Malintesi che fanno male

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Simone si svegliò con il sole che non era ancora alto nel cielo e il rumore di una moto che si allontanava. Aveva la testa che un po' gli doleva a causa della birra e della canna ma ciò che era accaduto la notte appena trascorsa lo ricordava molto bene. Si ricordava di Davide, di essere arrivato al garage da Manuel distrutto e con la sensazione di essere un coglione, di aver bevuto e fumato con il grande e poi di aver avuto una sveltina in garage. Poi Manuel lo aveva accompagnato a casa, lo aveva baciato e avevano fatto l'amore in quel letto. Il ricordo delle mani di Manuel sul suo membro, dei baci, dei sussurri lo fecero arrossire e sorridere. Si rigirò nel letto in cerca dell'altro ma non lo trovò. Solo in quel momento si accorse che dalla casa non proveniva nessun rumore e quello spinse Simone a indossare i boxer e ad alzarsi. Controllò se Manuel fosse in bagno che risultò vuoto ma mentre passava davanti allo specchio notò un segno sulla scapola e un altro suo collo e un sorriso malizioso si fece spazio sul suo volto accompagnato da un "mannaggia a te Manuel" mentre sfiorava quei segni. Passò in camera per indossare la maglietta nel tentativo di nascondere quei segni e decise di scendere in cucina dove trovò sua nonna che faceva colazione.

"Buongiorno nonna" salutò Simone stampandole un bacio sulla testa.

"Buongiorno tesoro, dormito bene?" chiese premurosa Virginia.

"Diciamo di sì" rispose il nipote con ancora in mente le immagini di quella notte per poi proseguire 

"Hai per caso visto Manuel stamani?" domandò in tono vago.

"Visto non proprio: ci siamo incrociati in cucina e mi ha detto che doveva andare da una persona e mi ha chiesto se poteva prendere un paio di rose dal giardino. Poi è corso via salendo sulla moto" rispose la nonna.

"Ah" fu l'unica cosa che Simone riuscì a dire. 

Quella persona doveva essere per forza Costanza pensò Simone mentre il suo volto si fece scuro. Nonna Virginia notò il cambio di espressione di suo nipote. 

"Tesoro, tutto bene?" domandò dolcemente.

"Sì, nonna. Ora torno in camera che non ho molta voglia di fare colazione" disse Simone con il groppo in gola mentre si alzava e si dirigeva su per le scale.

Virginia non disse niente ma comprese che nulla era a posto nella mente e nel cuore del nipote.
Simone salì in camera, prese il telefono e chiamò Manuel; voleva una spiegazione da lui perché una spiegazione ci doveva essere. Il telefono squillò a vuoto e Simone perse ogni speranza. Si buttò nel letto e le lacrime iniziarono a bagnargli il volto. Manuel lo aveva fatto di nuovo: era scappato dopo aver fatto l'amore con lui. Chissà poi se per Manuel quello che aveva fatto era davvero fare l'amore o era solo una scopata. Simone si immaginò che in quel momento Manuel stesse con Costanza e che di quello che era successo tra loro due era solo rimasto il letto sfatto di Simone. Preso dalla rabbia e dalla tristezza, Simone scrisse un messaggio a Manuel e poi si infilò nel letto e vi rimase per tutta la mattina.

Manuel aveva appena parcheggiato la moto in quel posto che ormai era familiare per lui e stringeva i fiori in mano.
"Buongiorno, t'ho portato i fiori" disse con un sorriso sulle labbra mentre si avvicinava.
"Nun me guardà così Jà: i fiori so der giardino de tu nonna perché così presto nun sapevo dove compralli" spiegò Manuel davanti alla tomba di Jacopo.
"Comunque c'ho novità. Me so tolto dalle palle quer coglione de Davide senza manco fa nulla perché ha fatto tutto da solo e Simone ha capito quanto era stronzo" raccontò tirando un sospiro di sollievo "ieri sera è venuto ar garage da me, nun stava bene e per distrarlo abbiamo fumato e bevuto na birra e poi nun te so spiegà come ma ho sentito la voglia de stringerlo forte  e amo fatto cose sulla macchina dello stronzo" e una risata scappò a Manuel "poi me pareva brutto lasciallo annare e quindi ho accompagnato tu fratello a casa e sotto casa vostra ce siamo baciati e semo finiti a fare l'amore en camera sua". Manuel aveva gli occhi che brillavano e non riusciva a togliersi il sorriso dalla faccia.
"Nun so che ditte Jà, me sembra ancora de sentì le mani di Simone addosso e ora c'ho un pochino paura de fa cazzate ma vojo provacce seriamente co tu fratello e poi so troppo felice" continuava a raccontare Manuel "Tu fratello m'ha proprio preso er core e mo so disposto a fare quarsiasi cosa per farlo felice e infatti ho deciso de annà a prendere le brioche e poi torno a casa vostra e glie porto la colazione a letto" terminò Manuel sorridendo.
"Quinni mo vado e se vedemo presto cognato" si congedò sfiorando la tomba di Jacopo.
Manuel uscì veloce dal cimitero tastando le tasche alla ricerca del telefono per avvertire Simone di aspettarlo a fare colazione ma non lo trovò. Controllò se fosse nella sella della moto ma poi si ricordò di averlo appoggiato sul tavolo del garage il giorno prima. Montò in sella alla moto e sfrecciando per le strade di Roma si fermò in un bar a prendere i cornetti, cioccolato per lui e pistacchio per Simone, per poi dirigersi al garage per recuperare il telefono. Quando arrivò al garage trovò subito il telefono sul piano da lavoro e sbloccandolo vide le chiamate perse e un messaggio di Simone che aprì subito.

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