Capitolo 1

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Fu la notte più impegnativa della mia vita. Lottai con tutte le mie forze per prendere un po' di sonno, ma ogni tentativo fu vano. Un fastidioso dolore allo stomaco e il continuo formicolio di ogni parte del mio corpo mi impedivano di dormire. Al sorgere del sole iniziai a sentire le palpebre farsi pesanti, appena chiusi gli occhi dovetti già riaprirli e guardare in faccia la realtà: era già mattina e dovevo andare a scuola.
Feci scivolare fuori la valigia che avevo infilato sollo al letto, era stata lì per poche ore ed era già ricoperta da uno strato di polvore. Iniziai a frugare al suo intero quando si aprì la porta, da cui sbucò solo una mano con in mano una stampella, mi venne un colpo nel vedere la divisa scolastica.
L'avevo sempre odiata la produzione in serie.
Restai un quarto d'ora davanti alla specchio prima di arrivare alla conclusione che non mi donava per niente.
I pantaloni a quadri rossi e neri abinati alla cravatta del medesimo colore, la camicia era semplicemente bianca, ma doveva essere coperta da una giacca completamente nera, a sinistra spiccava lo stemma della scuola.
Legai la giacca in vita e dopo centinaia di tentativi inutili lasciai la cravatta slacciata appesa al collo e scesi le scale solo dopo aver messo le scarpe.
Skirk mi squadrò come la prima volta e sospirò <Spera solo che il tuo abbigliamento sia consono, non ne voglio sapere niente>. Non le risposi, andai via chiudendomi la porta alle spalle.
La stazione era affollata, si faceva fatica a camminare e ci misi un po' a trovare il mio binario. Nel vagone non dovevo neanche preoccuparmi di sedermi a reggermi perché eravamo così attaccati da non poterci muovere. Per scendere alla mia fermata fu un'impresa, urtai un po' di gente, ma non diedi importanza alle maledizioni o agli insulti che mi stavano lanciando, era gente che non avrei più rivisto. Mi stirai la camicia e sistemai la borsa a tracolla che mi aveva rimediato Skirk, l'aveva lasciata quella mattina attaccata alla maniglia della porta, diedi per scontato fosse per me, con passo deciso, ma lento, arrivai a scuola.

<Non sono entusiasta all'idea di averti qui nella mia scuola, in fondo la tua cartella penale non è delle migliori> ero in quell'ufficio da troppo tempo, mi sentivo soffocare <Sappilo Ajax, non sono un tipo paziente, ti conviene non combinare niente se non vuoi essere cacciato dalla scuola, verrai tenuto sott'occhio ragazzo, non darmi motivo di espellerti> un discorso del genere me lo aspettavo, ma questo qui lo rendeva più noioso di quanto non lo fosse già.
Mi congedò freddamente indicandomi la direzione giusta per la mia nuova classe e quando entrai gli occhi di tutti erano già su di me, "dev'essere il teppista di cui parlavano" "non sembra pericoloso" "però ha un bell'aspetto" "che paura", iniziarono subito a confabulare tra di loro sul mio conto.
<Ajax siediti dove trovi libero> misi una mano in tasca <Mi chiami Childe> feci scivolare la borsa vicino ad un banco vuoto sedendomi in seguito <È un secondo nome?> <No è un nome mio> rimase per un po' in silenzio e sospirò.
Tutti gli occhi erano puntati ancora su di me, non mi creava alcun fastidio essere al centro dell'attenzione, ma dopo un po' iniziò ad irritarmi. Tutti che mi guardavano, ma nessuno provava ad avvicinarmi, me la ridevo sotto i baffi, di me non sapevano nulla eppure avevano paura, l'ho sempre detto che le persone sono superficiali, ma mi hanno sempre dato dell'ipocrita.

<Oi c'è il tuo cagnolino> durante l'intervallo distinsi solo questa frase, l'unica interessante della giornata. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo sullo stipite della porta che guardava qualcosa che non fossi io. Pensai avesse un bizzarro taglio di capelli dato che erano corti ai lati, ma sul davanti teneva delle ciocche lunghe, tutto di un colore verde. Stava lì fermo imbronciato <Non sono il suo cane!> esclamò irritato facendo alzare una risata generale da parte della classe.
Venne verso di me con passo deciso, ma sorpassò il mio banco raggiungendo le ultime file, dove era seduto un ragazzo, che fino a quel momento non avevo affatto notato. Teneva le gambe accavallate, per quanto fossero lunghe doveva essere molto alto, un fisico snello. Il viso contornato da una chioma di capelli castani piuttosto lunghi, li teneva legati in una coda bassa, ma che facesse comunque intendere la loro lunghezza esagerata, se non avesse avuto la divisa maschile lavrei scambiata per una ragazza per via dell' eyeliner arancione intorno agli occhi, non avrei neanche fatto caso al seno assente. Potevo definirlo affascinante.
Stava seduto composto, le spalle dritte a bere té che si versava da un thermos. Il verdino gli stava accanto, non proferiva parola, sembrava davvero un cane o forse una guardia del corpo, ma dubito per la statura.
Quando notò che li stavo guardando mi fulminò e in risposta corrugai la fronte inarcando un sopracciglio <Che hai da guardare rosso?> lo urlò quasi <Xiao calmati, non è educato urlare> la voce era piuttosto roca e profonda, seducente se si può dire, sembrava quasi suo padre in realtà, eccetto per l'età, lo aveva detto in tono così controllato e tranquillo che calmò il suo amico, o qualsiasi cosa fosse.
Gli diedi le spalle e continuai a farmi gli affari miei, al suono della campanella, Xiao, passò accanto al mio banco per uscire e mi guardò in un modo che mi fece rabbrividire, ma non scomporre.
<Perdonalo, ha un carattere rude> mi voltai nella sua direzione <Non mi ha mica spaventato>
<Non volevo insinuarlo, mi stavo scusando per le sue cattive maniere>
<Non sei suo padre> rimase in silenzio, poi <Questo è vero, ma mi sento responsabile nei suoi confronti>
<Non mi servono delle scuse> mi voltai chiudendo così la conversazione, avevo avuto l'ultima parola.
All'uscita mi avvicinò ancora <Io sono Zhongli comunque> camminai dritto davanti a me <Non mi risulta di avertelo chiesto>
<Prendi il treno?> lo lasciai senza una risposta e continuai ad avanzare senza voltarmi mai.

Rebel [Childe x Zhongli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora