UNA LETTERA PER EVELINA

64 16 22
                                    

Fabian, dopo la discussione con il padre, si era rifugiato in camera sua.
Era disteso sul letto, non riusciva a chiudere occhio.
Si rigirava in continuazione tra le ruvide coperte marroni e non si dava pace.

Il fanciullo si sentiva scosso e intimorito: il padre quasi lo aveva ucciso. Percepiva ancora sul collo le mani sudate e sporche che premevano sulla sua gola.

Inoltre aveva un pensiero fisso che lo aveva cominciato a tormentare, o meglio la sua mente era ossessionata da una persona dal volto di una giovane fanciulla appena conosciuta: Evelina.

Il ragazzo non riusciva più a non pensare a lei da quando l'aveva vista su quel ponte, in mezzo alla laguna.
Il suo cuore, ora, pulsava solo per lei; non era più in grado di dimenticare i lunghi capelli dorati che circondavano il suo dolce e piccolo viso tondo e quegli occhi verdi che brillavano come due smeraldi.

Lui si era innamorato di lei.

Ed era per questo che Fabian non avrebbe mai trovato la forza e il coraggio di allontanarsi per dimenticarla, perché dopo tanti anni, era riuscita a strappargli un tenero sorriso. Quel giorno non si era sentito più solo al mondo.
La fanciulla era entrata a far parte della sua vita e gli aveva fatto riscoprire la felicità.

Per il ragazzo era diventata, in un attimo, la persona più speciale e importante dell'intero universo.
Amava infinitamente la sua tenerezza e la sua dolcezza.
Egli non l'avrebbe né lasciata, né abbandonata, perciò avrebbe cominciato a ignorare il padre e di conseguenza a disobbedire ai suoi rigidi ordini, pur di vederla e di passare del tempo con lei, anche di nascosto, accettando mille rischi.

Fabian voleva solo riprovare quella sensazione di piacevole serenità e tranquillità che gli aveva trasmesso la fanciulla quella turbolenta mattina.

Irrequieto al massimo si scoprì dalle lenzuola, si alzò dal letto e andò alla scrivania in legno. Si sedette, prese un foglio e la penna bianca. La immerse nel nero inchiostro e decise di scriverle una lettera per fargliela ricevere il giorno seguente.

"Cara Evelina, spero leggerai questa mia breve lettera.
Sento l'urgenza di dirti che sono davvero molto dispiaciuto per il brutto litigio avvenuto oggi tra le nostre famiglie.
Non credevo fossi proprio la figlia del Signor Diavoli e credo nemmeno tu sapessi che sono il figlio del generale austriaco...
Sono molto scioccato e scosso da questa rivelazione sconcertante, quanto lo sei anche tu...
Io spero solo che mio padre non ti abbia spaventato troppo.
Mi scuso moltissimo per il male e il dolore interiore che può averti causato, ma lui purtroppo è cattivo di natura, nessuno è mai riuscito a cambiarlo, nemmeno l'amore di mia madre.
Ti scrivo per confessarti che da quando ti ho incontrata non riesco più a smettere di pensarti.
Desidero molto rivederti, lo spero immensamente, non sai quanto mi farebbe piacere, ovviamente solo se la tua famiglia lo permetterà e soprattutto sempre se tu, in prima persona, lo vorrai.
Io comunque ti aspetterò, anche in eterno, stesso posto, stessa ora, domani.
Ti saluto e ti abbraccio forte, mia dolce Evelina.
A presto, il tuo nuovo amico Fabian..."

Il fanciullo terminò di scrivere la lettera sotto la luce fievole della candela.
Successivamente appoggiò la penna e prese il foglio di carta, lo piegò in due orizzontalmente e lo ripose all'interno di una busta, la chiuse e la prese con sé.

Si alzò e sgattaiolò fuori dalla stanza.

Udì il padre russare.
Senza far rumore, per non svegliarlo, andò quatto quatto in salotto.
Afferrò il cappotto marrone dall'attaccapanni, posto vicino alla porta e lo indossò; poi si mise il capello di paglia sul capo.
Dopodiché posò la busta, con la lettera al suo interno, dentro la tasca laterale della lunga giacca.

Fabian cautamente girò la maniglia, che emise uno scatto.
Aprì la porta e uscì di fretta.

Torcello era avvolta nell'oscurità della fredda e umida notte. La nebbia bianca evaporava dai torbidi e salmastri canali.

Il ragazzo correva veloce fra le calli, fino a che non giunse davanti alla casa della Famiglia Diavoli.

Afferrò la lettera dalla tasca e l'appoggiò per terra, infilandola appena sotto la porta di casa.

Infine fuggì via nelle tenebre gelide dell'isola, fra le calli deserte.

VENICE TALES ~ IL PONTE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora