5 ore.

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Goku se ne stava al suo posto cercando di deviare i propri pensieri su qualcosa che fosse più appropriato di un ascensore bloccato. Rifletté su come altre persone sarebbero state nel totale panico anziché pensare a come farsi il proprio migliore amico, ma ormai si stava convincendo sempre di più che quella statistica fosse stata creata per loro, che quell'uno su dieci fosse solo una premonizione di ciò che sarebbero stati di lì a poco.

Ci sarebbero voluti minuti, ore o giorni, ma non aveva dubbi che ci sarebbero ricascati come pere cotte, perché anche un idiota come Goku avrebbe potuto capire che quella tensione, che ora si sentiva così chiara nell'aria consumata, non era altro che il prodotto di dieci anni di astinenza, di distanza l'uno dall'altro.

Guardò di nuovo quella botola sul soffitto, era l'unico modo per uscire ma ancora una volta non ci pensò. Era troppo preso a tentare di distrarsi dalla consapevolezza che ovunque guardasse potesse vedere la causa di tutti quei pensieri peccaminosi. Pensò che teletrasportarsi non sarebbe stata così male in fin dei conti, avrebbe messo fine a una parte dei loro problemi, ma... Goku voleva veramente porre fine a tutto ciò?

Ci stava pensando attentamente da circa venti minuti e ogni volta la sua risposta era sempre la stessa.

No.

E si rese conto che fin dall'inizio una parte di lui stava studiando un modo per avvicinarsi allo stronzo che aveva di fronte.

Vegeta lo guardava di sottecchi, fissò anche lui quella botola per un minuto per poi chiudere gli occhi e riflettere su chissà cosa.

Di certo su quel botta e risposta a cui stavano giocando pur di non agire. Sembrava di essere in uno di quegli stupidi film dell'orrore, dove l'assassino se ne rimaneva a raccontare tutto il piano malefico escogitato prima di fare concretamente qualcosa, e Vegeta lo odiava dal profondo. Odiava che si procrastinasse al posto di arrivare dritti al dunque, a ciò che volevano fare davvero, e ciò nonostante non era lui quello a doversi muovere, lui faceva solo parte del racconto dell'assassino che, inerme, deviava l'agire con lunghe pause riflessive. Perché se c'era una cosa su cui aveva riflettuto anche lui, era che Kakaroth avesse dato il via a tutto parlando di quella statistica, non lui! Se fosse stato lui avrebbe agito in modo molto più impulsivo: in quella situazione Vegeta era solo la vittima.

Sbuffò rumorosamente.

«Dovremmo fare qualcosa.» sbottò di getto quest'ultimo. «Se passo un'altra ora a non fare niente divento pazzo!»

Goku voltò lo sguardo a guardarlo, le braccia incrociate, la mente offuscata da ciò che avrebbe voluto fare veramente.

«Che vorresti fare?»

Scoparti! Ecco cosa vorrei fare!, pensò Vegeta. Avrebbe voluto dirglielo davvero... se solo non fosse stato così orgoglioso.

«Tu che vorresti fare?»

«Vediamo se gli allenamenti sono serviti a qualcosa!»

Goku si sistemò meglio sulle gambe, per poi posare il gomito sul ginocchio e la mano nella sua direzione per poter testare una volta per tutte la forza che vi era nelle loro braccia. Lo guardò con tono di sfida e Vegeta lo studiò per qualche secondo, non avevano mai giocato a braccio di ferro nonostante fosse uno dei giochi più - stupidi - in voga sulla Terra, non lo aveva mai stato interessato, perché preferiva darsele sul serio con l'uomo che aveva di fronte. Eppure ogni cosa in quell'ascensore sembrava una buona idea pur di passare del tempo.

«Davvero vuoi che ti sconfigga così clamorosamente?» domandò Vegeta.

Non era poi così contrario a sfidarlo in quel modo, conoscendosi l'un l'altro se ci fosse stata occasione avrebbero rilasciato ogni loro potere pur di vincere, avrebbero potuto distruggere l'intero ascensore pur di non considerarsi sconfitti, ma pensò che - sempre per il concetto che Bulma li avrebbe fatti fuori in due secondi netti - sarebbe stato meglio contenere il tutto in un banale Super Saiyan.

«Tanto si sa già chi è il più forte di noi due!» lo provocò Goku.

Lo guardò sistemarsi, mettersi nella stessa posizione e prendergli la mano pensando che quello era l'unico contatto avuto tra loro due dopo metà giornata chiusi lì dentro. Sentì il suo stomaco brontolare alla consapevolezza che fosse quasi ora di pranzo e non avesse mangiato nemmeno una misera coscia di cinghiale arrostita.

«Ne sei proprio convinto, vero?» ribatté.

Vegeta strinse la presa quando sentì l'altro fare la stessa cosa, poi ciò che sentì dopo fu il suo braccio spingere per piegare il proprio fino alla vittoria, ma quello che realmente avvenne fu la totale o quasi immobilità dei due, spinti dalle opposte forze. Accorgersi che non c'era uno dei due veramente più forte dell'altro, ma semplicemente entrambi con una diversa resistenza dato che Vegeta sentiva l'acido lattico bruciare sull'avambraccio a causa della forza usata in quel momento: alzò lo sguardo su di lui, vide lo stesso impegno e la stessa forza pulsare su quel braccio, facendo risaltare le vene sui muscoli, e un lieve strato di sudore formarsi sulla pelle.

Dovette riprendere immediatamente il controllo quando vide i suoi capelli tingersi di un dorato abbagliante, cosa che fece poco dopo anche lui per contrastare la sua forza. Destino volle, però, che tale distrazione lo mise in una condizione di totale svantaggio: Goku strinse la mascella e concentrò meglio la sua aura sulla mano, finché non vide quella dell'amico cedere e decretarne la sconfitta.

«Ti avevo avvisato» disse Goku, con il solito tono da spaccone che aveva quando si metteva faccia a faccia con un nemico. «Non è mica colpa mia se sei debole!»

Vegeta lo guardò quel tempo per collegare la mente a ciò che l'idiota si fosse permesso di dire al Principe dei Saiyan, poi, in un impeto di rabbia, con i capelli ancor più dorati a causa di quell'impulsività che scorreva nelle sue vene, lo prese per la maglia e lo avvicinò al suo viso, digrignò i denti e la mano che teneva il tessuto della tuta si strinse più forte.

«Non devi neanche permetterti di pensarlo» sbottò rabbioso.

«Io invece mi permetto eccome!» gli rispose Goku calmo, con la stessa calma che avrebbe sfoggiato Black. «Mi permetto perché posso.»

Goku gli posò pollice e indice per sollevargli di poco il viso, si stava godendo quel momento perché sapeva che avrebbe reagito in quel modo e continuò a goderselo quando lo vide cedere a una debolezza ben diversa. Quando il Principe sentì le labbra dell'altro sulle proprie, usò la presa su di lui per avvicinarlo ancora di più e finalmente realizzare quello che stava pensando da ore.

Gli avrebbe fatto pagare quelle parole in un altro momento.

6 ore di ritardo!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora