Capitolo 11

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Il risveglio in casa mia era sempre rumoroso. Continue risate e corse per le scale. La mamma che urlava appresso ai miei fratelli più piccoli, mentre mio padre era al lago a pescare con Andrei.
Mi piaceva quel caos, ci vivevo bene perchè ne facevo parte anche io. Tonia balzò sul mio letto, accompagnata da una dolce risatina, pensando che stessi ancora dormendo <Svegliati Ajax! È tardi quanto vuoi dormire ancora?> Mi misi a sedere sul letto, prendendo mia sorella per la vita, avvinghiandola in un abbraccio per rigettarmi di nuovo indietro sul letto, la feci gridare per la sorpresa, ma era divertita. <Daiii> iniziò a lamentarsi quando si rese conto che non avevo alcuna intenzione di lasciarla andare, ma nonostante questo rideva ancora <Mi alzo, mi alzo> così facemmo. Si pettinò i capelli con le mani e poi si arrampicò per riuscire a darmi un bacio sulla guancia <Buongiorno>, amavo iniziare così la giornata.
Scesi le scale per raggiungere il resto della famiglia che stava facendo colazione, Teucer mi aveva dato i suoi biscotti preferiti, mentre Tsvetana mi porse una tazza di cioccolata calda. Eh già, dove vivevamo noi faceva sempre freddo, non c'erano le mezze stagioni e tantomeno l'estate, vestivamo sempre pesanti, con cappelli e scarponi. Eravamo talmente abituati al clima gelido che non accendevamo mai il riscaldamento, per noi giocare a palle di neve e pattinare sul ghiaccio era la norma.
Vivevo felice, ma nonostante questo, non navigavamo nell'oro.
Era difficile trovare lavoro in una città di ghiaccio, non avevo grandi capacità di caccia, perchè non ero bravo con il fucile, tanto meno con arco e frecce. Mio padre non voleva che io facessi il falegname o il fabbro, perchè non voleva che mi facessi male, neanche fossi fatto di porcellana. Così vivevamo con i pochi soldi che avevamo, ma eravamo felici.
E allora perchè non mi è bastato? Perchè volevo a tutti i costi guadagnare qualcosa?
Volevo solo essere utile per la mia famiglia, ma sono finito a rovinare me stesso.

Era sera, i bambini erano usciti fuori a giocare, mentre io, Andrei e Tsvetana aiutavamo la mamma in cucina. Quando riguardai fuori dalla finestra stava iniziando una forte bufera, per cui uscii a richiamare i miei fratelli al riparo. <Ajax, Teucer era andato a riprendere la palla, ma non è ancora tornato> mi disse Tonia preoccupata, al che alzai la testa verso la fitta foresta e mi si fermò il cuore nel petto. <Vai dentro, vado a cercarlo io> dopo di che corse in casa e si chiuse la porta alle spalle, mettendosi in ginocchio sul davanzale della finestra a guardarmi mentre mi allontanavo nella fitta neve che stava cadendo prepotente.
Cominciai a chiamare forte il nome di mio fratello, non poteva essersi allontanato tanto, sarà nei paraggi, pensai. Ma dopo ore, che mi sono sembrate giorni, non ero ancora riuscito a trovarlo, quel senso di ansia non voleva abbandonarmi, ero sull'orlo di una crisi. Poteva essere ovunque, infreddolito, sommerso dalla neve. Scacciai via quei brutti pensieri e ripresi a lottare con la neve e il vento che mi remavano contro.
Vidi a un certo punto una figura alta e possente, che non poteva essere sicuramente mio fratello. Non riuscivo a scorgerla bene, stava camminando verso di me, sembrava quasi che il forte vento non gli desse fastidio, o che addirittura non lo sentisse proprio. Riuscii a vederlo meglio solo a una distanza più ravvicinata. Aveva il volto coperto e un cappotto lungo e ingombrante che gli copriva tutto il corpo. La sua presenza era oppressiva, si capiva da lontano un miglio che non avrei dovuto avere niente a che fare con lui.
Indietreggiai quando si scostò di lato il cappotto, per scoprirsi appena. Reggeva Teucer tra le braccia, era privo di sensi. <È lui che cerchi?> Mi chiese l'uomo con una voce roca e vigorosa. Le parole mi morirono in gola, così annuii soltanto. Non accennava però a lasciarlo, lo teneva lì in braccio avvolto nella pelliccia della sua giacca enorme.
<Devo riportarlo a casa> dissi sicuro di me, la paura mi era passata nel momento in cui avevo visto mio fratello.

<Sta ad ascoltarmi e lo riavrai senza nemmeno un graffio> stavo cominciando a perdere la pazienza <Restituiscimi mio fratello>
<L'ho salvato dalla neve e questo è il tuo ringraziamento?> Sospirò <Voi giovani non avete un briciolo di rispetto>
<Non dire assurdità, lo avrai anche salvato, ma questo è un sequestro> urlai per evitare che il vento fermasse la mia voce, ma a quella affermazione scoppiò a ridere <Ragazzino ti ho chiesto solo di ascoltarmi per un attimo, niente di difficile>
Guardai Teucer, poi di nuovo quell'uomo. Non mi fidavo affatto, ma se quello era l'unico modo per riportarlo a casa allora gli avrei concesso un paio di minuti per ascoltare ciò che aveva da dirmi.
<Ti osserviamo da un po' di tempo, e pensiamo tu possa essere quello che cerchiamo>
<Di che parli?>
<Pierro vuole riceverti personalmente> restai immobile, perplesso, non avevo la più pallida idea di chi fosse <Chi?> Sospirò di nuovo, come se non sapesse fare altro <Certo che fai tante domande tu ragazzino> non potevo credere che si stesse lamentando per sole due domande, alla quale però non mi ha mai risposto.
<Cosa volete da me?>
<Il tuo nome e la tua forza> ero sempre più convinto che fosse solo un pazzo che aveva tutte le intenzioni di rapire mio fratello. <Se acconsentirai ad un incontro, ti restituirò il moccioso>
<Okay, okay! Si va bene, incontrerò Pierro o come si chiama, ma lascialo andare>
mantenne la sua parola e mi mise Teucer tra le braccia, si avvicinò al mio orecchio e sussurrò <Non mi dimenticherò della parola data> poi scomparve nel nulla prima che potessi dire qualsiasi altra cosa.

Tornai a casa, tenevo avvolto Teucer nella mia sciarpa così che non sentisse altro freddo.
La mamma ci venne incontro con degli asciugamani, eravamo zuppi per via della neve, dato che non aveva smesso un secondo di nevicare. Teucer si svegliò con il calore del camino e l'odore della cioccolata calda. Non ricordava nulla e la palla non l'aveva più ritrovata.

I giorni seguenti li passai inquieto, se come quell'uomo mi aveva detto mi stavano davvero osservando, allora sapevano dove vivevo, se fossero state persone pericolose la mia famiglia non era più al sicuro.
È compito mio proteggerli. Farò tutto ciò che è in mio potere per tenerli al sicuro. L'ho giurato a me stesso.

*ANGOLO ME*
Rieccoci qui, dopo un anno con un nuovo capitolo.
Mi era mancata questa storia lo devo ammettere, sono determinata, riuscirò a finirla giuro.
Avevo in mente di postare una volta a settimana, giorni alterni. La prossima settimana il capitolo uscirà giovedì 7 novembre.
Per i vecchi lettori: vi ringrazio per non aver dimenticato la storia
Per i nuovi lettori: grazie per aver iniziato a seguire la mia storia.

-Less

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 29 ⏰

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