LA SUORA E LA STREGA

45 12 21
                                    

Evelina saltò e scivolò giù su alcuni tetti rossi e riuscì a scendere fino a toccare con i piedi le mattonelle mal messe delle calli.

Senza destare sospetti, prese a correre velocissima fra le vie come faceva sempre, finché la notte non calò su Venezia.

Stava ancora curiosando per le calli, quando andò a sbattere contro un portone in legno scuro massiccio.

La giovane si ritrovò davanti all'entrata di una locanda.

La finestrella sulla porta era aperta.
La fanciulla, in punta di piedi, si sporse per vedere se c'era qualcuno all'interno.

Davanti ai suoi occhi intravide alcuni uomini intenti a giocare a briscola intorno a un tavolo rotondo.
Stette lì a osservarli fino a che alle sue spalle una voce gutturale l'attirò a sé spaventandola.

«Mi scusi signorina, così blocca il passaggio.»

Evelina si girò e vide che era una donna incappucciata di nero, dal volto ignoto che sorreggeva un candelabro acceso.

«Potrei passare per favore? Ho un appuntamento importante con una persona, perciò non posso fare tardi.»

Evelina la guardò con vergogna e imbarazzo, poco dopo si scostò permettendole di passare.

«Grazie.»

La misteriosa figura entrò e chiuse la porta alle spalle della giovane.

La fanciulla si riavvicinò al portone e presa dalla scia di curiosità che le aveva infondato, iniziò a spiarla da fuori il locale.

La donna andò a sedersi in un angolo tetro della locanda, lontano da occhi indiscreti.

A un tratto, un uomo seduto al tavolo delle carte abbandonò in silenzio la partita per andarsi a sedere proprio davanti alla figura oscura. Entrambi si chinarono e presero a bisbigliare di sottecchi per alcuni minuti.

Alla fine l'uomo si destò dalla conversazione e la donna lo salutò porgendogli sul tavolo scheggiato una moneta dorata.
Il vecchio signore si rialzò dal suo posto, fece un inchino alla donna enigmatica e si allontanò verso la porta della locanda.

Evelina si scostò dall'uscio per far passare l'uomo che lo vide allontanarsi in fretta e furia dalla sua vista, scomparendo dietro l'angolo di una calle non illuminata dalle lanterne a olio.

Evelina si voltò di nuovo verso la porta e per poco non le venne un colpo al cuore: adesso era la donna che la stava fissando con insistenza, immobile, seduta in quell'angolo angusto.

La fanciulla spalancò gli occhi e divenne rossa in volto. Il battito del suo cuore accelerò e anche i suoi respiri cominciarono a essere più pesanti e irregolari. Dentro di sé cominciò a salirle una strana sensazione di misteriosa paura e angoscia.

La figura emblematica le fece cenno con l'indice di accomodarsi dentro al locale.

Evelina era paralizzata e pervasa dal timore che quella donna volesse provocarle del male, ma allo stesso tempo fremeva di curiosità, così prese coraggio, girò il pomolo del portone ed entrò nella locanda.

Era piccola, calda e confortevole. Al centro c'erano alcuni tavoli con attorno delle sedie in legno malridotte. A fianco al bancone, dove venivano servite le bevande, il camino in pietra grigia scoppiettava allegramente, illuminando buona parte del locale ed emanando una luce gialla fievole.

Evelina andò a sedersi di fronte alla donna, assumendo una postura fredda e rigida, pose le braccia sopra al tavolo e incrociò le mani sudate e tremanti.

«Non avere paura, piccola.» Le disse con voce calma e tenera, rivelò il suo volto parando indietro il cappuccio del mantello.

Evelina scoprì che era un'anziana signora.
Venne immediatamente ipnotizzata dai suoi occhi grigi velati di viola circondati da profonde e scure occhiaie. Aveva le guance infossate e gli zigomi alti e pronunciati, la pelle rugosa e bianca come il marmo. I capelli corvini le ricadevano ondulati fino alla vita.

«Ma lei chi è?» Domandò imbambolata la giovane fanciulla.

«Mi chiamo Medera. Sono una strega.»

«Una strega?!» Esclamò sbigottita.

«Ssshhh...» Le sussurrò appoggiando l'indice davanti alla sua bocca. «Zitta, non lo deve sapere nessuno.»

Evelina si ricompose e si abbandonò sulla sedia.

«E tu fanciulla come ti chiami?» Chiese con un sussurro.

«Evelina», sbuffò, «Evelina Diavoli.»

La strega la osservò incuriosita.

«Come mai sei tutta sola?»

«Ho perso il mio amore», confessò subito con voce rotta, abbassando lo sguardo triste e ferito.

«Oh, mi dispiace molto tesoro.»

«Come farò a vivere senza di lui...», piagnucolò. Il cuore le faceva ancora troppo male.

«Lo desideri avere di nuovo fra le tue braccia?»

«Sì tantissimo, ma è impossibile, se n'è andato via...»

«Perché?» Domandò la strega molto incuriosita.

«È morto», singhiozzò, aveva le lacrime agli occhi. «Lo ha ucciso mio padre. L'ho visto morire proprio di fronte ai miei occhi, non l'ho potuto salvare.»

«Perché tuo padre ha fatto una cosa del genere?» Medera si sporse verso di lei per ascoltarla meglio.

«Per puro e solo orgoglio. Era il figlio di un generale austriaco, lo odiava a morte, non voleva che io lo frequentassi. Io disobbedii ai suoi ordini e ci beccò insieme. Pervaso dalla rabbia lo ammazzò. Gli tagliò la gola e in un istante dopo giacque morto. Annegò nel suo stesso sangue.» Evelina stava piangendo. «Poverino...non se lo meritava tutto questo ingiusto dolore e nemmeno io. Cosa c'è di male nell'amare una persona?»

«Lo rivorresti indietro il tuo amore?» Medera estrasse dall'abito nero un fazzoletto bianco inamidato per porgerlo a lei.

«Sì. Farei di tutto pur di avere di nuovo Fabian al mio fianco.» Prese il fazzoletto e si asciugò il viso.

«Si può fare.»

«Cosa?» La fanciulla guardava la strega assai perplessa.

«Un patto con il Diavolo», concluse con tono oscuro e malizioso.

Si alzò dal tavolo. «Seguimi Evelina.» Le porse la sua mano magra e scheletrica con dita lunghe e unghie nere aguzze. «Andiamo a conoscere il Signore delle Tenebre. Colui che vive e regna nel Mondo del Male e delle anime dannate.»

La fanciulla guardò la strega allibita Le prese la mano e venne percossa da un brivido glaciale quando gliela la strinse.

La fanciulla si rialzò in piedi e a passo svelto seguì la strega fuori dalla locanda, nella buia notte di Venezia.

VENICE TALES ~ IL PONTE DEL DIAVOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora