Capitolo 22 "Kai"

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Come previsto la festa aveva portato nuovi clienti, Jimin avrebbe dovuto essere felice della cosa, ma non riusciva a non pensare a quello che era successo con Taehyung e Jungkook.
Si sentiva uno schifo, si erano presi gioco di lui, il suo umore era nero, aveva raccontato tutto ciò che era successo ad Hobi, lui era d'accordo con il suo migliore amico, avevano inflitto un colpo basso.
I due dopo quello che era successo in bagno si era dileguati dalla festa, sapevano benissimo l'enorme cazzata che avevano fatto, si aspettavano perfino il licenziamento.
Quella mattina Jimin e la sua squadra dovevano fare un sopralluogo in una delle nuove ditte acquisite.
Erano giunti a destinazione, tutti si stavano comportamento normalmente, solo su tre di loro aleggiava un aura pessima.
Una cosa aggiuntiva era che purtroppo Hobi non era potuto andare con loro, era rimasto in ufficio per preparare i preventivi per le nuove ditte.

Mentre stavano facendo il giro della ditta la squadra era attenta e osservava ogni ambiente, Jimin, Jungkook e Taehyung non si guardavano nemmeno, si evitavano come la peste.
Se per un caso fortuito i loro occhi si incontravano Jimin li gelava con lo sguardo, mentre i due non potevano non biasimarlo.
Al momento si ritenevano fortunati solo per il semplice fatto che non gli avesse licenziati.
Ci fu un cambiamento fulmineo da parte di Jimin, si pietrificò al centro del corridoio, così all'improvviso, la squadra stava per schiantarsi su di lui, si accorsero all'ultimo.
Si bloccarono bruscamente restando tutti dietro al loro capo immobile.
Jungkook e Taehyung guardarono verso la direzione dello sguardo di Jimin, si stava avvicinando un uomo biondo, alto, fisico scolpito, camminata elegante e decisa, tutto racchiuso in un completo blu.
Dall'aspetto doveva avere la loro età.
Mentre si avvicinava aveva uno strano sorrisetto sulle labbra, teneva gli occhi fissi su Jimin.
Lui aveva uno sguardo strano, impaurito, anche se tentava di mascherarlo.
Quell'uomo si avvicinò, fermandosi davanti a Jimin, sorrise ancora, non era un sorriso confortante, anzi tutt'altro.

"Se non mi fossi informato non avrei mai creduto che fossi veramente tu". Disse l'uomo rivolto a Jimin.

"Kai".
Controbatté freddamente Jimin.

Si poteva capire benissimo che il loro capo non aveva gradito quell'incontro, anzi sembrava volesse fuggire il prima possibile.

"Sai volevo scusarmi, magari una cena per chiarire noi due?"
Il trattamento gelido non aveva fatto effetto sull'opposto.

Jimin provò un'enorme disgusto quando udì quelle parole uscire dalla sua bocca, dopo tutto quello che aveva fatto, pensava che bastasse una cena per fargli scordare il suo inferno, quello che aveva creato lui.
Quello di cui portava ancora le cicatrici, quello che lo aveva segnato così affondo da avergli generato la sua ossessione per la pulizia.

"Ahhahah pensi che basti una cena??? Sei serio? Io sono qui per lavoro, non mi interessa interagire con te".
La rabbia aveva dato coraggio a Jimin che gliela riversò addosso in modo acido.

Kai rimase sorpreso, non si aspettava quella risposta ma la prese come una sfida.

"Spero tu ci ripensa".
Concluse Kai prima di oltrepassarlo, senza dargli il tempo di rispondere.

Jimin fece finta di niente, proseguì il sopralluogo, seguito dalla sua squadra sconcertata per quello a cui avevano appena assistito.

"Hai visto anche tu? Ho come l'impressione che si conoscano fin troppo bene".
Taehyung colpì il braccio di Jungkook al suo fianco.

"Concordo, non è una persona gradita però".
Jungkook guardò l'espressione tirata del loro capo.

"O qualcuno che c'entra con l'ossessione che ha adesso".
Taehyung sentiva che quel Kai faceva parte del passato di Jimin, un brutto passato.

Terminarono la visita, fortunatamente non incontrarono più Kai, ma l'incontro aveva peggiorato l'umore di Jimin.
Fu il primo a lasciare la ditta dopo che aveva preso accordi con il titolare.
Voleva uscire da quelle mura, allontanarsi da quella brutta faccia che purtroppo si era ritrovato davanti dopo anni.
Sperava di non vederlo più, ma purtroppo le cose non vanno mai cose si desidera, anzi sembra proprio che la vita si diverta a farti rivivere ciò che odiavi.
Perché Jimin non odiava nessuno, o almeno non odiava nessuno al di fuori di Kai, e di quelli che avevano contribuito a farlo diventare ciò che era ora.
Un malato della pulizia, terrorizzato dai germi e dalla vita stessa.

SHINY (Vminkook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora