolio provenne dalla sua bocca
fasciata che provocò un sorriso leggermente tirato sul mio viso.

" Non ti sento... "

Il rumore attraverso il tessuto si intensificò mentre io ridevo maniacalmente.

"NON TI SENTO EIJIROU"

Dissi urlando mentre le pupille negli occhi dell'uomo diventavano più piccole e il rumore che emetteva nonostante fosse attraverso il telo risuonava nella stanza.

Un sì urlato a squarciagola risuonò perché sapeva che era meglio non farmi arrabbiare e accontentarmi.

Una risata sadica fece eco nel silenzio, che in realtà era zuppo delle lacrime di terrore di Kirishima.

Presi un coltello da uno dei pochi mobili che adornavano il piccolo luogo e mi avvicinai al ragazzo dall'iconica chioma rossa, ormai foderata di ciocche nere. Mi sedetti sui suoi fianchi, in un movimento lento, mettendomi a cavalcioni, le mie gambe che si posizionavano ai lati esterni delle sue cosce; gli presi un braccio, il destro, il mio preferito e poi instaurai un contatto visivo a dir poco eccitante: le sue pupille contratte e le lacrime secche agli angoli dei suoi occhi erano stimolanti; il leggero pulsare delle sue vene sotto la pelle, ormai candida, aveva un ritmo perfetto, melodico, un ritmo che avrei spezzato da lì a poco.

Le mie dita scivolarono al palmo della sua mano, passai dolcemente le punte delle unghie sulla pelle cadaverica e sorrisi vedendo l'arto indifferente a quello stimolo che ormai era diventato un graffio aggressivo sulla pelle dell'altro.

La lama gelida del coltello gli toccò subito sotto l'indice incidendo lentamente un taglio.
I miei occhi si incatenarono ai suoi: nessuna espressività, non più quel dolore di cui mi nutrivo, in fondo quella era la causa per cui lo facevo soffrire...

Il coltello solcò altra carne e altro di quel liquido rosso sondò le pieghe delle sue mani e toccò le mie dita, fissai il fluido color vino che accarezzava e bagnava la mia pelle, impregnandola della particolare tinta purpurea.

Leccai la bevanda vischiosa e rossa, rossa come i miei occhi, rossa come le sue labbra, rossa come il mio viso al nostro appuntamento... Rossa come il sangue di lui sulle mie mani e lo osservai.

La lingua ruzzolava tra le dita e beveva il liquido pulendo il mio palmo di quell'essenza di peccato.

Lo guardai.
I suoi occhi riacquistavano colore alla vista del muscolo rosa che sensualmente si nutriva di lui, del suo sangue.

oneshot kiribakuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora