Verità "Riparatrici"

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Simone non chiuse occhio quella notte: si malediva per non aver capito che Manuel era pronto ad amarlo senza riserve e che quella notte non era stata solo una scopata per Manuel ma l'ultimo muro abbattuto. Lo aveva provato a chiamare un sacco di volte ma Manuel aveva il telefono spento ma se anche l'avesse avuto acceso, Simone era più che certo che non gli avrebbe risposto.

Si rigirava nel letto e non trovava pace. Erano le 6 quando si alzò e decise di andare a casa di Manuel: doveva scusarsi, dirgli che era stato un coglione e che lo amava. Montò in vespa e corse a casa del più grande infrangendo un numero imprecisato di regole stradali.

Arrivato a destinazione, parcheggiò la vespa attaccata al muro e salì i gradini che portavano a casa del suo amico a due a due. Bussò ripetutamente alla porta ma nessuno aprì o rispose. Fece il giro della casa per vedere se da qualche finestra riusciva a scovare la presenza di qualcuno in quella casa ma l'unica cosa che notò fu l'armadio aperto e mezzo vuoto in camera di Manuel. Simone venne invaso da una pessima sensazione: Manuel se ne era andato e la colpa era sua. Si precipitò in garage e in cuor suo sperò di sbagliarsi ma quando non vide la moto di Manuel ormai non ebbe più dubbi. Entrò in quel garage in cerca di qualsiasi indizio per capire dove fosse andato Manuel ma l'unica cosa che trovò fu la busta con dentro i cornetti al cioccolato e al pistacchio e nella mente risuonarono le parole di Manuel.

e poi so annato a prende la colazione pe noi

In un secondo momento notò la macchina di Davide ripulita e nel cestino vicino un panno e per l'ennesima volta una frase dell'audio di Manuel riecheggiò nelle sue orecchie insieme ai gemiti della notte precedente.

quanno ho visto che a scuola nostra er cantiere nun ce stava più me so sentito morire perchè era come se un pezzo de noi fosse stato distrutto

Stavolta a distruggere l'ennesimo pezzo di loro erano state le parole di Simone e la pulizia di Manuel. Simone avrebbe voluto sbattere la testa al muro ma, da persona razionale quale era, convenne che non fosse il modo giusto per avere qualche possibilità di ritrovare Manuel. Era troppo presto per chiamare il suo gruppo di amici per avere notizie di Manuel. Uscì dal garage e fece ritorno a casa. Riuscì a malapena a bere un caffè perché lo stomaco sembrava non volerne sapere di digerire qualcosa di diverso. Interiormente ringraziò il fatto che sua nonna fosse partita qualche giorno con le sue amiche: non avrebbe dovuto giustificare il suo cattivo umore.

Passò quasi l'intera mattinata a telefono con amici suoi e di Manuel per capire se qualcuno lo avesse visto o sentito ma Manuel sembrava sparito nel nulla. Simone era sempre più preoccupato e ormai gli scenari peggiori avevano preso possesso della sua mente. Fu il campanello a destarlo di suoi pensieri e, ingenuamente, si affrettò ad aprire la porta con la speranza che fosse Manuel. Le speranze si vanificarono quando davanti alla porta comparve Matteo.

"Ciao Matteo, sei tu" disse con tono deluso.

"Ciao Simò, scusa se te disturbo... non è che ce sta Manuel?" chiese l'amico ignaro di tutto.

"No... perché lo cercavi?" domandò Simone con lo sguardo triste.

"Ma niente, na cazzata... lascia perdè. Tu piuttosto che c'hai?" chiese Matteo preoccupato.

"Io e Manuel abbiamo litigato e lui è sparito e non so più dove cercarlo perché nessuno sa dove è" pronunciò quelle parole e una lacrima scese sul viso. Matteo non sapeva come comportarsi e l'unica cosa che fece fu dare una pacca sulla spalla dell'altro.

"Hai provato a chiede a Costanza?" domandò ingenuo Matteo.

Simone alzò lo sguardo interrogativo.

"Vojo dì: so amici quindi ce sta che lei quarcosa sappia e poi conoscenno Manuel, se voleva sparì ce sta che sia annato da lei" spiegò Matteo.

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