Capitolo 2

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Non è facile starsene buoni tranquilli, specialmente per me.
Entrai in classe cercando Zhongli con lo sguardo e quando i suoi occhi si incollarono ai miei li distolsi e mi sedetti al mio posto.
In due settimane che mi trovavo lì era l'unico che fino ad allora mi aveva davvero rivolto la parola senza mai chiedermi se fossi stato in prigione.
Mi fermava tutti i giorni prima che prendessi il treno, mi importunava durante l'intervallo e nonostante gli intimassi di smetterla continuva imperterrito. Non volevo passare così il resto dell'anno, avrei voluto spaventarlo, ma non sapevo come per cui lasciai perdere. Nonostante tutti sostenessero facesse freddo, in classe continuavo a togliere la giacca e ad alzare le maniche della camicia fin sotto il gomito. Venivo da un posto talmente freddo che si rischiava di vedere la neve anche d'estate. Pensarci mi faceva tornare in mente la pesca pacifica con mio padre, i suoi racconti che non mi avevano mai lasciato. Nella memoria restò fisso li ricordo del giorno in cui chiesi a mio padre perché mi avesse chiamato proprio a Ajax, da bambino ne ero entusiasta, ma ad oggi mi vergogno di aver infangato quel nome.
Quando ero venuto qui pensavo che sarebbe stata una permanenza tranquilla, ma un uragano stava per entrare dalla porta e lo conoscevo piuttosto bene.
Nonostante fossi arrivato a metà semestre non avevamo ancora tutti gli insegnanti, ma non mi aspettavo Rosalyn Lohefalter ad insegnare inglese. Entrò in classe con il suo vestito appariscente tutto rosso, il seno in vista, ma non c'era da stupirsi. Era una donna alta, la pelle chiara e i capelli biondo platino, gli occhi di un grigio chiaro.
La solita acconciatura bizzarra: due chignon a forma di rosa legati dietro la testa.
Non dico che se ne stavano tutti a bocca aperta ma poco ci mancava. lo scrisse sulla lavagna "professoressa Rosalyn-Kruzchka Lohefalter" sgranai gli occhi e mi alzai in piedi sbattendo forse con troppa forza i palmi sul banco, lei si girò con un solo gesto dell'indice mi disse di sedermi, serrai i pugni ma lo feci.
Durante la lezione continua ad appoggiarsi al mio banco, e da quella angolazione potevo vedere davvero tutto, ma tenevo in ogni caso lo sguardo basso per non dargliela vinta.
Ormai volavano solo fischi.
Finì di ridicolizzarsi ai miei occhi solo quando suonò la campanella, si trovava seduta sul tavolo di fronte a me con le gambe accavallate <Ragazzi è stato un piacere conoscervi> mi passò le dita sulla guancia accarezzandola e mi alzò il mento con due dita, scossi il viso bruscamente e la guardai con odio. Scese con un salto, il rumore dei tacchi risuonò tra le quattro mura dell'aula.
Alla cattedra recuperò le sue cose, amiccò nella mia direzione ed uscì, mi affrettai a seguirla prima che arrivasse un professore e la fermai in corridoio <Che intenzioni hai?> sogghignò <Non capisco a cosa ti riferisci, ragazzo>
<Signora non prendermi in giro e dimmi cosa sei venuta a fare> sbuffò <Mi è stato ordinato di tenerti d'occhio e mi hanno mandato a qui, buffo, avevano disperatamente bisogno di personale> la sua risata fastidiosa mi arrivò fino al cervello e lì continuò a risuonare all'infinito, anche se lei teneva la bocca chiusa <Tartaglia rilassati per il momento me ne starò buona>
<Non usare quel nome qui a scuola>
<Hai iniziato tu per primo> era così acida, non mi dilungai oltre e me tornai in classe. Lei sarebbe stato l'inizio dei miei guai.

<Renditi utile> mi schiaffò in mano un pezzo di carta:

LISTA
2 litri di latte
400 etti di pane
un pacco da 10 uova
zucchero
aceto
aglio
cipolle
......

<Scordatelo, non ti farò la spesa> mi diede uno sbuffetto sulla testa <Fino a prova contraria mangi anche tu, quindi muoviti> provai a ribattere, mi arresi e uscii sconfitto.

Uscii dal market solo con una busta, decisamente piena, rischiava di rompersi. Urtai qualcosa con la gamba e persi l'equilibrio, pensai alle uova nella busta, si sarebbero inevitabilmente rotte.
Mentre cadevo chiusi gli occhi distinto senza riflettere, non misi neanche le mani dietro la nuca, ma non furono necessarie, mi bloccai a pochi centimetri dal suolo, un braccio intorno ai miei fianchi, ma la busta si era rotta e la spesa ricopriva il marciapiede <Cazzo!>
<Stai bene?> appena riconobbi la voce mi allontanai brusco, lo guardai da capo a piede. Vederlo senza divisa mi faceva strano a dire il vero, portava dei jeans neri, una maglia bianca con su l'immagine di un sole e sbiadita la scritta Summer, di certo era fuori stagione.
Nonostante sopportassi il freddo avevo addosso una felpa e lui invece aveva le maniche corte e per la prima volta da quando lo conoscevo lo vedi con i capelli sciolti.
Riconosco anche io di essere rimasto a guardarlo troppo a lungo, sbattei più volte le palpebre e tornai alla realtà, quando vidi una bambina prenderlo per mano. Non gli arrivava neanche al ginocchio, aveva i capelli legati in una lunga treccia e indossava un vestito blu.
Iniziò a tirarlo e intanto gli sussurrava delle cose, lui con il sorriso le disse <Ora andiamo a prendere il tuo gelato non preoccuparti, ma sarebbe un peccato non aiutarlo, d'altronde gli sei andata addosso Qiqi> La bambina cessò i suoi capricci e cominciò a raccogliere le cose che mi erano accadute, chiedendo anche scusa per le uova che si erano, come previsto, rotte.
Mi aiutarono a portare tutto a casa, anche se avevo protestato dicendo che non ce n'era bisogno, ma la busta si era rotta e da solo non ce l'avrei mai fatta. <Abiti qui allora> aprii la porta <A quanto pare sì> non lo invitai ad entrare, ma portò comunque le cose in cucina, seguendomi senza fare i complimenti.
Skirk non c'era, doveva essere uscita, meglio così mi ero risparmiato l'imbarazzo delle presentazioni inutili.
<Suppongo debba dire grazie> evitai di guardarlo <Non c'è di che> non lo stavo guardando eppure il suo sorriso riuscivo a vederlo. La bambina era rimasta fuori, per cui non si trattenne oltre e se ne andò.
Ora ciò che mi chiedevo era se abitassimo vicini o se si trovasse lì per caso.
Lo guardavo allontanarsi, lo vedevo anche con la porta chiusa.

Rebel [Childe x Zhongli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora