ROMA
Manuel da giorni era irrequieto, scontroso ed ogni pretesto era buono per discutere con tutti, ma non capiva il perché.
Non c'era niente che non andasse nella sua vita: aveva amici che gli volevano bene, studiava all'università, guadagnava qualche soldo riparando moto ed il periodo con Sbarra era un ricordo lontano. Anche la situazione economica di sua madre era stabile e lei, con Dante, era finalmente serena e felice. Non c'era niente che non andasse, eppure Manuel aveva un peso al petto.
Quel giorno, dopo l'ennesimo litigio con la madre a causa di Anita che si era lamentata del fatto che la camera di Manuel fosse un disastro, il riccio decise di uscire di casa e andare a fare due passi al parco che, con la bella stagione, era pieno di bambini ma anche di adolescenti, nella speranza che scaricasse la tensione, ma fu quasi del tutto inutile. Sentiva di essere sul punto di piangere e sapeva che quello poteva essere l'unico modo per sfogarsi, ma non voleva e non poteva farlo : non davanti a tutte quelle persone.
Decise di correre a casa e chiudersi in camera: avrebbe letto qualcosa, ascoltato musica o giocato alla play; doveva distrarsi e far passare il nervoso. Alla fine optò per la musica. Si sdraiò sul letto, accese il telefono e fece partire la riproduzione casuale di Spotify. Mentre ascoltava la musica controllava le storie su Instagram dei suoi amici, pensò anche di rimettere in ordine la stanza, ma rinunciò quasi subito e rispose ai messaggi che gli erano arrivati. E fu proprio tra quei messaggi che vide quello che aveva inviato a lui qualche giorno prima
Manu:
te ricordi?
Il messaggio era stato visualizzato, ma non aveva ricevuto risposta. Succedeva spesso nell'ultimo periodo e a Manuel si creava un groppo in gola ogni volta.
Simone si era trasferito per studiare a Milano e, nonostante non avessero perso i contatti né la loro complicità, c'era una distanza che li separava e la verità è che spesso la distanza pesa come un macigno, non importa se il rapporto non si modifica di un virgola o se ti basta un messaggio per sentirti più leggero: è la presenza, il contatto fisico...
E quello non lo puoi sostituire con niente.Perché nella sua vita da quando c'era Simone tutto era più bello, forse complicato, ma più bello e non poterlo vedere quando voleva, anche solo per distrarsi, lo faceva stare male. Sapeva benissimo che Simone stava là per studiare e che se non gli rispondeva ai messaggi era perché aveva la sessione, ma ciò non gli impediva comunque di sentirsi messo da parte.
A quel pensiero Manuel sentì gli occhi bruciare e le lacrime che premevano per uscire, ma non voleva piangere e ci sarebbe anche riuscito se dalla riproduzione casuale di Spotify non fosse partita quella canzone.
Le distanze ci informano che siamo fragili
Manuel non la conosceva bene, ma quella frase in quel momento fu la goccia che fece traboccare il vaso e fece emergere tutto ciò che stava trattenendo in quel periodo. Era stanco, esausto di quella distanza e l'unica cosa che desiderava era un po' di quella pace che, da quando Simone era partito, non trovava più. Avrebbe voluto solo andare lontano perché non sopportava più niente e nessuno, o meglio: avrebbe voluto prendere un treno e correre da lui, perché la pace l'avrebbe trovata solo stando con lui.
Lui che non lo giudicava, lui che lo capiva, lui che sapeva farlo ridere ma anche ragionare.
Lui.
Simone.
Vieni da me
Abbracciami e fammi sentire che
Sono solo mie piccole paure
Manuel non riuscì più a trattenere le lacrime, che uscirono copiose e fu proprio mentre queste ultime scorrevano sulle sue guance che decise di aprire la loro chat e scrivergli.
Manu:
Qui è tutto un casino Simó. So' giorni che litigo co tutti e so che nun te stupirà come cosa però nun sto bene e nun so che fare. Lo so che stai incasinato con gli esami e non vojo esse un peso pe te, anzi me dispiace sfogamme però ho bisogno de dì a qualcuno tutto ciò. La verità è che nun sopporto nemmeno che la gente me sta addosso.. ma che vole?
Te chiedo ancora scusa per la rottura de palle.
Senza neanche rileggere, invio il messaggio e bloccò il telefono.
MILANO
Simone stava vivendo un periodo sereno. L'università gli piaceva, aveva fatto nuove amicizie e anche i corsi gli piacevano nonostante le giornate fossero intense. Aveva smesso di giocare a rugby perché di tempo ne aveva poco, ma ciò non gli impediva di andare a correre o anche a passeggiare per tenersi un po' in allenamento.
Quello della mattina sarebbe stato l'ultimo esame. Simone aveva passato un mese a preparalo, ma ne era valsa la pena perché aveva preso il massimo. Decise che si sarebbe preso la giornata per sé: tornò a casa, si cambiò i vestiti e decise di andare a fare un giro per la città, magari sarebbe anche finalmente riuscito a vedere il Museo della scienza e della tecnologia. E Infatti la meta era proprio quella.
Simone era sempre stato molto più incline alle materie scientifiche e per lui quel museo era come un parco giochi. Girava da una stanza all'altra e si perdeva tra invenzioni e vecchi strumenti scientifici. Adorava quel posto e appena ci aveva messo piede aveva capito che sarebbe diventato uno dei suoi posti del cuore.
Quel museo diventò ancora di più parte del suo cuore quando entrò nella stanza dedicata al cosmo e si trovò davanti ad un'installazione che rappresentava le costellazioni. Il suo cuore perse un battito e la sua mente ritornò a quella sera nella quale lui e Manuel guardavano le stelle e si interrogavano sulla legge morale
Secondo te la stiamo a rispettá sta legge morale?
Simone sorrise e si ricordò del messaggio che qualche giorno prima gli aveva mandato Manuel e tastò le tasche alla ricerca del telefono per rispondergli e per raccontargli ciò che gli era appena capitato. Sentiva il bisogno di farlo: voleva condividere ogni cosa ed emozione con lui.
Solo in un secondo momento si ricordò che il telefono era rimasto nella borsa dell'università e si ripropose di farlo non appena arrivato a casa.
Uscito dal Museo Simone si fiondò a casa per poter raccontare a Manuel sia dell'esame sia della stanza dell'astronomia, ma quando prese il telefono e lo sbloccò si accorse che Manuel lo aveva preceduto. Simone lesse il messaggio di Manuel ed era sul punto di rispondergli ma cambiò idea.
ROMA
Erano passate un paio di ore nelle quali Manuel aveva ridato alla sua stanza un minimo di decenza, almeno secondo il suo parere, e ora stava di nuovo sul letto con la musica di sottofondo a fissare il soffitto, quando il telefono squillo e sul display apparve il suo nome: Simone.
Spazio autrice
Vi ringrazio per aver letto fino a qui, spero che vi sia piaciuto e aspetto vostri feedback
PS. Questa dovrebbe essere una OS ma chissà...
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In bilico
FanfictionE se il confine tra amore e amicizia fosse un filo sottile sopra il quale Simone e Manuel, con il tempo, hanno imparato a camminare? Perché finalmente nel loro rapporto c'è equilibrio e sono andati avanti ma nessuno dei due è un funambolo esperto e...