Sorpresa!

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"Professore, arriva" disse uno dei ragazzi, stava letteralmente tremando. Era alto ricciolino e occhi che vanno sul celeste, un bel fusto. "Aprite le porte e mettetevi in fila" ordinò il professore e tutti obbedirono al suo comando senza esitare, ma io non mi mossi di una virgola feci fare tutto a loro, i quali mi guardarono allibiti. Ma chi stava entrando il re di Spagna?

Stavo giocherellando al telefono, mentre mi giravo lentamente con la sedia girevole quando con la coda intravidi una chioma nera. Conosevo solo una chioma nera come quella.. Alzai gli occhi e la vidi. Il mio telefono scivolò dalle mie mani come il burro, la gamba iniziò a tremare e il mio battito cardiaco era irrecuperabile. Zulema Zahir era davanti ai miei occhi.

Raccolsi il telefono e passo dopo passo, passai davanti a tutti e davanti a lei: una nuvola del suo profumo mi colpì in pieno viso e si, mi era mancata terribilmente, non mi ricordavo neanche che odore avesse. Però non la degnai neanche di uno sguardo, non se lo meritava, infatti me ne andai dritta fuori da quel palazzo, per raggiungere la macchina ma proprio accanto alla mia era parcheggiata quella di Zulema.

"Brutta figlia di puttana!" esclamai urlando e tirai con forza fuori dalla macchina la gitana, che mi aveva mentito per tutti quegli anni dicendo che non sapeva dove fosse Zulema e che non l'aveva neanche sentita. La sbattei contro la macchina facendola gemere dal dolore, ma non avrebbe potuto raggiungere il dolore che provai io, mai.
"Non sapevi dov'era eh?" chiesi urlandole all'orecchio, la rabbia mi stava accecando e non ci vedevo più. Volevo uccidere a lei e a Zulema. Ma la gitana si riuscì a liberare spingendomi lontana. "Non è colpa mia cazzo! Bionda di merda" rispose Saray e lì mi incazzai il doppio, ma venni fermata da una ragazza con capelli corti e occhi color nocciola "Forse è meglio darci una calmata novellina" disse irritandomi subito, non mi conosceva e già voleva fare la superiore, così la spinsi: "Non toccarmi e non chiamarmi novellina!" dissi aggiustandomi i vestiti e montai in macchina mettendola in moto, con l'intento di partire, ma lo squillo del telefono mi fermò. Era un numero sconosciuto, ma risposi lo stesso: "Ferreiro la banda ha bisogno di te, ti ho ingaggiata non per nulla e lo sai, quindi scendi dalla tua macchina e sali finché sei in tempo." mi impose il Professore, ma non ne volevo sapere di ritornare su perché sapevo che sarebbe successo un casino "Per caso è una minaccia, Professore?" chiesi contraendo la mandibola, mi stavano facendo infuriare tutti quanti. "O vieni da sola o ti porteranno con la forza, ormai ci sei dentro." Staccai in faccia al professore e dopo essermi calmata scesi dalla macchina e contro voglia salii, non volevo sprecare l'opportunità della vita per quella figlia di puttana, non dovevo dargliela vinta così.
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"Scusate mi ero scordata di fare una cosa importante" dissi mentendo spudoratamente e sfoggiai le mie carte migliori per risultare attraente e provocante, infatti ci riuscii perché la mora non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso.
"Insomma, che devo fare?" chiesi accendendomi un'altra sigaretta, creando piccole nuvole di fumo. Il Professore fece cenno agli altri di andarsene, e obbedendo se ne andarono. Avere Zulema qui, di fronte a me, era la cosa che più mi faceva incazzare, ma allo stesso tempo mi faceva risorgere.
"Per ora devi solo andare in macchina con questa donna, Venezia e domani verrete insieme perché dobbiamo spiegarti qualche regola e il colpo che faremo, sei fortunata perché questa è la prima lezione di questo colpo anche per gli altri. Ovviamente queste lezioni verranno eseguite da Venezia, io mi occupo del dietro le quinte: i piani, le strategie e cose così. Spero di essere stato accogliente, buon viaggio." concluse il professore, accompagnandoci alla porta del suo ufficio.

Venezia? Le avevano dato il nome di una città così bella e romantica, non se lo meritava affatto.

Meglio tardi che maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora