Capitolo 5

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Appena mi sveglai Skirk mi aspettava al piano di sotto con le braccia incrociate al petto, pensavo di essere nei guai. Mi fermai di fronte a lei e la guardai in faccia <Oggi usciamo> inarcai un sopracciglio, non ci potevo credere <E dove andiamo?> prese le chiavi della sua auto dal ripiano vicino all'ingresso e aprì la porta <Meno domande e più azione> mi affrettai a seguirla nonostante il sospetto che volesse uccidermi in un vicolo, senza farsi troppi problemi.
Guidò per un'intera mezz'ora, forse un po' di più, eravamo nel nulla più assoluto, dove diavolo mi stava portando?
Accostò l'auto sul ciglio della strada e imboccò una stradina ripida in tutta discesa, parcheggiò in uno spazio in mezzo agli alberi, aprì la portiera e mi incoraggiò ad uscire.
Camminammo per una ventina di minuti tra gli alberi, ovviamente le portavo lo zaino che aveva voluto portare a tutti i costi.
<Per quanto vorrai farmi camminare ancora?>
<Chiudi il becco e cammina> così feci.
Passarono altri venti minuti e gli alberi terminarono, Skirk si girò verso di me e mi sorrise, <Allora, ti piace?> avanzai e restai a bocca aperta, era magnifico, un immenso prato ricoperto di soffioni e margherite, tirava poco vento, abbastanza da scompigliarmi i capelli, ero così attaccato alla neve che non avevo mai pensato che magari sotto quel manto bianco potesse esserci una meraviglia simile <È bellissimo> sussurrai ma lei riuscì a sentirmi <Vero?>
<Perché mi hai portato qui?> sembrò pensarci un attimo <Siamo partiti con il piede sbagliato, ormai vivi in casa mia e di te non so niente, quindi mi è sembrato un bel posto per conoscerci! Dai apri lo zaino> all'interno trovai un telo, lei lo prese e lo allargò sul prato sedendosi nel mezzo, con una gesto della mano mi invitò a fare lo stesso, restai a guardarla immobile, con un espressione confusa mi sedetti poco distante da lei. <Che ne dici di fare due chiacchiere>
<Perché adesso?>
<Perché no?> non risposi oltre, sospirai e annuii.
<Raccontami della tua famiglia> sussultai, non pensavo sarebbe partita da li, ma non era un tabù <Provengo da una famiglia numerosa, ho due fratelli maggiori e tre fratelli> guardavo verso il basso <Ti mancano?>
<Ogni giorno>
<Parlami un po' di loro> nonostante mi avrebbe fatto  salire la nostalgia lo feci, iniziai a parlarne <Andrei è il primogenito, ha una fastidiosa ossessione per me, poi la secondogenita Tsvetana, è molto più fredda e distaccata. Tra i miei fratelli minori Tonia forse è la più matura, si vanta sempre di saper cucinare e pulire> mi scappò una risata a dirlo <poi ci sono Anthon e Teucer, forse è quello che mi manca più di tutti, è il più piccolo e gli sono particolarmente affezionato> ora guardavo in alto verso le nuvole probabilmente stavo sorridendo, speravo solo non fosse un sorriso malinconico. <Possiamo cambiare argomento se vuoi> annuii <Che aspettative hai dal futuro?> pensai molto a lungo alla risposta perché non ci avevo mai riflettuto, non sapevo nemmeno se i fatui mi avrebbero mai lasciato in pace, speravo di si con tutto il cuore, non volevo finire ancora nei guai <Non lo so  in verità, penso proprio che dovrò vivere per sapere cosa mi riserverà la vita> sapevo già da me che non sarebbe stato nulla di buono, ma una parte di me sperava di poter vivere una vita normale, ormai però mi ero scavato la fossa da solo, non potevo amare o avere degli amici perché avrei messo loro in pericolo, non potevo avere punti deboli, loro non me lo avrebbero permesso, sta volta dovevo avere un' espressione davvero triste perché Skirk non mi fece altre domande, restammo in silenzio per il tempo restante, non avevo voglia di parlare. Perché non potevo essere un ragazzo normale? Tutto quello che volevo era stare con la mia famiglia, ma mi avevano portato via dalle persone che amavo facendomi ricominciare in una nova casa, ma non una nuova vita, perché i miei problemi mi avevano seguito fin qui. Io e Skirk non parlammo per i successivi due giorni, non penso che a lei la cosa dispiacesse granché, ma iniziai davvero ad isolarmi e forse stava iniziando a notarlo. Iniziai a saltare le lezioni, lascio immaginare quali.
Se anche solo pensavo che Zhongli potesse diventare mio amico mi sbagliavo, figurarsi qualcosa di più, mi serviva una distrazione, ma non qualcosa di questo genere.
Non mi sentivo in grado di mantenere qualsiasi tipo di relazione sociale a livello personale. Loro avevano occhi e orecchie e ovunque, non avrei permesso che venisse fatto a qualcuno del male a causa mia.
Certe volte mi chiedevo quale svolta avrebbe preso la mia vita se avessi detto qualche 'No' in più. Attualmente dove sarei? Probabilmente a casa con la mia famiglia o a pesca con mio padre. Ora invece? Ero solo un burattino, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per aver salva la vita.
La mattina del 22 dicembre c'era una gran chiasso a scuola. Tutti discutevano su cosa avrebbero fatto a Natale. Io avrei voluto passarlo con i miei fratelli, invece lo avrei trascorso lontano, in una casa che non era la mia.
Avevo il capo chino e mi guardavo il dorso delle mani, cercando di estraniarmi dal mondo che mi circondava, finché non entrarono nel mio campo visivo delle ciocche castane <Ho fatto qualcosa?> Alzai lo sguardo e incontrai il suo, era un misto di rabbia e delusione. Mi dispiace deluderti Zhongli, ma il mondo non gira tutto intorno a te, per cui mi limitai ad ignorare a sua domanda, che a parer mio non aveva alcun bisogno di risposta. <Parlami ti prego> poggiò i palmi delle mani sul mio banco, senza staccare i suoi occhi dai miei <La nostra amicizia non è mai stata una buona idea, lasciami in pace, ti prego> le ultime parole mi uscirono con un tono spezzato, lui provò a dire qualcosa, ma si ritrasse e andò a sedersi al suo posto.
Era questo il mio destino? Sarei rimasto da solo ancora a lungo?
Non avevo mai sofferto così tanto per qualcosa che non era ancora nato, qualcosa che non nascerà mai.

Rebel [Childe x Zhongli]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora