PROMESSA INFRANTA

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Era sera tardi.
Era calata la notte buia, fredda e autunnale.
Torcello era immersa in una tenue, umida e bianca foschia simile ad un lenzuolo che avvolgeva l'isola in un sonno profondo.

I suoi pochi abitanti erano rinchiusi al caldo nelle abitazioni: stavano tutti cenando.

La famiglia Diavoli era tutta riunita nella sala da pranzo ed ognuno era seduto al proprio posto.

Ennio e Berto erano seduti a capotavola, Evelina era alla destra dello zio, suo fratello Milo gli sedeva accanto e alla sua sinistra c'era suo padre. Dall'altra parte c'erano Chicco seduto di fronte a sua sorella ed Elvira seduta vicino al marito.

Gli animi rabbiosi si erano placati.
L'atmosfera appariva calma.

La grande stanza era immersa nella penombra, era illuminata solo dalla fievole luce delle candele disposte in fila indiana al centro della grande tavola.

Il camino era di un arancio acceso vibrante e scoppiettava allegro, emanando il suo calore per tutta la sala.
Esso rendeva l'aria piacevole e accogliente.

Ennio, Berto, Elvira e i figli stavano cenando in perfetto silenzio: tutti concentrati a gustare ciò che avevano nel piatto: polenta e seppioline in umido.

Ennio era concentrato sulla sua portata, masticava ingordamente e sorseggiava del vino rosso ogni tre boccate.
Sua moglie era seduta composta e mangiava lentamente come tutti gli altri.
Chicco invece stava giocando con il pane; strappava la mollica, ne faceva delle palline e poi le ingoiava. Poverino gli erano caduti i denti da latte, faceva tremendamente fatica ad addentare qualcosa.

Evelina non smetteva di spostare il cibo con la forchetta da una parte all'altra del piatto senza nemmeno assaggiarlo.

Milo se ne era accorto e la stava guardando in malo modo.

La fanciulla era china con gli occhi tristi come se avesse perso la sua anima gemella.

Il fratello diede un lieve calcio alla madre da sotto il tavolo.
Elvira lo sentì e guardò il figlio accigliata. Milo fece un cenno con il capo in modo che guardasse la figlia persa nei suoi pensieri.

«Evelina, tesoro, come mai non mangi? Non ti piace? Sai tuo padre questo pesce l'ha pescato proprio questa mattina.»

Ennio appoggiò la forchetta e prese il calice di vino, bevve un goccio e fissò perplesso e preoccupato la figlia.

«Non ho fame questa sera. Scusatemi, sono stanca. Posso andare in camera mia?»

«Sì, vai pure Evelina.»
Le rispose lo zio, che venne guardato in modo seccato dal fratello.

La fanciulla appoggiò il tovagliolo sul tavolo, che teneva sulle ginocchia, scostò la sedia e salì le scale fiondandosi in camera.

«Che c'è?» Domandò lo zio a Ennio.

«Niente.» Ripose il bicchiere al tavolo. «Oggi è stata una brutta giornata per tutti. Io non voglio più vederla insieme a quel ragazzo austriaco. Ci siamo capiti?!»

«E allora dopo ti conviene parlarle. Lo sai che anche lei è una testa calda come te e come lo sono del resto anche gli altri tuoi figli.»

Chicco sorrise appena, guardando il padre.

«Ma che ci sarà di male se ogni tanto frequenta qualche ragazzo.» Si intromise innocentemente la madre.

«Quello non è solo un semplice ragazzo, è il figlio del generale Schneider e come ho già detto non voglio assolutamente che mia figlia frequenti gentaglia del genere. Lo capisci sì o no che quei luridi austriaci ci stanno portando via la nostra vita?!»

VENICE TALES ~ IL PONTE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora