PROLOGO

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Rosso.
Blu.
Rosso.
Blu.
Erano i primi colori che vidi appena arrivati alla nostra destinazione. Mio padre, Robert, si precipitò disperato da uno dei poliziotti. Scesi anch'io con mio fratello, Lucas, a fianco. Il freddo dell'inverno mi trafisse subito il corpo ed ero stretta a me per riscaldarmi appena un pochino. Non capivo cosa cavolo stesse succedendo, ma sapevo che era accaduto qualcosa di molto brutto.
Mi guardai attorno.
Eravamo in una strada ghiacciata e c'erano pezzi di vetro ovunque e schizzi di sangue. Poi guardai l'interno del negozio. Era un pasticceria.
La vetrina era spaccata e sul pavimento colorato del negozio c'erano dei proiettili. Una paura mi prese alla provvista. Volevo che non era così.
Avrei voluto che non era così.
Mi girai per cercare mio padre. Si era tolto gli occhiali e aveva gli occhi lucidi, alzava e abbassava il petto in modo irregolare. Io speravo che il mio presentimento non era vero, che era la mia paranoia a parlare. Arrivó una Jeep nera e scese un collega di mia madre, il Detective Liam White, ed entrò nella pasticceria.
"Lei sta scherzando!" Urlò mio padre in preda ad una rabbia feroce "...non può essere vero!"
"Signor Smith, purtroppo è così! Il proiettile l'ha colpita in testa e..."
"Stia zitto, la prego!" Mio padre interruppe l'uomo e appena posó i suoi occhi colore ghiaccio su di me, ci lessi la disperazione. Andò verso di noi e si chinó. Prese la mia mano e quella di mio fratello.
"Ragazzi purtroppo la mamma..." No... non può essere vero. Le sue corde vocali si bloccarono come se fossero state congelate da questo gelo tagliente.
"Papà, sicuramente sarà uno scherzo... non... n-non deve..." provó a parlare Lucas ma era incredulo e i suoi occhi verde chiaro divennero lucidi. Guardó l'interno della pasticceria, poi mio padre e poi me.
Io non ci volevo credere. Era impossibile. Osservai di nuovo l'interno del negozio e l'istinto e il dolore mescolati in un'unica emozione mi trasportarono all'interno del negozio.
"Mamma!" La chiamai.
"Bella!" Mio padre cercò di afferrarmi il polso però non ci riuscì e mio fratello mi chiamò. Varcai la soglia della cucina e il mio cuore si ruppe, creando una crepa profonda e dolente.
Mia madre con la sua divisa da poliziotta, immersa in un lago di sangue che proviene dal suo capo.
"Mamma!" La richiamai. Volevo avvicinarmi però un braccio mi circondò la piccola vita e fui allontanata dal cadavere.
Sentivo una voce in lontananza e non capii chi era.
Ero di nuovo fuori dalla pasticceria.
"No! Papà, lasciami! La mamma ha bisogno di me! Per favore!" Tentai di respingerlo, mi dimenai per liberarmi dalla sua forza ma fallii. Mio padre mi strinse a sé.
La vista si appannò e il respiro divenne irregolare. Il dolore mi aveva trafitto come una lama. Le lacrime mi tagliarono le guance.
Le gambe cedettero per il miscuglio di emozioni che avevo in me. Le lacrime non smettevano, scivolavano una dietro l'altra sul mio viso. Mio fratello appoggió la sua fronte alla mia.
"Bella! Adesso mi prenderò io cura di te, è una promessa!" Mi rassicuró Lucas. Erano le ultime parole che avevo sentito da quella notte fredda di Novembre prima di immergermi nell'oscurità per colpa del dolore. Solo e puro dolore.

Odio amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora