6 ore.

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6 ore.

Ciò che successe di lì a poco fu frenetico e violento per certi versi: Vegeta cercava il corpo di Kakaroth come se ci fossero solo pochi minuti di tempo prima che il tutto potesse finire, un countdown che prevedeva la totale perdita di quel controllo che aveva trattenuto e sottomesso per ore nei suoi più oscuri meandri della sua mente, portandolo a stringere la stoffa di quella tuta che ora più che mai desiderava stracciare in mille pezzi perchè aveva bisogno di sentirlo addosso in quel momento, in quell'istante, dopo così tanti e troppi anni distanti. Voleva sentire e sentirsi dire che quella statistica fosse vera, che ormai tutto stava andando allo scatafascio ogni qualvolta che Kakaroth gli si avvicinasse un pò di più, cosa non difficile siccome in quel piccolo spazio era inevitabile non stare a stretto contatto.

Non capì neanche come si ritrovò steso sul pavimento ad annaspare aria come se il suo corpo ne avesse bisogno di una quantità sempre maggiore, non capì neanche come le labbra dell'idiota potessero provocargli tali brividi lungo la schiena o come la sua maglia fosse stata tolta perchè ogni azione che faceva l'altro era totalmente offuscata dal fatto che le sue gambe fossero aperte intorno alla sua vita, oltre al fatto che ogni movimento che Kakaroth facesse lo sentisse diretto spingere in quel punto. Ritornò presto a baciarlo, annebbiando ancor di più quella mente già confusa, sentendo i brividi a causa del freddo del pavimento e delle reazioni chimiche che il suo assassino stesse creando su ogni cosa lui toccasse, arrivando poi all'apice quando quest'ultimo strappò - letteralmente - i pantaloni dal corpo della sua vittima per dare attenzione a qualcosa di ben più interessante.

Vegeta lo stava odiando dal profondo per avere un tale controllo su di lui, lo odiò in ogni parte di sé in un modo strano, quasi autolesionistico siccome non voleva altro che quello stesso odio non finisse di esser provocato. Lo scostò solo per avvicinarsi e spingerlo a sedere senza nessuna forma di delicatezza - Bulma li avrebbe ammazzati... per aver rovinato ancora una volta l'ascensore, erano troppo scaltri per farsi scoprire - e mettersi sopra di lui per spogliarlo, toccarlo, averlo come lo aveva immaginato per tutto quel tempo in quella mente in cui i ricordi volavano veloci facendogli ricordare cosa erano e in quale modo lo facevano: sembrava quasi di esser tornati ai vecchi tempi perché ogni movimento veniva naturale dall'esperienza che ringraziando il Kaio non avevano del tutto dimenticato.

Nonostante ciò non c'era tempo né voglia di pensare a tali accorgimenti, c'era solo la frenesia più schietta nel concludere quello che avevano iniziato, la voglia più ardua di Goku nel sottomettere il Principe e farlo tremare sotto le proprie mani.

Lo fece stendere di nuovo, gli strinse i capelli quando rese quel rapporto completo e nell'impeto del momento rimanere lì vicino con le labbra a sfiorarsi il viso mentre quelle sensazioni si facevano sempre più intense e profonde nel loro corpo. Quando entrambi cercavano qualcosa attraverso il loro essere tanto da graffiare l'uno la pelle dell'altro fino a farla sanguinare e istanti in cui mancava il fiato a entrambi portarono Vegeta a voltare lo sguardo e osservare i loro corpi nudi muoversi insieme in quel riflesso in cui tutto sembrava molto più piacevole da vedere: fissò il corpo di Kakaroth muoversi su di lui ritmicamente, la pelle diventare imperlata di sudore che faceva in modo che le ferite bruciassero a contatto di quell'acidità, per non parlare dei muscoli delle braccia, delle spalle.

Imprecò a denti stretti quando si rese conto che guardare quel riflesso lo facesse eccitare ancor di più, pensò cosa potesse fare quello stesso se avesse scelto di avere una delle sue posizioni preferite e anche una delle umiliazioni più grandi avute da parte dell'uomo che ora non gli dava un attimo di tregua neanche per prendere fiato. Gliel'aveva proposto Kakaroth di farlo, una sera da lui, di mettersi in quel modo, il che era piuttosto normale pensarlo, il peggio arrivò quando Vegeta si sentì costretto a ubbidirgli, quando quell'ego che aveva sempre avuto dovette ammutolirsi e cedere al piacere in ogni sua forma.

«Kakaroth... aspetta.» soffiò fuori.

Goku lo guardò un attimo dopo, la sua mano destra all'altezza della tempia del Principe quasi a tenergli gentilmente il capo.

«Che succede?»

«Lo sai che voglio.»

Goku abbassò il capo, sembrava che la sua testa pesasse, ma questo gesto era solo per poter guardare ancora il viso dell'uomo a pochi centimetri dal sé. Una mossa per rialzare lo stesso e fissarlo in modo totalmente diverso da come lo aveva fatto fino a quel momento. Si scostò quel tanto per dare lo spazio a Vegeta di rimettersi più composto di come lo era pochi secondi prima, e quando lo fece si avvicinò solo per mettergli ancor più tensione.

«Voltati.» gli disse.

Vegeta non si mosse di un centimetro, anzi sfidava quello stesso perché gli piaceva farlo, contrattaccare con la consapevolezza che avrebbe in ogni caso perso.

Non che non volesse veramente, faceva tutto parte del gioco, voleva solo che glielo ordinasse con più impeto, con più violenza. Voleva sentirsi un verme in confronto a lui e questo era solo uno dei più porci segreti che appartenevano a Vegeta, non avrebbe permesso a nessuno di trattarlo in quel modo se non a Kakaroth.

«La mia non era una richiesta, ma un ordine: voltati.» ribatté Goku, la voce profonda e seria, la sua mano destra ad accarezzargli il collo prima di stringerlo e sentire la sua aorta pulsare.

Vegeta scosse la testa e incrociò le braccia sul petto, sfidando ciò che per lui era un superiore, finché quest'ultimo non perse la pazienza pochi secondi dopo e non gli diede uno schiaffo abbastanza forte da togliergli quel sorrisetto da stronzo che si era cucito addosso: il Principe voltò lo sguardo a quel colpo, sentì il sapore del sangue sulle labbra, sulla lingua e in bocca, cosa che lo fece sorridere ma con sensazioni più forti di quelle provate fino a quel momento.

Goku lo guardò con altrettanta soddisfazione quando lo vide lasciarsi voltare - con una finta forza contrastante - per poi ricominciare quel che stessero facendo, ma non era del tutto soddisfatto su come desiderava vedere l'amico tra le sue grinfie, anzi stava solo aspettando che gli accarezzasse la schiena per costringerlo a ben altri modi di provare piacere in quella posizione: non passò molto tempo prima che questo avvenne, ormai Vegeta sapeva che quando le sue mani percorrevano quella strada fino ai suoi capelli era per quel determinato motivo. Così si abbassò sui gomiti, poi faccia a terra per ampliare tutto in una completa sottomissione ai suoi voleri.

Lo guardò tramite lo specchio, guardò come i loro fianchi si scontrassero di continuo, a fondo, e si rese conto che le sue deduzioni erano più che fondate dato che guardarlo mentre lo sottometteva in quel modo gli piaceva ancor più del normale. Pensò di dover manomettere gli ascensori ogni qualvolta avesse voglia di farlo con lui. Pensò che se avesse avuto la coda l'avrebbe lasciata cadere sui fianchi perché gli piaceva umiliarsi per lui.

Lo sentì ansimare, sentì le sue unghie sulla carne e si chiese come cazzo avesse fatto a farne a meno per dieci anni.

Quando poi arrivarono entrambi all'estremo piacere, Vegeta si alzò sui gomiti per posare le mani sulla fronte, sudava come all'inizio dell'allenamento e gli mancava anche il fiato nello stesso modo. Goku invece si sedette subito dopo, con la schiena alle porte di entrata dell'ascensore che ghiacciate bruciavano sulla sua pelle imperlata di sudore e calore: entrambi avevano totalmente dimenticato quanto fosse piacevole non avere nessun limite, farsi male e darsi piacere allo stesso identico modo di come lo avevano fatto per anni e ci volle qualche secondo prima che uno dei due potesse riacquistare la parola.

Goku guardò gli specchi lievemente appannati e sorrise.

«Urca!» disse con il fiato mancante. «Dovremmo farlo più spesso!»

Vegeta lo guardò e quasi sorprese Goku nel vederlo ridere, così di punto in bianco, eppure il motivo per cui lo stesse facendo era il fatto che quelle stesse parole erano state pronunciate da quest'ultimo la prima volta in cui loro finirono a letto.

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